Il presidente dell’Ordine professionale degli infermieri di Varese, Aurelio Filippini, si è lasciato andare a uno sfogo social con l’intento di riaccendere un faro su una categoria dimenticata, ma che fino a non molto tempo fa veniva celebrata con attestati di stima ai massimi livelli, murales, promesse e tante belle pacche sulle spalle.
Ed ecco che, mentre l’incubo pandemico si allontana sempre di più con tutto il suo carico di emotività, di pathos e di pseudo riconoscenza per chi ha rischiato la pelle e la salute mentale negli ospedali, gli infermieri sono stati ricacciati nei ranghi delle professioni sottopagate e vessate da turni di lavoro massacranti.
Così scrive Filippini: «Ogni giorno, tutti i giorni, infermieri, medici e gli altri professionisti della salute rispondono ai bisogni dei cittadini. Ogni giorno, tutti i giorni, medici e infermieri assistono e curano i cittadini che hanno bisogno di loro e della sanità. Ogni giorno infermieri e medici mettono la faccia, le mani, il cuore e la scienza per tutelare la salute delle persone così come dice la nostra costituzione. Ogni giorno infermieri e medici mettono la faccia, le mani, il cuore e la scienza per coprire le carenze che le scelte di una politica non attenta alla sanità sta portando avanti».
E ancora, concludendo: «Se ci chiedete perché ancora lo facciamo vi rispondiamo che crediamo nella nostra professione: perché in quel letto, in quell’ambulanza, in quella casa, in quell’ambulatorio, in quella sala operatoria c’è qualcuno che ha bisogno, che ha bisogno di noi. Se ci chiedete se siamo stanchi, delusi e arrabbiati la risposta è sì!Non investire sui professionisti della salute vuol dire disinvestire sulla sanità e sulla salute».
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