Ugl catanese, consiglieri comunali e Anaao-Assomed, tutti uniti nella richiesta di maggiore sicurezza, alcuni rappresentanti addirittura spingono le istanze di tutela fino a prospettare l’intervento dell’esercito in presidio stabile all’interno dell’ospedale.
La militarizzazione degli stessi segnerebbe, a mio modesto parere, il momento di resa della civiltà attuale: non si può e non si devono paventare soluzioni improntate al riconoscimento e alla accettazione, seppur indiretta, di tali vergognose situazioni. Forze di polizia e militari in pianta stabile costituirebbero la certificazione del fallimento di ciò che è vivere dignitosamente il lavoro e il rapporto con i pazienti.
Sensibilizzazione del problema, educazione al dolore e rispetto reciproco.
La presa di coscienza della gravissima situazione non può che passare da due momenti fondamentali: in primo luogo è necessaria un’inversione di marcia per ciò che attiene alla sensibilizzazione del problema, bisogna intervenire partendo dalle scuole, educando giovani e giovanissimi a rispettare le figure professionali che lavorano, per il solo fatto di essere persone prima ancora che professionisti, bisogna educare al dolore, non nella arrendevole coscienza del non combatterlo, ma nella consapevolezza del limite oltre il quale sfogare la propria frustrazione sugli altri diviene inaccettabile; d’altra parte medici e infermieri devono essere quanto più rispettosi dell’altrui momento di sofferenza riducendo al minimo il terreno dello scontro, assumendo quindi atteggiamenti conciliativi e umili, si continua ahimè ad assistere a sporadiche, ma inverosimili e gradasse manifestazioni di altera superiorità.
Basta alle aggressioni al personale sanitario
Basta alla carenza di personale sanitario.
Secondo punto fondamentale, e sul quale non è più possibile attendere, è la riforma del Ssn soprattutto per ciò che riguarda il numero del personale sanitario assegnato ai singoli ospedali. La carenza organica di infermieri e medici porta irrimediabilmente a situazioni di questo genere, in Italia si è contato troppo a lungo su una mentalità basata sulla rassegnata delega alla maestranza del professionista, il quale deve supplire alle ataviche manchevolezze di un sistema, a tratti spaventosamente fallace, con le armi del super uomo. Questo non può avvenire, non può accadere che medici facciano la spola tra chissà quanti pazienti e infermieri oberati di lavoro non abbiano il tempo di respirare, il tempo e la buona pratica sono fondamentali, come la preparazione e la conoscenza. Affinché questo non accada più.
Martino Vitaliano Di Caudo.
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