Sul fronte infermieristico, in Italia, c’è ben poco da stare allegri: la terribile carenza di professionisti, dovuta alla scarsa attrattività professionale che non fa iscrivere più i giovani al corso di laurea, ai pensionamenti non rimpiazzati e alle dimissioni continue da parte di chi cambia lavoro o fugge all’estero per condizioni economiche e lavorative migliori, può solo peggiorare.
A dirlo è il 19.esimo Rapporto Crea Sanità (Centro di ricerca riconosciuto da Eurostat, Istat e ministero della Salute), presentato due giorni fa presso la sede del Cnel a Roma, in cui è chiaramente spiegato come da qui a 10 anni il SSN perderà altri 100.000 infermieri a causa dei pensionamenti.
Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI, sottolinea in una nota: «La carenza di infermieri in Italia è un problema serio e ormai evidente, accentuato dalla scarsa attrattività della professione. Soltanto innovandola negli ambiti formativi, di esercizio professionale e di autonomia, si può garantire la sostenibilità e l’universalità del Servizio sanitario nazionale.
Nel nostro Paese gli stipendi degli infermieri hanno differenze retributive, a parità di potere d’acquisto, con quelli annuali in Germania, Svizzera e Regno Unito rispettivamente del 56%, 46,2% e 20% in meno. Neppure l’ultimo contratto, chiuso nel 2021, ha migliorato di molto una situazione già difficile anche a causa della limitata possibilità di sbocchi di carriera.
Secondo il Rapporto, realizzato anche con il contributo di Fnopi è quindi necessaria un’adeguata programmazione del personale, l’incremento dell’offerta formativa e l’adozione di misure per restituire attrattività al lavoro nel Servizio sanitario nazionale (Ssn) in termini di riconoscimento sociale ed economico».
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento