Aggressioni: anche a Pavia soccorritori con le bodycam

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Tra corsi accelerati di arti marziali per malmenare i pazienti ribelli (VEDI articolo Infermieri a lezione di arti marziali: “Ci difendiamo da soli, c’è chi risponde ai pazienti violenti con colpi di Karate”), leggi che non riescono ad arginare il fenomeno e i presidi di polizia negli ospedali che non arrivano, gli infermieri e i soccorritori continuano a prendere botte.


Tanto che l’AREU (Agenzia regionale per la gestione dell’emergenza e urgenza) della Lombardia ha firmato un accordo anche con i sindacati di Pavia (VEDI Prima Pavia) per dotare i professionisti sanitari di bodycam, ovvero delle videocamere indossabili che registrano tutto.


Come funzionano? Beh, premettendo che il loro utilizzo è volontario, l’operatore lavora con la cam agganciata alla propria divisa. Questa è tenuta in standby e viene attivata manualmente in caso di necessità. I video registrati vengono cancellati dopo 7 giorni dalla loro “cattura”, sempre che non siano richiesti dall’autorità giudiziaria. Tramite i dispositivi non vi è la possibilità di essere geolocalizzati, in modo che la privacy di ogni lavoratore sia tutelata.


Il progetto sperimentale delle bodycam, che in tutto dovrebbe costare qualcosa come 1,5 milioni di euro, è partito a inizio maggio 2024 nelle province di Bergamo e Monza e prevede la distribuzione di 850 dispositivi su tutto il territorio lombardo entro l’estate. Al momento, le videocamere sono state fornite solo agli equipaggi dei mezzi di soccorso avanzato, ma a breve verranno distribuite anche a quelli con equipaggi di soli soccorritori; non prima della stipula degli accordi sindacali.


Come spiegato dall’assessore regionale alla Sicurezza e Protezione Civile, Romano La Russa: «La sicurezza è una priorità per tutti i cittadini. In particolar modo, per gli operatori sanitari, negli ultimi anni sempre più vittime di aggressioni. L’ospedale deve essere un luogo di cura sicuro e protetto, sia per i pazienti che per gli stessi operatori. Questo ambizioso progetto dimostra il nostro impegno concreto nel garantire le risorse necessarie per rendere il lavoro più sicuro».


Anche Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare, sottolinea: «Questa iniziativa va nella direzione di garantire la massima sicurezza ai nostri operatori sanitari, soprattutto quelli in prima linea come soccorritori, infermieri e medici impegnati nei servizi di emergenza. La Lombardia è assolutamente all’avanguardia nella tempestività e nel coordinamento dei soccorsi. Vuole esserlo anche in tema di sicurezza, implementando, tra le prime Regioni in Italia un progetto di questo tipo».

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