CdL, a Trento 140 domande per 200 posti: “Bisogna intervenire sull’immagine sociale degli infermieri”


Un nuovo allarme sulla carenza di aspiranti infermieri, l’ennesimo, stavolta è arrivato da Trento. E a fare il punto sulla trite situazione, è stato l’Opi locale in una nota di qualche giorno fa firmata dal presidente Pedrotti: «Ieri, per il test di accesso al corso di laurea in infermieristica sede di Trento, su 200 posti disponibili, le domande di iscrizione sono state 140.


A fronte di una continua crescita dei posti a bando (20 in più rispetto all’anno accademico 2023/2024) per sostenere il costante aumento della necessità di cure infermieristiche ad una popolazione sempre più anziana, le domande di iscrizione al corso di laurea in infermieristica presentano un trend in costante calo negli ultimi anni e in caduta libera quest’anno».


Una vera e inarrestabile caduta libera. Come dimostrano i dati nazionali: nel 2014, 10 anni fa, le domande per l’ammissione al corso di laurea in Infermieristica in tutta Italia furono 28.935 per 15.999 posti disponibili; si laurearono poi 11.275 professionisti. Quest’anno, per 20.714 posti disponibili, le domande sono state solo 21.250.


«La gobba pensionistica – continua Opi Trento nella nota – si sta avvicinando: dei 4498 infermieri iscritti all’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento, 2003 (44,5%) hanno un’età fra i 46 e 60 anni. La previsione è che nei prossimi 10 anni circa 1.300 infermieri andranno in pensione, con una media di 130 infermieri all’anno, a cui si aggiungono le uscite, in progressivo e significativo aumento, per dimissioni volontarie dal sistema sanitario verso la libera professione, il privato, il vicino Alto Adige e verso l’estero».


Cosa bisogna fare per invertire la tendenza? Pedrotti non ha dubbi: «Dare valore all’infermiere, una professione essenziale per il sistema salute, altamente qualificata, ma non sempre percepita come tale. Dare valore significa intervenire in modo deciso sull’immagine sociale degli infermieri e sulle cause profonde della scarsa attrattività e capacità di trattenimento del sistema salute della nostra Provincia: difficili condizioni di esercizio professionale determinate da organici strutturalmente sottodimensionati, attività improprie richieste, difficoltà a coniugare vita privata e lavoro; scarso accesso a percorsi di carriera specialistica e dirigenziale; retribuzioni inadeguate ai livelli di responsabilità assunti (rispetto alla media dei Paesi OCSE lo stipendio italiano medio è inferiore dal 25 al 40%); riconoscimento del valore e delle competenze nella formazione infermieristica universitaria e continua e modelli organizzativi vecchi, che non tengono conto dell’evoluzione delle competenze degli infermieri».

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Alessio Biondino

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