Quanti sono, nel nostro paese, gli infermieri sottratti alle corsie e “impiegati” in ruoli non propriamente in linea col loro profilo professionale? Difficile dirlo, quando le Asl non forniscono i dati e i professionisti non hanno alcuna intenzione di lamentarsi (…). Secondo Davide Tavernise del Movimento 5 Stelle, per un motivo o per l’altro, in Calabria sarebbero davvero tanti. Riportiamo qui il comunicato stampa di denuncia.
«Almeno 62 sono le unità di personale sanitario impiegato in attività rientranti nel ruolo amministrativo o comunque adibito a mansioni diverse da quelle per le quali è stato assunto. Almeno 508 invece le unità di personale sanitario con inidoneità certificata o idoneità con prescrizioni limitanti per lo svolgimento delle mansioni per la quale è stato assunto. Il bilancio parziale vede dunque circa 570 tra medici e infermieri sottratti in tutto o in parte alle corsie ospedalieri e destinati a ruoli amministrativi.
Come si diceva il dato cristallizzato è parziale poiché molte Asp, dopo 7 mesi dalla prima richiesta, non hanno ancora fornito le informazioni. Le risposte sono arrivate dal Pugliese-Ciaccio, dal Mater Domini, dal Gom di Reggio Calabria e dall’Annunziata di Cosenza come Aziende Ospedaliere. Ha risposto anche l’Asp di Crotone e sono incompleti i dati forniti dall’Asp di Catanzaro. Nel conteggio mancano tutti i dati relativi all’Asp di Cosenza, salvo lo Spoke di Corigliano-Rossano, e non esistono dati riguardanti tutta l’Asp di Vibo Valentia e quella di Reggio Calabria.
Ma perché mai le Asp, nonostante i formali richiami, non hanno fornito i dati richiesti? Senza voler pensare male, la sensazione è quella che le stesse Asp disconoscano il fenomeno nella sua reale portata.
Questa sensazione deriva anche dal complesso iter che è stato seguito per reperire questi numeri. Successivamente alla prima richiesta, cui sono seguite pochissime risposte, si è reso infatti necessario inviare richiesta di riesame al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza. Dopodiché è stata inviata richiesta di riesame del diniego all’accesso agli atti alla commissione per l’accesso ai documenti amministrativi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e, vista la difficoltà delle direzioni sanitarie e dei settori gestione risorse umane della aziende sanitarie ad avere contezza dei dati, è stata mandata richiesta di accesso agli atti ai singoli Dipartimenti, Spoke, Distretti, Presidi Ospedalieri, Unità Operative delle Asp.
Un lavoro che dura da 7 mesi e che ancora appare lontano dal suo completamento.
Se pur parziale, comunque il dato manifesta tutta la sua importanza se si fa il confronto tra la dotazione organica della Calabria e quella in forza alla Liguria, regioni che presentano pressappoco la stessa popolazione: circa 14.832 è il personale impiegato nel 2020 in Liguria, 17.698 quello impiegato in Calabria. Al maggior personale impiegato in Calabria non corrisponde il servizio sanitario erogato in Liguria. Da cosa dipende, dunque, questo scostamento qualitativo rilevante nella prestazione sanitaria?
Il fenomeno dei medici imboscati dà luogo primariamente a numeri fuorvianti: il personale sanitario “imboscato” risulta in pianta organica seppur esercita mansioni amministrative. E a nulla sono serviti ad oggi i proclami del presidente Occhiuto per cercare di risolvere il problema. Le sue buone intenzioni sono rimaste legate ad una sintetica dichiarazione verbale.
Dal suo immobilismo, in qualità anche di commissario ad acta, prende forma la mia proposta di legge per iniziare a comprendere il fenomeno: proposta presentata nell’ottobre del 2022 che ad oggi non è stata neanche calendarizzata.
Di quella legge oggi voglio rilanciare tre proposte operative che spero Occhiuto voglia finalmente tenere in considerazione:
1) Occorre una ricognizione completa del personale sanitario cosiddetto “imboscato”
2) Le inidoneità siano valutate dall’Inps o comunque da un soggetto terzo
3) Le inidoneità certificate portino ad una rivisitazione della pianta organica: chi non svolge la mansione di medico per inidoneità è necessario che venga conteggiato nel personale amministrativo e non quello medico.
Tutto al fine di avere un quadro più corretto sul personale sanitario effettivamente necessitante in Calabria».
Guida al monitoraggio in Area Critica
Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio. A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.
a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015