Nonostante capiti che in qualche ateneo si esulti per un numero di iscritti al CdL in Infermieristica nella media o poco superiore (VEDI articolo Il direttore didattico: “La professione infermieristica richiede sacrificio”), la realtà delle Università italiane ci dice che se non si agirà presto in modo deciso e convincente sull’attrattività della professione, l’Infermieristica italiana si estinguerà.
Eh già, perché gli iscritti sono sempre di meno: i giovani non vogliono proprio più saperne di studiare per diventare dei professionisti poco riconosciuti, malpagati, sfruttati, malmenati e senza possibilità reali di crescita. Poco importa che vi sia la certezza pressoché totale di trovare un’occupazione in tempi brevissimi: l’infermiere non vuole farlo più nessuno!
Un esempio emblematico è quello del CdL in Infermieristica di Pavia: secondo il recente “Report Mastrillo 2023-24 sulle professioni sanitarie” sarebbero ben 135 i posti vacanti su 291 disponibili. Il 47%!
In passato, il corso di Infermieristica a Pavia era caratterizzato da una forte domanda, con addirittura 487 candidature per 280 posti (anno accademico 2014-15). Tuttavia, la situazione è drasticamente cambiata, con soli 156 candidati per l’anno accademico attuale.
Secondo Matteo Cosi, neopresidente dell’Ordine degli Infermieri, tutto ciò è causato dalla percezione negativa dei giovani riguardo alle sfide quotidiane della professione. La figura dell’infermiere come “mestiere-rifugio” sembra infatti non rispecchiare più le aspirazioni dei giovani.
Sarà mica che per attrarli si parla di “sacrificio”, di “missione” e di “vocazione”? Sarà mica che alcune aziende sanitarie pensano di poter sfruttare gli studenti in nome della carenza di professionisti (VEDI articolo Mancano infermieri? L’Asp: “Faremo affidamento alla manforte dei giovani tirocinanti in infermieristica”)?
Sarà mica che tra Super OSS, Assistenti alla Salute, infermieri indiani pronti a lavorare per pochi spiccioli e potenziali tagli alle pensioni, tira davvero una bruttissima aria?
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