Un po’ di storia … per rinfrescarci le idee
La proliferazione di figure ausiliarie assistenziali quali l’OTA (Operatore tecnico addetto all’assistenza), l’OSA (Operatore socio-assistenziale), l’ADEST (Assistente domiciliare e dei servizi tutelari) nel corso degli anni 80 e 90, ha comportato l’esigenza di far convogliare le competenze di natura assistenziale, tecnica e sociale in un unico profilo professionale: l’OSS (Operatore Socio Sanitario).
La figura dell’OSS vede la luce, quindi, con l’Accordo Stato Regioni del 22/02/2001, provvedimento attraverso il quale il Ministro della Salute, il Ministro per la Solidarietà Sociale, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano individuano il profilo dell’OSS e definiscono l’ordinamento didattico per i relativi corsi di formazione.
Le sfide sempre più complesse determinate dall’invecchiamento della popolazione e da esigenze di natura organizzativa soprattutto nei contesti di cura privati e domiciliari ha determinato, soltanto due anni dopo la creazione della figura dell’OSS, la creazione di un Operatore Socio Sanitario Specializzato (l’OSSS) con competenze più avanzate e in grado di svolgere atti di natura prettamente infermieristica, sotto la supervisione dell’infermiere o dell’ostetrica.
L’Accordo Stato Regioni del 16 gennaio 2003, infatti, disciplina la formazione della figura dell’OSSS.
A distanza di 20 anni, il Ministero della Salute decide, attraverso due decreti, di rivedere il profilo dell’OSS e di istituire il profilo professionale di Assistente Infermiere.
E’ importante evidenziare le motivazioni di questi due interventi così come riportate sui decreti:
PER LA REVISIONE DEL PROFILO OSS
La peculiarità della figura quale “operatore di interesse sanitario” tale da richiedere una specifica disciplina del processo formativo e dell’organizzazione dei relativi corsi funzionali e rispondenti ai risultati attesi;
PER L’ISTITUZIONE DELL’ASSISTENTE INFERMIERE
Confronto tra i vari profili
Vale la pena, sempre al fine di fare chiarezza, di addentrarci nella peculiarità di ogni figura professionale, mettendo a confronto le specificità di ciascuna, prima di esprimere qualsiasi parere e riflessione in merito all’iniziativa del Ministero della Salute.
A margine, rileviamo una piccola curiosità: il profilo dell’OSS-FC somiglia moltissimo a quello dell’Infermiere generico come descritto nel
DPR 14 marzo 1974, n. 225
La Formazione
La formazione dell’OSS e dell’OSSS è, e sarà nel caso dell’ASSISTENTE INFERMIERE, demandata per decreto alle Regioni. Ogni Regione ha selezionato numerose agenzie di formazione. Si è sviluppato, pertanto, uno scenario alquanto disomogeneo per ciò che riguarda i contenuti dei programmi didattici.
Addentrarsi in questo panorama non è semplice ed è consigliabile procedere per gradi, partendo sempre da quanto stabilito dai relativi decreti e dagli accordi Stato-Regioni. Relativamente alla durata, è previsto che i corsi siano sono strutturati nel seguente modo:
Le rispettive aree disciplinari sono:
Sulla base dei suddetti punti fermi, ciascuna Regione ha provveduto ad accreditare numerosi enti di formazione privati, aprendo le porte ad una competizione per l’accaparramento della domanda attraverso la differenziazione dell’offerta didattica e del costo del corso.
Nell’impossibilità di analizzare nel dettaglio una mole così grande di dati, è tuttavia fondamentale sottolineare che tale disomogeneità formativa si traduce in una disomogeneità di competenze e professionalità e alimenta dubbi sulla adeguatezza dei programmi didattici rispetto alle sfide di salute e assistenza socio-sanitaria della società attuale e delle organizzazioni dei contesti di cura in cui gli amministratori devono conciliare sempre di più bisogni assistenziali e bilanci aziendali.
Il dibattito
FNOPI
Secondo la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), l’Assistente Infermiere non è pensato per sostituire gli infermieri, ma per potenziare e rendere più efficiente il loro lavoro, rispondendo in maniera concreta alle nuove sfide del settore sanitario.
FNOPI ritiene che questa figura rappresenti l’evoluzione naturale delle precedenti figure di supporto, con compiti definiti dagli infermieri nelle aree a bassa complessità clinica.
L’istituzione dell’Assistente Infermiere arriva parallelamente all’introduzione delle lauree magistrali ad indirizzo clinico abilitanti, che saranno presto emanate. La FNOPI sottolinea come il completamento di questi nuovi percorsi formativi richieda un ulteriore impegno da parte del Ministero competente: in tal senso, ci aspettiamo un ultimo sforzo da parte del Ministero competente per completare il percorso di attivazione dei nuovi percorsi formativi.
La FNOPI, inoltre ritiene che ora sia necessario un cambio di paradigma nell’organizzazione del lavoro, perché a modelli invariati non si riuscirà più a dare una risposta assistenziale adeguata.
Uno dei principali vantaggi dell’introduzione dell’Assistente Infermiere sarà l’eliminazione delle attuali aree grigie nel sistema di assistenza infermieristica.
A differenza delle figure di supporto precedenti, la formazione di questo nuovo ruolo sarà uniforme su tutto il territorio nazionale, sotto la responsabilità diretta degli infermieri.
L’infermiere potrà così realizzare una vera pianificazione assistenziale e attuare un processo decisionale declinato nell’applicazione del sapere infermieristico e nell’attribuzione di attività tecniche. FNOPI evidenzia che l’introduzione di questa figura rappresenta una risposta strutturale ai problemi del sistema assistenziale, che non può essere risolto solo aumentando il numero di operatori.
La soluzione ai problemi dell’assistenza non può legarsi a una valutazione quantitativa della forza lavoro, ma deve essere risolta con l’innovazione dei modelli organizzativi.
FNOPI auspica che questa trasformazione porti a una riqualificazione economica per tutti gli infermieri, con stipendi differenziati in base alle competenze e ai ruoli, garantendo il giusto riconoscimento professionale in un contesto di filiera assistenziale completamente rinnovato.
L’Assistente Infermiere non sarà solo una figura di supporto, ma un elemento chiave per affrontare le nuove esigenze del sistema sanitario, assicurando un’assistenza di qualità e una gestione più efficiente delle risorse.
MIGEP (Federazione Nazionale delle Professioni Sanitarie e Socio-sanitarie) / STATI GENERALI OSS
Pur consapevoli delle difficoltà che il sistema sanitario sta affrontando: carichi di lavoro insostenibili, difficoltà nel garantire i tempi e modalità di assistenza e cura, sovramansionamento dell’operatore socio sanitario, pur comprendendo l’urgenza di affrontare la carenza di personale sia infermieristica che di OSS, la Migep e gli Stati Generali OSS spiegano la loro presa di posizione contro l’istituzione della figura dell’Assistente Infermiere in 10 punti:
1. Creazione di una figura ibrida non definita giuridicamente ed economicamente
La proposta di una nuova figura come “l’Assistente Infermiere” crea una sovrapposizione di ruoli senza alcun riconoscimento giuridico-economico, generando soltanto confusione tra i professionisti e aumentando il rischio di conflittualità all’interno delle équipe sanitarie.
2. Il danno alla figura dell’OSS.
L’OSS subirà un carico di lavoro maggiore espressamente infermieristico, con un aumento dello stress e della responsabilità lavorativa, divenendo sempre più subordinato agli infermieri e agli ordini professionali. Tale scenario si tradurrebbe in un peggioramento delle condizioni lavorative.
3. Nessuna formazione coerente.
Le ore di formazione restano sostanzialmente le stesse per l’operatore socio sanitario e troppo esigue per l’Assistente Infermiere. Il titolo conseguito a termine del percorso resta un attestato di qualifica professionale. Non si punta ad una preparazione più approfondita né all’ottenimento di un diploma così come accade nella Comunità Europea, e non si comprende perché non si prevede un ordinamento teorico e un tirocinio pratico uniforme sul territorio nazionale nei contenuti e nelle ore di lezione e di tirocinio determinato da un intesa Stato- Regioni affidando la formazione alle Aziende Sanitarie sedi di corsi di laurea per infermieri.
4. Riconoscimento economico nullo.
Non è concepibile attribuire nuove competenze senza prevedere un corrispettivo adeguato in termini di riconoscimento economico. Un’evoluzione del ruolo professionale deve essere accompagnato da una valorizzazione economica che attualmente non appare presente in questa proposta.
5. Nessuna copertura assicurativa.
L’operatore socio sanitario e l’Assistente Infermiere non avranno alcun obbligo di assicurazione professionale, né contro la colpa grave, non rientrando tra le tutele della legge Gelli-Bianco.
6. Sovramansionamento legalizzato
L’introduzione di questa figura rischia di formalizzare e legalizzare il già purtroppo presente sovramansionamento dell’Oss, legittimando l’assegnazione di compiti sempre più complessi senza un’adeguata formazione né, lo ribadiamo, il giusto riconoscimento. Questo mina i principi fondamentali di tutela e sicurezza del lavoro.
7.Favoritismo verso le strutture private.
La riforma, così come concepita, va a favorire esclusivamente le cooperative – RSA – strutture private, che vedrebbero aumentare il proprio potere gestionale e contrattuale a scapito dei lavoratori.
8. Valorizzazione delle professioni esistenti
Continuano a non essere valorizzate tutte le professioni esistenti, messe a esaurimento (inf. Generici, puericultrici) senza che possano essere realmente recuperate ma, le loro competenze vengono assorbite nella nuova figura “tuttofare” senza una buona preparazione anche in puericultura.
9. Istituzione dell’area delle professioni socio-sanitarie
Non riusciamo a comprendere perché il Ministero e le Regioni non vogliano prendere atto delle leggi promulgate a favore dell’area socio-sanitaria e continuino invece a portare avanti la figura di un operatore tecnico di interesse sanitario, ex legge 1/2000. La nuova figura intermedia, qualsiasi essa sia, dovrebbe in primis necessariamente ricoprire l’area socio-sanitaria.
10. Equipollenza dell’Oss FC.
La dichiarata equipollenza dell’Oss FC in l’A.I. genera confusione, poiché quest’ultimo ha una formazione potenzialmente ambigua e non sufficiente aumentando il rischio contenzioso sanitario. È necessario richiedere il requisito del diploma di scuola secondaria superiore.
E in alternativa propongono:
un sistema sanitario basato sulle professionalità solide e competenze ben definite per garantire ai cittadini la qualità che meritano. Non si dichiarano contrari ad elevare l’evoluzione dell’Oss anche prevedendo l’evoluzione in un nuovo profilo. Hanno già presentato due disegni di legge (Assistente socio sanitario – Assistente alla Salute) per contrastare da una parte il sovramansionamento dell’oss e dall’altra il sottomansionamento o demansionamento dell’infermiere.
Ritengono anche che l’unico modo per affrontare queste sfide sia una riorganizzazione complessiva del panorama delle professioni sanitarie e socio sanitarie, che parta da una revisione profonda del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL).
Propongono di sfruttare l’offerta formativa degli Istituti Socio Sanitari eliminando la frammentazione della formazione Regionale e puntando al diploma di qualifica attraverso un rinnovamento e un’evoluzione complessiva della professione socio sanitarie.
Riflessioni sull’Assistente Infermiere
La complessità di gestione della Sanità italiana da sempre rappresenta una sfida per i legislatori e per gli amministratori. Lo testimoniano le varie riforme e i vari provvedimenti che si sono succeduti nel corso degli ultimi quaranta anni.
Sotto il profilo demografico, l’invecchiamento della popolazione ha aggiunto criticità ad un sistema improntato principalmente ad un accentramento delle cure e dell’assistenza in ambito ospedaliero.
Lo sviluppo di un’assistenza domiciliare semplice o integrata, fondamentale per le caratteristiche della popolazione, sembra, invece, procedere ad una velocità inadeguata rispetto alle reali esigenze. Il territorio nazionale così variegato, fatto di città molto grandi contrapposte a realtà rurali o montane e una gestione della sanità non centralizzata, bensì affidata alle Regioni, contribuiscono a disegnare una sanità territoriale a macchia di leopardo in termini di capacità di presa in carico ed efficienza.
Nel corso degli anni si è cercato di accorpare le varie figure ausiliarie specializzate nell’assistenza in ambito sanitario e in ambito sociale in un’unica figura che, per formazione, potesse svolgere le proprie mansioni a prescindere dal contesto (ospedaliero/territoriale – sanitario-sociale). Nel 2001, pertanto, vede la luce il profilo professionale dell’Operatore Socio-sanitario.
I nuovi decreti relativi alla revisione del profilo dell’OSS e all’istituzione dell’Assistente Infermiere, nascono, alla luce delle motivazioni addotte, per fronteggiare le necessità di salute attuale della popolazione adulta e anziana fragile e alla “necessità di adottare modelli organizzativi innovativi nei quali integrare operatori qualificati con competenze specifiche che possano collaborare in ambito sanitario e socio-sanitario con la professione infermieristica e ad integrazione équipe multidisciplinari”.
La prospettiva di introdurre le lauree magistrali infermieristiche ad indirizzo clinico, lascia intravvedere la possibilità di aggiungere nuovi profili professionali nell’imminente futuro che torneranno a stratificare eccessivamente l’offerta assistenziale all’utenza.
Non è certo che la sottile differenza tra i “mandati” delle varie figure e, talvolta, la sovrapposizione di compiti specifici delineati dai profili professionali, possa e potrà rendere più efficace la gestione dell’assistenza.
La mancata indicazione di un riconoscimento professionale e soprattutto economico da parte dei decreti non renderà semplice la collocazione della figura professionale giusta nel contesto giusto e non renderà “appetibile” il conseguimento di una qualifica aggiuntiva da parte degli OSS (e forse neanche da parte degli Infermieri per quanto concerne le lauree specialistiche), oltretutto a seguito di un investimento economico personale.
La suddivisione delle rispettive responsabilità tra Infermiere e Assistente Infermiere è un altro punto cruciale: una formazione che non preveda lo studio delle patologie e della farmacologia potrebbe esporre al rischio di un aumento di errori nella terapia, in termini di riconoscimento dei presupposti clinici che determinano la valutazione di una opportuna somministrazione di un farmaco prescritto, di intercettazione di prescrizioni errate e di riconoscimento di eventuali eventi avversi.
L’introduzione della figura dell’Assistente Infermiere sembra a tutti gli effetti un tentativo di risolvere la carenza di personale infermieristico a costo zero: trasformando con il minimo sforzo (viste le ore di formazione previste e in assenza di un riconoscimento economico) un esercito di OSS in Mini-infermieri a vantaggio di aziende sanitarie, strutture private e di agenzie di formazione, ma a scapito dell’utenza che non vedrà garantita l’unica cosa che conta: la qualità dell’assistenza.
La realtà vissuta da tutti i professionisti in campo (talvolta un vero e proprio campo di battaglia) racconta un’altra storia. Una storia forse sconosciuta a coloro che cercano di trovare soluzioni ad una sanità gravemente malata.
È una storia scritta da PROFESSIONISTI diversi che, grazie alle loro solide competenze e al loro senso di responsabilità, COLLABORANO per garantire all’utenza la migliore assistenza, tra carenze organizzative e strutturali. La recente pandemia ha dimostrato il vero valore di tutti questi professionisti che meriterebbero un riconoscimento economico maggiore ed un rafforzamento degli organici.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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