In un anno 6000 infermieri cancellati dall’Albo: è allarme vero

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Lo ha comunicato la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) all’agenzia LaPresse: in Italia, nell’ultimo anno, tra fughe all’estero, cessate attività e rinunce (senza contare decessi e pensionamenti!) ci sono state ben 6.000 cancellazioni dall’albo nazionale degli infermieri.


E non finisce qui: secondo le stime calcolate in base al modello per il calcolo del fabbisogno formativo fornito dal ministero della Salute, al Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato e all’albo professionale gestito dalla Federazione, entro il 2036 andranno in pensione ben 173.000 professionisti.


Traduzione: se non si fa qualcosa di concreto (gli indiani e gli Assistenti alla Salute “con competenze infermieristiche” verosimilmente non basteranno) e di immediato per migliorare l’attrattività di una professione mai realmente riconosciuta (socialmente ed economicamente) nonostante la crescita perlomeno teorica degli ultimi 30 anni, la nostra sanità non se la passerà benissimo.


Già, perché i laureati in Infermieristica sono sempre meno: la media, dagli inizi degli anni 2000 è di 11.075 l’anno, sottolinea la FNOPI. Decisamente pochi, visto che secondo le stime di uno dei sindacati di categoria (Nursing Up) gli infermieri che ad oggi mancano in Italia sono più di 2000.000.


La FNOPI parla di 65.000 professionisti mancanti all’appello, ma secondo il sindacato quelli della Federazione sono numeri palesemente errati: «Loro calcolano genericamente 3 infermieri per ogni medico. Se consideriamo che il servizio sanitario è un paziente in barella, con 65mila infermieri inizia a muovere le gambe. Ma per farlo scendere e camminare ne servono 175mila. Il dato lo calcoliamo in base alla media dei paesi europei. Se poi ci riferiamo ai Paesi che aderiscono all’Ue, e secondo noi è quello che occorrerebbe fare, ne mancano addirittura 220mila».

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Alessio Biondino

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