I giovani che scelgono medicina piuttosto che infermieristica li capisco anche

Dario Tobruk 17/04/23
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È di pochi giorni fa la conferma del Ministro della Salute Schillaci: “la carenza riguarda non tanto i medici, quanto gli infermieri“.

Nondimeno, i dati degli iscritti ai test per l’ammissione universitaria confermano la bassa attrattività per le professioni sanitarie, infermieristica in primis, raggiungendo appena i 70mila iscritti complessivi, contro le oltre 72.450 candidature per l’ingresso a Medicina.

Ci sono più aspiranti medici che giovani leve pronte ad abbracciare una qualsiasi delle professioni sanitarie non mediche. Ma è inutile prendersela con le scelte professionali dei giovani, se le scelte politiche dei “grandi” sono così scellerate.

Se i ragazzi preferiscono, nonostante tutto, competere strenuamente tra di loro per diventare medici, piuttosto che sguazzare nel mercato vantaggioso degli infermieri e di molte altre professioni sanitarie, ci sarà un buon motivo e forse, tornando indietro, molti di noi farebbero le stesse scelte.

Schillaci: “la vera carenza è sugli infermieri”

Troppi aspiranti medici, pochissimi studenti infermieri. I dati parlano chiaro.

La corsa al sogno del fonendoscopio sul collo rischia di trasformarsi in un incubo per moltissimi giovani di belle speranze: in mancanza di un’adeguata programmazione il nostro paese rischia di ritrovarsi, in meno di un decennio, nella situazione paradossale in cui, a fianco di migliaia di medici disoccupati, in esubero rispetto alla domanda, si affanneranno pochissimi infermieri che potranno invece offrirsi continuamente al miglior offerente.

Ipotesi sottesa qualche giorno fa dalle parole dell’On. Schillaci che afferma “la vera carenza, che non è solo italiana, è sugli infermieri; sui medici abbiamo una gobba pensionistica, ma in realtà non mancano così tanti medici. Verrà aumentato il numero degli iscritti a Medicina ma i risultati si vedranno tra 6-8 anni. Sugli infermieri stiamo cercando soluzioni

Gli elementi in gioco però sono chiari a tutti: gli infermieri infatti continuano ad essere sempre più utili, soprattutto sul territorio, ma sono sempre meno, per cui le istituzioni e i governi si stanno affrettando a creare figure parallele che possano tamponare in qualche modo l’enorme gap assistenziale che si prospetta (vedi oss con formazione complementare).

Del resto, come è possibile convincere i giovani a scegliere una professione in cui dopo 3 anni di università ti ritrovi a guadagnare quanto un metalmeccanico ai più bassi livelli contrattuali?

Quando un impiegato di qualsiasi altra professionalità, in qualsiasi altra azienda seria, e con 10 anni di esperienza, si ritrova ad avere prospettive di carriera e salari molto più alti del povero infermiere che, magari nel frattempo ha persino conseguito una laurea magistrale e un paio di master, e invece di una posizione di carriera si ritrova nello stesso reparto di medicina a rassettare i letti, distribuire il vitto e passare percentuali imbarazzanti del proprio tempo ad eseguire igiene; nel migliore dei casi ripetere le stesse mansioni giorno dopo giorno fino alla pensione per sfinimento.

Per non farci sfuggire nulla, una pandemia ha completamente disarcionato qualsiasi “vocazione” residua del professionista che, dopo aver ricevuto tante pacche sulle spalle, e passata la grinta dell’eroe a buon mercato, si è ritrovato un pugno di mosche tra le mani: uno stipendio medio di 1600€, continuamente eroso da un’inflazione alle stelle, a fronte di turnazione a rotazione, stress e burnout.

E se la libera professione stava riuscendo nell’intento, quantomeno, di convogliare l’infermiere in una sorta di riconoscimento per la sua professionalità, ecco che in pochi secondi arrivano vincoli, confusione sulla normativa, mancanza di trasparenza e le solite altre catene a cui gli infermieri sono tanto abituati.

Non occuparsi della questione infermieristica è pura follia

Continuare a non occuparsi del benessere dei professionisti infermieri vuol dire essere del tutto ciechi e sconsiderati, soprattutto alla luce degli obiettivi che il PNRR si è posto, ovvero di raggiungere l’assistenza del 10% degli over65 italiani.

Pura follia senza infermieri motivati e gratificati da un adeguato compenso per il proprio contributo sociale. Continuare ad ignorare il valore sociale, strategico e, perché no, anche di mercato dell’infermiere è mancare assolutamente di buon senso.

Chiunque abbia potere decisionale oggi, avrà anche la responsabilità di aver ignorato tutti questi campanelli d’allarme: perché se tanti giovani decidono di ingolfarsi nell’imbuto formativo della medicina del futuro, piuttosto che fare gli infermieri, la colpa non è dei giovani, ma di tutti noi.

Anzi, di tutti voi. Perché noi siamo già infermieri.

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook Instagram)

ECG facile: dalle basi all’essenziale

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Quando un infermiere entra in un nuovo contesto lavorativo, viene investito da un’onda di gigantesche proporzioni di protocolli, nozioni, dinamiche, relazioni e migliaia di cose da sapere. Fortunatamente, però, la saggezza professionale insegna che le cose hanno, alla fine, sempre la stessa dinamica: prima è tutto difficile, poi diventa normale, e prima o poi le cose si faranno semplici. È un ciclo che si ripete. Quale che sia il reparto o il servizio, prima si affronterà la montagna e prima si potrà godere della vista incantevole dei picchi a fianco delle nuvole, e scendere a valle soddisfatti del cammino, pronti per la prossima sfida. L’interpretazione dell’elettrocardiogramma è una di queste sfide. Lo scopo di questo breve manuale è guidare il sanitario, per quanto sia possibile, verso il pendio più semplice da scalare, aiutandolo passo dopo passo ad acquisire gli strumenti per non cedere mai di fronte alle avversità. A differenza dei numerosi manuali di autoapprendimento all’interpretazione dell’ECG disponibili nelle librerie e sul mercato, questo testo non è stato pensato per medici, ma è scritto e pensato per il personale sanitario come l’infermiere o, se volete, il tecnico sanitario perfusionista o di radiologia, che ogni giorno si confrontano con questo meraviglioso strumento di indagine. Il manuale tra le vostre mani ha il solo scopo di farvi sviluppare un unico superpotere: saper discriminare un tracciato normale da uno patologico, sapere quando dovrete segnalarlo al medico, e possibilmente salvare la vita del paziente. Scusate se è poco! Dario Tobruk Infermiere di area critica, ha lavorato in Cardiologia e UTIC e si è specializzato in ambito cardiologico. Da sempre persegue l’obiettivo di occuparsi di informazione, divulgazione e comunicazione medico-scientifica. In collaborazione con la casa editrice Maggioli, ha fondato dimensioneinfermiere. it, che tuttora dirige.

Dario Tobruk | Maggioli Editore 2021