Firenze, infermieri a “lezione di gentilezza”


Sei un infermiere stressato? Sottopagato? Sfruttato? Demansionato? Malmenato? Minacciato di avere una pensione più magra? Preso costantemente in giro dalla politica? In perpetuo Burnout e sull’orlo di una crisi di nervi?


Ebbene: onde evitare che il tuo stato d’animo, oltre a rischiare di farti dimettere, di abbandonare la “professione” e/o di fuggire all’estero, ti porti a essere anche troppo scontroso, poco avvezzo al sorriso o insufficientemente empatico con l’utenza, potresti finire a “lezione di gentilezza”.


Eh già: a Ponte a Niccheri (Firenze), trenta lavoratori tra infermieri e operatori sociosanitari del Santa Maria Annunziata hanno infatti fatto questa fine: in una giornata formativa hanno ricevuto nozioni teorico-pratiche per rispondere in maniera gentile, naturale, spontanea e efficace alle richieste implicite ed esplicite di benessere da parte dei pazienti, dei caregiver e degli operatori stessi.


Come si legge su La Nazione, il corso è stato organizzato in collaborazione con l’associazione  Cor et Amor, che ha sviluppato il progetto nazionale “Costruiamo Gentilezza” (VEDI sito) e che ha portato i partecipanti ad apprendere «pratiche gentili a costo zero per bisogni riconosciuti sul lavoro, a partire dall’esigenza di essere ascoltati e maggiori gratificazioni. Dal lavoro è nata una “buona pratica di gentilezza” su cui gli operatori continueranno a lavorare per metterla in atto entro la fine di questo mese».


«Perché costruire gentilezza?», ci si chiede sul sito del progetto. E la risposta non può non essere: perché «una pratica di gentilezza ripetuta più volte diventa un’abitudine. In questo modo se ogni individuo agisce con gentilezza, le comunità saranno più accoglienti e le persone più felici».


Basteranno i corsi di gentilezza a rendere “più felici” gli infermieri italiani e a fargli ricevere “maggiori gratificazioni”?

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Alessio Biondino

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