Nursind: “Attrattività? Il problema è che quello degli infermieri è un lavoro di sacrificio”

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Oramai tutti lo sanno, ma non importa niente a nessuno: quello degli infermieri italiani è diventato un lavoro da incubo, fatto di fatica, grandi responsabilità, stipendi da fame, scarso riconoscimento, turni massacranti, sfruttamento e demansionamento istituzionalizzati.


Altresì, come spiegato dalla rappresentante Nursind dell’Emilia Romagna Antonella Rodigliano, «Noi non possiamo staccare e andare via, dobbiamo per forza aspettare che ci arrivi un cambio. C’è l’obbligo assistenziale, se una persona se ne andasse rischierebbe una denuncia penale» (VEDI Bologna Today).


Ed ecco che, a fronte di tutto ciò e soprattutto al prezzo ridicolo di cui sopra, i professionisti dell’assistenza sono sempre più vecchi, sempre di meno e ad oggi nessuno vuole più studiare da infermiere. E anche se, lo ribadiamo, non importa un fico secco a nessuno, senza infermieri non può esserci salute e l’intero sistema rischia il tracollo.


«Il problema principale è che il nostro non è più un lavoro attrattivo, perché è un lavoro di sacrificio – sottolinea Rodigliano –. Molti problemi li abbiamo denunciati e potrebbero essere tranquillamente risolti. Basterebbe tenere in considerazione la divisione tra tempo di vita e lavoro. Questa è la questione più importante che tantissimi professionisti denunciano.


Con la Regione abbiamo preso l’impegno di un tavolo regionale sul monitoraggio del benessere lavorativo, proprio perché con un po’ di welfare aziendale e con una maggiore attenzione le condizioni di chi lavora migliorerebbero moltissimo. Ci sono tanti fattori che bisognerebbe prendere in considerazione per rendere questa professione nuovamente attrattiva. Il problema è che, invece, c’è una rigidità incredibile all’interno delle aziende sanitarie, salvo poi scoprire dai giornali che vogliono ‘importare’ personale infermieristico dall’India.


Questa cosa andrebbe anche bene ma solo se prima si è fatto tutto il possibile per migliorare le condizioni di chi è già qui: stipendi, equilibrio tra vita privata e lavorativa, organizzazione dei turni, welfare aziendale. Se poi la professione non fosse ancora attrattiva allora capirei la scelta di far venire qui personale infermieristico dall’India o da qualunque altra parte, perché c’è l’obbligo assistenziale. Ma solo dopo averle provate tutte. Se fai scappare le persone che già sono qui per farle venire da fuori, allora come sindacato io ho un problema».

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