Non hanno ancora la PEC, 190 infermieri sospesi a Taranto

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Sembra una barzelletta. Mancano infermieri in tutta Italia, i pochi che ci sono si dimettono, i giovani non scelgono più l’infermieristica per il loro futuro e in quel di Taranto cosa si fa? Si sospendono ben 190 infermieri in quanto non hanno ancora attivato la casella di posta elettronica certificata PEC (VEDI Il Nuovo Quotidiano di Puglia).

L’obbligo 

Per carità, l’obbligo del “domicilio digitale” per i professionisti iscritti all’Albo è in vigore dal 2009 (vedi il comma 7 dell’art.16 della Legge 2/2009), è la legge a sancirlo, su questo gli Ordini hanno le mani legate (rischiano il commissariamento) ed è assurdo che ad oggi vi siano così tanti professionisti a non essersi messi in regola, ma…

Con una pandemia in mezzo, con una carenza di personale infermieristico senza precedenti e che sta mettendo in ginocchio SSN e privati tanto da fargli studiare pittoreschi metodi per risolvere il problema (VEDI Super Oss), era davvero il momento giusto?

Il momento giusto

Siamo famosi in tutto il mondo, qui in Italia, per far nascere centinaia e centinaia di leggi quando già sono noti (in primis a chi li le propone) i modi per eluderle ‘ingannandole’, ma per quanto riguarda la sanità e i nostri infermieri cosa facciamo? In un periodo di grave crisi come questo li lasciamo a casa perché non in regola con la casella di posta elettronica?

La raccomandata

I 190 infermieri pugliesi soggetti al provvedimento hanno ignorato la diffida del proprio Ordine, che gli concedeva 30 giorni per mettersi in regola. Ed è perciò scattata la sospensione, con una raccomandata che non ha lasciato spazio a eventuali dubbi: A far data della ricezione della presente si legge deve intendersi sospeso dall’Albo degli Infermieri della provincia di Taranto”. 

Nello scritto, firmato dal presidente Opi Pierpaolo Volpe, altresì si ricorda “che l’esercizio della professione è subordinato all’iscrizione all’Albo in assenza della quale si configura il reato di esercizio abusivo della professione punibile ai sensi dell’articolo 348 del codice penale”.

La raccomandata è stata inviata, oltre all’interessato, anche alla Procura della Repubblica di Taranto, alla Asl, al comando carabinieri del nucleo sanità, all’assessorato regionale alla salute, a tutti gli Ordini professionali d’Italia e persino alMinistero della Salute e al Ministero dell’Interno.

“Costretti a far rispettare l’obbligo”

Una cosa seria, insomma. E inevitabile, come spiegato dal presidente Volpe: “La nostra è una corsa contro il tempo, un obbligo imposto per legge che in qualità di ente sussidiario dello Stato siamo costretti a far rispettare”.

Addirittura, conclude il numero uno dell’Opi, “quando ho preso le redini dell’Ordine gli infermieri inadempienti erano 1.200 e grazie agli avvisi e ai solleciti siamo arrivati a meno di 200”.

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