L’infermiere di famiglia e comunità stenta a decollare, soprattutto per la grave e cronica carenza di professionisti. E tra medici che protestano per timore che venga intaccato il loro orticello (VEDI “Dagli infermieri di comunità ingerenze indebite e turbative del rapporto tra medici e pazienti”), infermieri in bicicletta (VEDI il progetto dell’Ausl) e selezioni per trovare infermiere domiciliari piacenti (VEDI «Infermiere? Papà le voleva solo giovani e carine, abbiamo fatto dei casting»), si prova costantemente a informare i cittadini circa la nuova figura, che dovrebbe essere il cardine della riorganizzazione della nostra sanità.
Ma ciò… Si starà facendo in modo credibile e soprattutto in contesti adeguati? Qualche dubbio ci risulta lecito: dopo “L’infermiere di famiglia e comunità arriva alla Sagra del pollo”, in questi giorni è stata infatti presentata una nuova iniziativa per pubblicizzare l’Ifec: un punto informativo dell’Ausl presso la Sagra della Vongola tenutasi a Goro (Vedi Ferrara Today).
“Non solo degustazione ma anche attività promozionale della salute”, si legge sul quotidiano. Perciò, tra un piatto di vongole e un paio di bicchieri di buon bianco chissà quanti cittadini, bisognosi di informazioni circa la riorganizzazione della nostra sanità, si saranno recati presso il prezioso stand; magari invocando la misurazione di pressione arteriosa, frequenza cardiaca, glicemia e saturazione per stare tranquilli dopo la bella mangiata.
Tutto bello, meraviglioso, sicuramente utile, funzionale e in grado di imprimere nella memoria degli utenti alcune informazioni essenziali sul servizio, certo. Non lo mettiamo in dubbio. Ma ribadiamo: siamo davvero sicuri che questo modo di pubblicizzare l’infermiere di famiglia e comunità, tra piatti di vongole e litri di vino bianco, possa rappresentare la chiave giusta per far conoscere ai cittadini in modo serio, efficace e rassicurante questo servizio tanto carente quanto essenziale?
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