Non si trovano più infermieri? Non si riesce più a convincerli ad accettare certe condizioni a dir poco umilianti? L’attrattività professionale dell’infermieristica italiana è paragonabile a quella di un lavoro in miniera? Gli appelli alla vocazione, alla missione e al sacrificio non bastano più?
Ebbene… In questo desolante panorama, anziché aumentare gli stipendi per avvicinarli a quelli del resto d’Europa, rivoluzionare la formazione, offrire ai neolaureati qualsivoglia possibilità di carriera vera e abbattere il demansionamento sistematico che umilia i lavoratori e che li rende finti professionisti agli occhi dell’utenza, in Italia ci si continua a stupire se ai concorsi per infermieri o alle assunzioni non si presenta più nessuno o quasi.
Stavolta è accaduto a Vicenza: «Dopo iconcorsi espletati dall’Azienda Zero – spiega la direttrice generale dell’Ulss 8 Berica Patrizia Simionato – abbiamo deliberato di assumerne 138, ma se ne sono presentati in servizio purtroppo soltanto 60. Gli altri hanno fatto scelte diverse. Per questo abbiamo fatto partire subito degli avvisi a tempo determinato per cercare quelli che mancano» (VEDI Il Giornale di Vicenza).
Eh, ma di fronte a certe “scelte diverse”, sempre più diffuse tra gli infermieri italiani (VEDI articoli Una ex infermiera: “Ho cambiato lavoro, ha vinto il sistema. Ora ho una vita migliore” e Da infermiera stressata a segretaria felice: “Non ce la facevo più, ora sto bene”), anche con degli avvisi a tempo determinato la vediamo dura…
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