Piano assistenziale infermieristico al paziente con scompenso cardiaco

Dario Tobruk 16/03/22
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In questo articolo tutto troveremo tutto quello che l’infermiere deve sapere per redigere un piano assistenziale infermieristico ad un paziente con scompenso cardiaco. Partendo dalla clinica e dalla sintomatologia per arrivare ai più comuni problemi collaborativi e le più comuni diagnosi infermieristiche.

Definizione di Scompenso Cardiaco

Lo scompenso cardiaco è una condizione clinica in cui il cuore non è più in grado di pompare la quantità di sangue adeguata alle necessità dell’organismo, comportando una serie di segni e sintomi tipici del quadro del paziente scompensato.

L’insufficienza cardiaca è tale da determinare una sintomatologia tipica come dispnea (allo sforzo, ma anche a riposo), astenia, affaticamento, rumori respiratori, tachicardia e aritmie, edemi respiratori e periferici degli arti.

Il quadro clinico del paziente scompensato presenta tipicamente edemi declivi, rantoli respiratori, alterazioni del ritmo cardiaco, congestione giugulare e alterazioni dei metaboliti del sangue.

Classificazione NYHA

Per classificare la gravità dello scompenso cardiaco lo strumento più usato è la NYHA (New York Heart Association), una scala funzionale che ne identifica la classe in quattro stadi, in rapporto all’attività che il paziente è in grado di svolgere senza presentare sintomi:

  1. classe I: malattia clinicamente presente ma assenza di sintomi e segni senza limitazioni dell’attività abituale;
  2. classe II: asintomatici a riposo, lieve limitazione con l’attività fisica ordinaria che provoca segni e sintomi tipici dello scompenso cardiaco (dispnea, angor, palpitazione, ecc…);
  3. classe III: asintomatici a riposo, marcata limitazione dell’attività fisica, lieve attività abituale comporta sintomatologia invalidante;
  4. classe IV: spesso sintomatici a riposo, qualsiasi attività comporta segni e sintomi che provocano discomfort.

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Eziopatogenesi e sintomatologia correlata

Lo scompenso cardiaco è causato da un qualsiasi agente patogeno che determina una riduzione della gittata cardiaca.

Le cause possono essere varie ma tutte comportano, prima o poi, una dilatazione delle camere cardiache: infarto miocardico, ipertensione, cardiomiopatia, malattie congenite del cuore, endocarditi e infezioni cardiache, disfunzioni valvolari e molto altro ancora.

In base a quale camera è la prima ad essere colpita si può distinguere lo scompenso cardiaco in destro e sinistro, anterogrado e retrogrado.

Scompenso cardiaco sinistro anterogrado

Accusata una riduzione della gittata cardiaca (↓ frazione di eiezione), il cuore compensa aumentando la frequenza cardiaca (tachicardia a riposo) ma ciò alla lunga può portare ad una riduzione della pressione arteriosa.

Il sistema simpatico per contro-risposta aumenta la vasocostrizione periferica per aumentare la volemia centrale (diaforesi, cute fredda e pallida) e tentare un aumento della PA.

A livello renale, una riduzione del flusso ematico, consiste in un aumento della ritenzione di Na e H2O, il rene quindi attiva la renina (ACE→aldosterone) con funzione sodio-ritentiva, da qui un aumento della pressione per ipervolemia che porta ad edemi e contrazione della diuresi.

Una riduzione della gittata cardiaca però provoca una minore perfusione coronarica e quindi un danno ischemico che porta ad un ulteriore riduzione della pompa cardiaca. Ulteriori dilatazioni delle camere cardiache possono complicare fino ad aritmie cardiache.

Scompenso cardiaco sinistro retrogrado

Quando sia l’atrio che il ventricolo sinistro sono dilatati, si riscontra spesso un danno alla conduzione elettrica del cuore con manifestazione di aritmie cardiache come la fibrillazione atriale che se non trattata con trattamenti anticoagulanti (TAO/NAO) possono causare rischio trombotico.

La stasi volumetrica atriale aumenta l’ipertensione polmonare che induce ad edema polmonare e sintomi come la dispnea e la tosse. Il ventricolo destro per contrastare la pressione polmonare aumenta la sua gittata fino a scompensarsi e quindi a dilatarsi: da qui l’edema interstiziale polmonare con broncospasmo (asma cardiaco).

Scompenso cardiaco destro anterogrado

Tipicamente il paziente a riposo presenta un miglioramento della dispnea in quanto la gittata ventricolare destra si riduce. L’atrio destro scompensato e dilatato spesso determina fibrillazione atriale.

Una riduzione della gittata ventricolare destra comporta in ogni caso una maggiore stasi venosa sistemica e aumento della pressione venosa che causa edemi organici come la stasi intestinale (malassorbimento, inappetenza, nausea, ecc…).

Diagnosi

La diagnosi dello scompenso cardiaco prende in esame sia la presentazione clinica del quadro nel paziente sia la conferma empirica attraverso diagnostica strumentale e di laboratorio.

Quadro clinico da valutare:

  1. Carico idrico
  2. congestione periferica e polmonare
  3. shock cardiogeno
  4. crisi ipertensivo
  5. insufficienze ventricolari
  6. aritmie cardiache

Esame obiettivo: segni di aumento della pressione venosa (turgore giugulare) e congestione polmonare e periferica, rumori respiratori, classificazione NIYHA, aumento ponderale.

Parametri vitali da prendere in considerazione: pressione arteriosa, bilancio idroelettrolitico, FC, frequenza respiratoria, saturazione, peso.

Diagnostica strumentale: ECG, ecocardio, RX e tecniche di imaging cardiaco (cardiomegalie, ipertrofie e dilatazioni ventricolari, edema interstiziale, ecc…).

Laboratorio: emocromo, funzionalità renale ed epatica, elettroliti (sodio e potassio soprattutto), BNP e Pro-BNP, assetto glucidico (glicemia, curva glicemica, emoglobina glicata), coagulazione, protidemia totale (albuminemia,…), azotemia, uremia, urine completo. Eventuale: markers di necrosi miocardica (troponina, CPK-mb), d-dimero, EGA (PaO2 e CO2).

Terapia nel paziente con scompenso cardiaco

Lista non completa di alcuni farmaci riscontrabili nel paziente scompensato.

Diuretici

  • Dell’ansa, come furosemide, idroclorotiazide, torasemide
  • risparmiatore di potassio, come canreonato di K+
  • associati

l’infermiere deve controllare soprattutto: pressione arteriosa, frequenza cardiaca, bilancio idroelettrolitico, elettroliti ed esami di laboratorio.

Inotropi positivi

  • catecolamine: dopamina, dobutamina.

l’infermiere deve controllare soprattutto: frequenza cardiaca, pressione arteriosa (ogni 15 min nelle prime ore, poi diramare i controlli se stabile), diuresi, elettrocardiogramma (eventuali aritmie), segni di perfusione periferica, elettroliti vari ed esami di laboratorio.

Beta-bloccanti e antiaritmici

  • bisoprololo, metoprololo
  • amiodarone

l’infermiere deve controllare soprattutto: elettrocardiogramma, pressione arteriosa, frequenza cardiaca

Anti-ipertensivi

  • sartani
  • ace-inibitori
  • calcio-antagonisti
  • anti-aldosteronici
  • vasodilatatori

l’infermiere deve controllare soprattutto: cefalea, pressione arteriosa, saturazione, frequenza cardiaca

Anticoagulanti

TAO/NAO: warfarin, coumadin, xarelto, ecc…

l’infermiere deve controllare soprattutto: segni di emorragia interna ed esterna.

Ossigenoterapia

Flussi di ossigeno in base al bisogno

Trattamenti non farmacologici

Nei pazienti non responsivi alla terapia o ancora in fase acuta:

  • ultrafiltrazione con CVVH
  • NIV, CPAP
  • Re-sincronizzazione cardiaca tramite ICD


Piano assistenziale infermieristico nel paziente con scompenso cardiaco

Problemi collaborativi

Problemi collaborativi: ipossiemia, shock cardiogeno, aritmie, TVP, edema polmonare.

Ipossiemia

L’ipossiemia tissutale periferica subentra insieme alla riduzione della FE e comporta un ridotto flusso renale e minore perfusione dell’ossigeno ai tessuti periferici e celebrali (↑ FR, ↑ FC). Monitorare segni e sintomi dell’ipossiemia periferica e centrale:

Edema polmonare

Monitorare soprattutto: frequenza cardiaca e respiratoria, pressione arteriosa, rumori respiratori, tosse, tachicardia, SaO2, cianosi e sudorazione periferica.

Aritmie

Monitorare soprattutto: FC, pressione arteriosa, elettrocardiogramma (guarda articolo sulle aritmie).

Shock cardiogeno

Monitorare soprattutto: tachicardia e tachipnea (come risposta ad una minore perfusione), diuresi contratta (< 30 ml/h), agitazione e confusione, cute cianotica, diaforetica e pallida.

Tromboembolie

Monitorare soprattutto: presenza di dolore toracico, presenza dei polsi periferici (differenziale polso periferico-apicale), segni di infiammazione agli arti, dolore agli arti.

Diagnosi infermieristiche

Alcune delle più comuni diagnosi infermieristiche nel paziente con scompenso cardiaco sono “eccessivo volume di liquidi” e “compromissione degli scambi gassosi“.

Eccessivo volume di liquidi

NOC:

  • miglioramento della dispnea e della respirazione
  • regressione degli edemi declivi
  • bilancio idrico negativo entro…

NIC:

  • Corretta applicazione della prescrizione farmacologica
  • Monitoraggio PV ed esami ematici
  • Bilancio idroelettrolitico
  • educazione del rispetto della prescrizione dietistica
  • educazione sul controllo del peso giornaliero e sui segni e sintomi di un aumento ponderale di volume di liquidi

Compromissione degli scambi gassosi

NOC:

  • il paziente presenta/riferisce minore affatticamento respiratorio
  • collabora al trattamento
  • non presenta o manifesta complicanze

NIC:

  • garantire un microclima adeguato
  • monitoraggio PV sensibili
  • monitoraggio segni e sintomi specifici
  • educazione alla tosse efficace e alla respirazione diaframmatica
  • garantire la corretta applicazione delle prescrizioni farmacologiche e terapeutiche
  • garantire posizioni favorenti (es. ortopnoica)
  • valutare il bisogno di broncoaspirazioni
  • educare al risparmio delle energie e dell’ossigeno in caso di attività fisica ordinaria
  • instaurare relazione di sostegno

Autore: Dario Tobruk 

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Un manuale infermieristico per imparare a interpretare i referti ecocardiografici

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Ecocardio Facile – Dalle basi all’essenziale

L’idea che l’utilizzo di strumenti come l’ecografo debba essere limitato solo ai medici è obsoleta e non fondata. Senza alcun dubbio l’ecografia è una scienza e un’arte che può essere appresa e utilizzata da professionisti sanitari non medici, come gli infermieri, per fornire un contributo prezioso all’assistenza sanitaria e alla cura del paziente.L’obiettivo di questo testo è quindi fornire le basi, la conoscenza e in qualche modo anche la cultura necessaria per fare sì che, al pari di altre metodiche, in precedenza di peculiare attività medica, anche l’ecocardiografia possa iniziare a far parte del corpus clinico-assistenziale dell’attività degli infermieri. Dario TobrukInfermiere specializzato in tecniche di ecografia cardiovascolare e medical writer; attualmente si occupa di Wound Care e Cure Palliative in ambito territoriale. Ha fondato e diretto il sito DimensioneInfermiere.it in collaborazione con la casa editrice Maggioli, con la quale ha anche pubblicato il volume ECG Facile: dalle basi all’essenziale.

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