Era il 20 novembre 2022 quando un uomo fu trovato smarrito e infreddolito in un fosso, due giorni dopo essersi allontanato dal pronto soccorso di Ravenna. Era stato portato lì in ambulanza, chiamata dai familiari, che lo avevano trovato a casa in stato confusionale.
Riportato in ospedale, le sue condizioni peggiorarono rapidamente e il paziente morì il 7 dicembre a causa di ipotermia e polmonite, conseguenze delle due notti trascorse al gelo. Per la sua morte, oggi, sono indagati per omicidio colposo i due infermieri dell’ambulanza e l’infermiere del triage, accusati di omessa sorveglianza (VEDI Il Resto del Carlino).
Il Gip Janos Barlotti ha disposto una perizia affidata al medico legale Donatella Fedeli. Secondo la perizia, gli infermieri del 118, difesi dagli avvocati Giovanni Scudellari ed Eleonora Raggi, non hanno commesso errori, avendo affidato il paziente al triage. Resta da chiarire se l’infermiere del triage, difeso dall’avvocato Laura Bozzi, abbia agito correttamente. La struttura ospedaliera di Ravenna già all’epoca presentava problemi di sovraffollamento e carenze organizzative, come osservato dai consulenti del PM e delle difese.
Il paziente era arrivato al pronto soccorso il 18 novembre alle 13:30 in stato confusionale e classificato come “urgenza differibile” (codice azzurro), con un tempo d’attesa massimo di un’ora. Fu chiamato dopo due ore e mezza, ma nel frattempo si era allontanato. L’infermiere del triage è accusato di condotta colposa per aver ritardato la visita e non aver assicurato una vigilanza costante, né rivalutato l’attesa in relazione allo stato del paziente.
Matteo Tudini, consulente del PM, ha sottolineato la necessità di un monitoraggio attento da parte del triage e ha evidenziato come la mancata vigilanza fosse censurabile, sebbene il ritardo fosse attribuibile a problematiche organizzative. Il pronto soccorso era affollato, con 49 pazienti presenti, e il consulente della difesa dell’operatore di triage, Giuseppe Venturini, ha confermato che la situazione rendeva impossibile rispettare i tempi di accettazione e rivalutazione.
I familiari dell’uomo non potevano seguirlo al pronto soccorso a causa di problemi di salute e impegni lavorativi. Alle 16 furono avvisati della sparizione del congiunto e il giorno successivo fu presentata denuncia di scomparsa in Questura, avviando ricerche che coinvolsero volontari. L’avvocato Enrico De Crescenzo Costi, che rappresenta la famiglia, attribuisce responsabilità colpose a tutti e tre i sanitari indagati, sostenendo che l’uomo, con precedenti ricoveri, avrebbe dovuto ricevere massima attenzione, ma fu invece abbandonato a sé stesso per ore nei locali del pronto soccorso.
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