Un anno e nove mesi di reclusione con pena sospesa. È questa la sentenza emessa dalla giudice Francesca Zancan nei confronti di E. V., una ex infermiera della casa di riposo “Residenza la Salute” di Fiesso d’Artico (Venezia). La lavoratrice era stata processata con l’accusa di falso in atto pubblico, poiché la Procura la accusava di non aver somministrato i farmaci regolarmente prescritti a cinque pazienti il 2 luglio 2019, a quattro anziani il 3 luglio e ad altri cinque ospiti il 5 luglio dello stesso anno.
Inizialmente, il pubblico ministero Christian Del Turco aveva richiesto una condanna a tre anni e mezzo di reclusione. Tuttavia, la giudice ha riconosciuto delle attenuanti generiche, considerando il fatto che la professionista era incensurata e, di conseguenza, la pena richiesta si è sostanzialmente dimezzata. Nonostante ciò, il Tribunale ha confermato la validità delle accuse e ha condannato la donna a risarcire la casa di riposo con una somma di 10.000 euro, poiché questa si era costituita parte civile nel processo.
I fatti contestati dalla Procura risalgono al luglio del 2019. Nel corso del processo, l’ex infermiera ha spiegato che la casa di riposo “Residenza la Salute” era organizzata con un infermiere per piano di giorno e uno solo di notte, per un totale di 120 degenti da assistere. Ha sostenuto che, nonostante le terapie fossero sempre somministrate, a volte non aveva potuto firmare immediatamente le schede terapeutiche a causa di emergenze in un reparto di persone anziane, molte delle quali erano in fase terminale. Viola ha anche menzionato che, in alcuni casi, le schede venivano firmate successivamente dai suoi colleghi.
Tuttavia, la versione di Viola non ha convinto la Procura, che aveva avuto segnalazioni dal personale infermieristico riguardo alla mancata registrazione delle somministrazioni nei documenti ufficiali. Questo aveva portato la direzione della casa di riposo e successivamente la Procura ad indagare sulla condotta dell’infermiera.
Ora, si attendono le motivazioni della sentenza emessa in primo grado, ma l’avvocato difensore della donna (Stefano Marrone) ha già annunciato l’intenzione di presentare appello contro la sentenza (VEDI La Nuova).
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