«La situazione oggi è abbastanza pesante»… è così che la presidente della Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, Barbara Mangiacavalli, introduce la sua digressione circa le condizioni attuali dell’Infermieristica italiana in un video pubblicato dall’Ansa (VEDI).
Mangiacavalli spiega: «Non è una situazione che mi stupisce, non è nuova, la Federazione Nazionale in questi ultimi anni ha dato dei chiari segnali, dei messaggi alle istituzioni e alla politica rispetto alla crisi della professione infermieristica. In questo momento non è solo la crisi degli infermieri e della professione infermieristica, ma diventa la crisi del paese».
Già, perché un paese dove gli infermieri sono sempre di meno, tra dimissioni volontarie, corsi di laurea deserti, fughe all’estero e imminenti pensionamenti di massa (tra 10 anni saranno 100.000 gli infermieri che andranno in pensione) «è un paese che rischia di rimanere senza assistenza infermieristica e senza infermieri».
E ciò, nonostante il disinteresse della politica, è un problema molto serio perché il nostro «è un paese che deve anche fare i conti col quadro epidemiologico: nel momento in cui avremo più bisogno di assistenza domiciliare e di infermieri, ne avremo sempre meno» evidenzia la presidente FNOPI.
Come risolvere l’annosa e grave situazione? «Occorre correre ai ripari, ma in maniera strutturata» sottolinea Mangiacavalli. «Non abbiamo bisogno e non vogliamo più soluzioni tampone per situazioni emergenziali. Siamo abituati a vivere e a lavorare, nell’emergenza. Adesso basta.
Abbiamo bisogno di tamponare l’oggi, e come ente sussidiario ci siamo messi a disposizione del ministero e delle istituzioni per tamponare l’oggi, che significa avvalerci di colleghi stranieri, ma abbiamo bisogno contestualmente di iniziare a lavorare strutturalmente per il domani.
Quindi abbiamo bisogno di rendere più attrattive le condizioni di esercizio professionale affinché i giovani la possano scegliere, quindi garantire uno sviluppo rispetto alle competenze specialistiche, di garantire un’innovazione nei modelli organizzativi, di garantire un’innovazione rispetto anche ai modelli comportamentali e relazionali tra professioni diverse e garantire quella multiprofessionalità che fa crescere tutti.
E, ovviamente, con un occhio agli aspetti più contrattuali e di riconoscimento economico. Senza questi interventi strutturali, anche concertati tra istituzioni diverse, anche con le altre professioni, questo paese è veramente destinato, nel momento in cui ne avrà più bisogno, ad essere senza infermieri».
Nonostante lo scempio odierno, però, nonostante le continue prese per i fondelli dei governanti e nonostante sia ben chiaro a tutti come dei “chiari segnali” e dei “messaggi alle istituzioni e alla politica” circa la crisi degli infermieri elargiti dalla FNOPI non sia importato un fico secco a nessuno (VEDI articolo Schillaci: “Stanziamento straordinario, i medici guadagneranno 1000 euro in più al mese”), la presidente FNOPI prova a esprimere un minimo di soddisfazione per i recenti cambiamenti, anche se al momento sembrano solo dei “contentini”: «Alcune risposte sono arrivate, magari non esaustive come ce le aspettavamo, però il tentativo iniziale di superare l’esclusività, il cumulo di impieghi, la risposta più concreta è sicuramente il dialogo costante che c’è con la parte tecnica, con la parte politica, sia il Ministero della Salute che anche il Ministero dell’Università, e ripeto gli interventi sono ovviamente su più aspetti diversi della nostra professione. Adesso, però, credo sia arrivato il momento di concretizzare».
Già, perché noi infermieri «abbiamo bisogno di segnali chiari e importanti. Con tutto il rispetto per le altre famiglie professionali, i pochi soldi che ci sono non devono essere solo per una professione» conclude la presidente FNOPI.
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