“Fare l’infermiere è una missione, agevoliamo il lavoro del medico”

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Seguitano senza sosta le descrizioni distorte dell’Infermieristica italiana da parte dei media e di alcuni professionisti, evidentemente ignari di come alcuni termini e alcuni “racconti” facciano solo del male alla propria credibilità, a quella della categoria che rappresentano e alla già scarsa attrattività professionale che attanaglia la professione.


Stavolta è stato il caso della bella collega intervistata in video da Italpress (VEDI Il Sole 24 Ore). Titolo dell’intervista: “Un infermiere come angelo custode”. Per carità, siamo oramai rassegnati ai tanti “titoloni” prodotti in continuazione dai media ai danni degli infermieri italiani e che purtroppo non suscitano alcuna reazione in chi per status dovrebbe tutelare il buon nome dei professionisti, ma… 


I problemi qui sono altri: durante l’intervista alla collega, la prima “Infermiera dermo-clinica” esperta di cosmetica e benessere, che lavora presso l’Istituto Dermoclinico di Milano (tutto molto interessante, anche se il Master frequentato dalla collega non esiste più), la stessa si è lasciata andare alle ennesime perle anti-evoluzione e in totale antitesi con le specializzazioni descritte. 


«Gli infermieri che ci stanno ascoltando sanno che questo non è solamente un lavoro – ha voluto sottolineare –, perché poi noi infermieri ci portiamo a casa un po’ tutto quello che succede all’interno della nostra realtà». E infine, imboccata dall’intervistatore: «È una missione».


Che poi la collega abbia descritto la sua giornata tipo come quella di una sorta di segretaria del medico, è un’altra tristissima storia: «Analizzare l’agenda giornaliera di tutti i medici, avere la prontezza e la conoscenza di stabilire qual è l’ambulatorio giusto da assegnare a un singolo medico, il materiale di cui il medico ha bisogno, proprio per agevolare giornalmente il medico nelle sue visite, nei suoi trattamenti e nei suoi interventi chirurgici, ma anche per garantire al paziente il giusto comfort».


“Un infermiere come angelo custode”, quindi. Ma di chi? Del paziente o del medico…?

Dio salvi questa professione. In primis, da sé stessa.

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