L’infermiera dei bambini a Gaza: “Ho solo paracetamolo e ibuprofene per le amputazioni”

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Una tempesta di emozioni da leggere in silenzio. È questo il racconto di Becky, infermiera volontaria a Gaza, di cui pubblichiamo la testimonianza grazie a Save The Children: «Quando sono arrivata a Gaza per la prima volta, sono rimasta completamente sconvolta da ciò che ho visto. Pensavo di essere preparata perché avevo seguito le notizie e guardato le immagini.


Ma niente ti prepara a ciò che significa davvero essere lì, a Gaza. C’erano edifici distrutti tutt’intorno a me e macerie ovunque. Molti bambini vagavano sopra le rovine, rovistando tra i cumuli di spazzatura, cercando qualcosa da mangiare. In questo momento è davvero difficile procurarsi qualsiasi cosa a Gaza».


«Una delle cose di cui avevamo davvero davvero bisogno – spiega Becky – era un antidolorifico più forte per i bambini. Avevamo paracetamolo e ibuprofene che potresti prendere per il mal di testa, ma li abbiamo usati anche per trattare il dolore dei bambini a cui erano stati amputati gli arti. Penso che sia stato il momento più drammatico di tutti. Non è giusto. Non è giusto che ci siano bambini con ferite devastanti che non hanno accesso agli antidolorifici».


E ancora: «Uno dei bambini che ho incontrato mentre ero lì era una ragazzina di 13 anni che si era rifugiata a casa di sua zia quando è stata bombardata. Ha perso diversi dei suoi fratelli e la gamba destra nell’esplosione. Alla fine, è riuscita ad emergere dalle macerie ed è stata portata all’ospedale di al-Shifa. Mentre era lì, anche l’ospedale è stato bombardato, quindi le ferite si sono infettate ed è stata trasferita all’ospedale da campo dove lavoravo.


Era in preda all’agonia; non riusciva a guardare il suo moncherino o a toccarlo. Era semplicemente troppo angosciante per lei. A Gaza, ho visto molti bambini feriti dalle esplosioni delle bombe. Molti di loro avevano perso uno o più arti. Sembra di avere le mani legate quando non puoi fare ciò che potresti facilmente fare a casa o in un altro contesto».


E le sofferenze di quei bambini, ovviamente, non sono solo fisiche: «Il disagio psicologico a cui ho assistito tra i bambini e i giovani – racconta l’infermiera – non ha eguali. Hanno bisogno di un enorme supporto per la salute mentale. A questi bambini è stata completamente stravolta la vita che oggi è irriconoscibile rispetto a quella precedente. Ogni giorno senti le bombe cadere e il fuoco delle mitragliatrici. Spesso puoi sentirlo perché la terra trema, soprattutto la sera e durante la notte. Significa che le bombe si stanno avvicinando e quei momenti sono terrificanti. 


Ho lavorato in diversi altri contesti umanitari e di emergenza, sono stata anche in Ucraina, un’altra zona di conflitto. Ma Gaza è come nient’altro io abbia mai visto prima, sia in termini di esigenze sanitarie che in termini di contesto umanitario nel suo complesso. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, dal 7 ottobre sono stati uccisi più di 14 mila bambini, e circa la metà di questi non è ancora stata identificata».

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