Il prossimo 31 dicembre scadrà il programma formativo ECM per questo riguarda il triennio 2020-2022. E tra avvertimenti sulle possibili sanzioni (VEDI: Obbligo ECM, la FNOPI annuncia: rischio di sanzioni “fino alla radiazione”) e rassicurazioni in tal senso (Formazione ECM, Mangiacavalli: “Sanzioni? No: è un obbligo morale deontologico”), gli infermieri ancora non hanno capito se e quanto devono preoccuparsi.
Fatto sta che dopo la lettera inviata dal Cogeaps ai vari Ordini con la descrizione della situazione formativa di ogni iscritto, la presidente della Federazione Barbara Mangiacavalli ha fatto (di nuovo) il punto della situazione, in un’intervista rilasciata a Quotidiano Sanità.
“Situazione degli iscritti? Speravo fosse migliore”
«La fotografia che ci ha consegnato il Cogeaps in parte la aspettavamo», spiega la presidente. Che continua: «Confidavo potesse essere migliore, ma rispecchia questi anni. Nel senso che il programma nazionale di formazione continua in medicina è stata un’intuizione importantissima, nata con la riforma Ter del decreto legislativo 229 e poi perfezionata negli anni, con un presupposto scientifico.
Quello che le conoscenze scientifiche e tecniche si modificano e perdono di efficacia più o meno del 50% ogni 10 anni. Quindi un professionista laureato da 20 anni dovrebbe rinfrescare il 100% delle proprie conoscenze».
Elemento strutturale
«Ora dobbiamo ritrovare questo senso vero del Programma di formazione continua e che ogni professionista dovrebbe interiorizzare. La formazione è un elemento strutturale di una professione intellettuale, deve accompagnare ogni giorno dell’esercizio professionale e ogni giorno ci deve fare chiedere se la pratica assistenziale che stiamo facendo abbia ancora un’evidenza scientifica.
Con questo spirito abbiamo chiesto agli ordini di incentivare la formazione. Il nostro primo orizzonte temporale sono questi tre mesi. Abbiamo bisogno di incentivare la partecipazione ai corsi per alzare questa percentuale di colleghi certificabili».
Sanzioni? “Nì.”
«Dobbiamo aprire il prossimo triennio sotto questo auspicio: lavorare non tanto sulla sanzione, ma sulla consapevolezza dei singoli che formarsi e continuare a farlo non è solo un discorso di laurea e specializzazione, ma di aggiornamento continuo e costante.
In questo senso anche il programma ECM offre il riconoscimento di un’attività formativa, le possibilità sono molteplici e vanno tutte nella logica di considerare la formazione un elemento strutturale del professionista».
La copertura assicurativa
Chi non avrà compiuto almeno il 70% dei crediti, rischierà di non essere scoperto dal punto di vista delle polizze assicurative. Su questo, la presidente fa una sorta di mea culpa: «È anche vero che probabilmente, come Ordini professionali, questo messaggio lo abbiamo veicolato in maniera un po’ debole e non proprio chiara. Bisognerà ribadirlo vista la grande rilevanza che ha».
Come? «Tra gli infermieri c’è ancora poca consapevolezza della necessità di dover essere assicurati: la legge 24 del 2017 è una legge importante, che ha modificato l’assetto e il contesto. Il fatto di essere tornati nell’alveo della responsabilità extracontrattuale ha degli elementi positivi, ma è stato un po’ travisato perché sembra che un infermiere pubblico dipendente possa non avere una polizza assicurativa. Non è così».
Elementi tecnici
«C’è un problema di base di conoscenza anche del quadro giuridico, di che cos’è la responsabilità extracontrattuale, che cosa significa e soprattutto, date le regole, che cosa copre una polizza aziendale, perché questa non copre la colpa grave e non copre l’eventuale rivalsa.
Quindi abbiamo degli elementi tecnici che dobbiamo chiarire e questo potrebbe essere un momento formativo importante: far capire a tutti i nostri colleghi il quadro, per comprendere che è bene avere nel proprio zaino questa formazione, onde evitare di incorrere in questa possibilità che di certo le compagnie assicurative applicheranno, ovvero non coprire il sinistro se un professionista non ha acquisito almeno il 70% dei crediti».
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