Quella dell’infermiere dovrebbe essere una professione seria, laica, sprizzante scienza/coscienza da ogni poro e oramai lontana da certi stereotipi che nel passato non hanno fatto altro che legarla saldamente al palo del mancato riconoscimento economico/sociale.
Già, dovrebbe. Eppure, di fronte alla scarsa attrattività della professione e alla terribile carenza di infermieri che oramai attanaglia il paese, si continua a parlare un po’ ovunque di “crisi di vocazioni” (VEDI articolo).
Eppure, taluni rappresentanti della categoria si ostinano ad associare termini come “missione” o “vocazione” alla professione in oggetto (VEDI articoli La presidente OPI: «I termini professione e vocazione non sono incompatibili» e I relatori aprono l’anno accademico: «L’infermieristica è una vocazione»).
Eppure, c’è chi invita gli infermieri in chiesa ad ascoltare la messa per “riflettere sul significato profondo del loro servizio” (VEDI articolo).
Eppure, la Chiesa promette, di fronte alla tremenda carenza di professionisti: “1000 infermieri l’anno da università cattoliche e comunità missionarie estere” (VEDI articolo).
Ed ecco che ieri mattina, a Roma, in piazza San Pietro, la presidente del corso di laurea in Infermieristica del polo universitario “V.Valerio” di Brindisi Gabriella Chionna, i tutor e il direttore generale della Asl di Brindisi Maurizio de Nuccio, hanno portato gli studenti di Infermieristica dal Papa (grazie all’intercessione di Don Luca della Parrocchia San Giustino de Jacobis).
Ovviamente, come prevedibile, il Papa li ha salutati, benedetti e li ha invitati ad avere come centralità la persona umana bisognosa di ogni cura. Come si legge su Telerama News, l’incontro ha rappresentato “un momento di grande emozione e carisma che trova nella sua lectio sull’umiltà l’espressione dell’essere di ogni persona, in particolare degli operatori della sanità, angeli della salute”.
Amen.
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