La protesta di una paziente: “L’infermiera mi ha negato gli assorbenti, sono stata trattata come un’assassina”


Non le sono stati consegnati degli assorbenti dall’infermiera di turno. Ed è così che una donna, ricoverata presso un non ben precisato reparto di ginecologia a seguito di un aborto, ha iniziato a vivere quello che ha descritto a Fanpage come un vero e proprio incubo, fatto di presunti maltrattamenti subiti e di infermiere insensibili e maleducate.

«Era la prima volta che rimanevo incinta – ha raccontato – e quella gravidanza è terminata con un aborto spontaneo. Mi sarei aspettata da parte del personale sanitario una parola di conforto, e invece sono stata trattata malissimo, con insufficienza e maleducazione. Come se non bastasse mi hanno messo in una stanza accanto alla sala parto. Mentre abortivo c’erano donne che partorivano: mi sono alzata dal letto, ho firmato il foglio delle dimissioni e me ne sono andata».


E ancora, arrivando al dunque: «Quando sono arrivata nel reparto di ginecologia e ostetricia ho scoperto che mi sarebbero serviti degli assorbenti. Ho detto a un’infermiera che non lo sapevo e non li avevo, la sua risposta è stata: “Scusi, ma lei cosa pensa che è venuta a fare qui?”».

Questa risposta ha totalmente destabilizzato la paziente: «Sono rimasta allibita, non mi aspettavo una risposta del genere. L’infermiera ha poi continuato dicendo che non mi avrebbero dato loro gli assorbenti, e che avrei dovuto trovare il modo di farmeli portare. Ho chiamato il mio compagno, che fortunatamente è riuscito ad andare in farmacia. Ha consegnato poi gli assorbenti all’ingresso, e il personale me li ha portati in reparto».


E lo sfogo della donna continua: «Da quando sono entrata in ospedale a quando sono uscita, sono stata trattata malissimo. Pensavo che dato il tipo di reparto e la delicatezza delle situazioni con cui il personale aveva a che fare, ci fosse maggiore tatto ed empatia. E invece non solo non ho ricevuto mezza parola di conforto, ma sono stata trattata con disprezzo, quasi come fossi un’assassina».

La paziente lamenta anche di essere stata messa a stretto contatto con altre partorienti: «Mi hanno detto con sufficienza che un reparto apposito c’era, ma dato che non avevano posto dovevo stare lì. Anche in questo caso sono rimasta basita dalla totale mancanza di comprensione. Avevo avuto un aborto spontaneo, ero in una condizione psicologica molto sofferente, ed essere trattata così ha peggiorato la situazione».


Dopo la terapia, «mi hanno detto che dopo due ore mi avrebbero portato in sala operatoria per il raschiamento. Nel frattempo ero su questa barella, e accanto a me c’erano donne che urlavano per partorire, è stato straziante. Dopo quattro ore mi sono alzata e sono andata a chiedere alle infermiere come mai ci voleva così tanto per l’intervento, anche lì hanno sbuffato. Poi finalmente mi hanno portata in sala operatoria. Il chirurgo è stata la sola persona gentile che ho incontrato quel giorno».

Ma il presunto incubo vissuto dalla donna non era ancora terminato: «Mi sono svegliata nuda su una barella, in una stanza con la finestra aperta, stavo morendo di freddo. Accanto a me c’era una donna che urlava perché stava partorendo. Non ce l’ho fatta più a sopportare una situazione del genere, mi sono alzata, ho preso le mie cose e ho detto alle infermiere di portarmi immediatamente il foglio delle dimissioni perché volevo andare via. Hanno provato a dirmi che non potevo alzarmi, che dovevo rimanere ricoverata, ma sono stata irremovibile, non potevo sopportare un trattamento del genere un minuto di più».

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Alessio Biondino

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