Microclima ospedaliero: cos’è e perché è fondamentale

Dario Tobruk 11/10/24
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Tra i vari aspetti di una corretta assistenza l’attenzione ad un adeguato microclima ospedaliero è tra i più importanti e meriterebbe una maggiore consapevolezza da parte di tutti i professionisti sanitari che si occupano di pazienti in reparti, strutture e persino a domicilio. In questo articolo forniremo una panoramica sui basilari per poter garantire un microclima adeguato ai bisogni dei nostri assistiti e poter in questo modo migliorare la loro esperienza di presa in carico, cura e guarigione.

Indice

Che cosa è il microclima ospedaliero?

Per microclima ospedaliero si intende, nell’ambito dell’assistenza ospedaliera, l’insieme di tutti quei parametri ambientali, fisici e microbiologici che caratterizzano le condizioni di scambio termico fra un ambiente confinato come quello ospedaliero, o di qualsiasi struttura sanitaria, e un individuo in cui vi si trova confinato per ragioni di salute (paziente) o per lavoro (medico, infermiere, oss e tutti gli altri professionisti sanitari) e che determinano il cosiddetto “benessere termico”.

L’organismo umano lavora costantemente per mantenere il bilancio termico in equilibrio, conservando una temperatura interna ideale grazie ai processi di omeostasi termica. Nel contesto di microclima ospedaliero, diversi fattori influenzano questo delicato bilancio: la temperatura dell’aria, l’umidità relativa, la ventilazione, il calore radiante (proveniente da apparecchiature o pareti), il tipo di attività svolta e l’abbigliamento di pazienti e personale.

Per raggiungere il benessere termico in ambito ospedaliero, il microclima deve bilanciare la quantità di calore prodotta dal corpo e quella ceduta o assunta dall’ambiente, regolata tramite la sudorazione e la respirazione.

In caso di squilibrio nel bilancio termico, come durante un’ondata di calore o in ambienti chiusi senza un adeguato microclima, il corpo attiva i meccanismi termoregolatori per ristabilire la temperatura entro i limiti di sicurezza per le funzioni vitali. Tuttavia, se l’impegno richiesto diventa eccessivo, si può incorrere in condizioni di stress termico, un rischio importante per la salute nei contesti di degenza e cura.

In condizioni di microclima ospedaliero sfavorevoli, una prolungata esposizione al caldo può favorire lo sviluppo di vere e proprie patologie, come il colpo di calore, soprattutto se l’esposizione non viene ridotta in tempo. Anche un impegno minore dei meccanismi di termoregolazione può generare situazioni di disagio termico, percepite come fastidio o sensazione di caldo, nelle quali la sensibilità individuale gioca sempre un ruolo significativo.

Per mantenere l’organismo in condizioni ottimali, la temperatura corporea dovrebbe restare stabile attorno ai 37°C. Quando la temperatura esterna supera di molto quella interna, come avviene in situazioni di stress da calore, il corpo risponde aumentando la sudorazione e regolando la circolazione sanguigna, con effetti visibili sull’epidermide.

Tuttavia, oltre un certo limite, il corpo non riesce più a garantire un bilanciamento termico efficace, e la temperatura corporea può iniziare a salire pericolosamente. In condizioni estreme, questo squilibrio può evolvere in colpo di calore, una condizione critica che rappresenta una seria minaccia per la vita o che può portare a danni irreversibili.

La gestione di un microclima ospedaliero adeguato diventa quindi essenziale per prevenire questi rischi e garantire un ambiente sicuro.

Il microclima durante la stagione estiva

L’estate porta con sé numerose sfide per il comfort del paziente, in particolare nei contesti ospedalieri. Gli elementi chiave del microclima interno – temperatura, umidità e ventilazione – subiscono spesso alterazioni significative che possono protrarsi nel tempo. Queste variazioni non solo creano disagio generale, ma possono rappresentare un rischio concreto per individui particolarmente vulnerabili come anziani, pazienti fragili, persone affette da malattie croniche, bambini nei primi anni di vita e donne in gravidanza.

Le condizioni possono aggravarsi ulteriormente in abitazioni caratterizzate da forte esposizione solare, ventilazione inadeguata e scarso isolamento termico, situazioni che possono portare la temperatura interna a livelli superiori a quella esterna. Per affrontare queste criticità, è essenziale adottare una serie di accorgimenti pratici ma efficaci durante i picchi di calore estivo.

Questi interventi sono finalizzati non solo a ottimizzare le condizioni climatiche interne agli edifici, ma soprattutto a salvaguardare il benessere e l’incolumità dei residenti, con particolare attenzione alle categorie più sensibili. Alcuni interventi da attuare sono:

  • L’utilizzo di sistemi di climatizzazione rappresenta un intervento significativo per il miglioramento delle condizioni ambientali domestiche. Gli impianti di aria condizionata, quando correttamente dimensionati e mantenuti, giocano un ruolo fondamentale nel garantire livelli ottimali di comfort ospedaliero e sicurezza negli spazi sanitari, specialmente durante i periodi di caldo intenso.
  • Un metodo naturale per migliorare il comfort termico è l’ottimizzazione della ventilazione naturale. È consigliabile aprire le finestre durante i momenti della giornata in cui la temperatura esterna è più mite, tipicamente nelle ore notturne. Questa pratica favorisce il ricambio dell’aria interna con quella esterna più fresca, contribuendo a un microclima ospedaliero più gradevole.
  • Una soluzione efficace e di facile attuazione consiste nell’installazione di sistemi di schermatura per le aperture vetrate. Si possono utilizzare diverse tipologie di protezioni, come tende interne o dispositivi oscuranti esterni regolabili, tra cui persiane o veneziane, che permettono di modulare l’ingresso della luce solare.

  • La permanenza in ambienti climatizzati, specialmente nelle ore più calde, rappresenta una strategia efficace per ridurre l’impatto negativo delle alte temperature sulla salute.

    Questo approccio minimizza lo stress sul sistema di termoregolazione corporea, garantendo condizioni di comfort ottimali. È importante comprendere la distinzione tra diversi dispositivi di raffrescamento: mentre i sistemi di aria condizionata effettivamente abbassano la temperatura ambientale, i ventilatori meccanici si limitano ad accelerare il movimento dell’aria.

    Questi ultimi, pur offrendo una sensazione di sollievo attraverso la riduzione della temperatura percepita, possono aumentare la sudorazione e il conseguente rischio di disidratazione se non si assume una quantità adeguata di liquidi. Per questo motivo, è sconsigliato dirigere il flusso d’aria direttamente sul corpo, particolarmente quando la temperatura supera i 32°C, poiché in queste condizioni i ventilatori possono risultare non solo inefficaci ma potenzialmente dannosi.

    La corretta gestione dei sistemi di climatizzazione è fondamentale per massimizzarne i benefici e minimizzarne i rischi. Una manutenzione inadeguata può compromettere non solo l’efficienza dell’impianto, ma anche trasformarlo in una potenziale fonte di contaminanti, rumore e vibrazioni. È inoltre essenziale considerare l’efficienza energetica: per una stanza di 20 metri quadri, si consiglia l’utilizzo di un condizionatore con un consumo inferiore a 1 kWh.

    Per ottimizzare l’uso degli impianti di climatizzazione, sia in termini di efficacia nella protezione dalla calura che di risparmio energetico, si raccomandano alcune tra le raccomandazioni fornite dal Ministero della Salute:

  • Mantenere le finestre chiuse durante l’utilizzo dei condizionatori;
  • Installare sistemi di oscuramento come tende scure, persiane o tapparelle alle finestre dei locali climatizzati, limitando così l’esposizione diretta alla radiazione solare;
  • Evitare di impostare temperature interne eccessivamente basse rispetto all’ambiente esterno. La temperatura ideale per il benessere fisiologico si attesta tra i 25 e i 27°C; regolazioni inferiori comportano un aumento significativo dei consumi energetici ed espongono a pericolosi sbalzi termici.
  • Per i pazienti particolarmente fragili, è consigliato adottare l’abitudine di coprirsi adeguatamente durante il passaggio tra ambienti con differenze significative di temperatura, in particolare da zone calde a quelle più fresche e ventilate, in modo da attutire lo shock termico negativo;
  • In aree geografiche dove l’umidità rappresenta il problema principale, senza temperature particolarmente elevate, l’utilizzo di un deumidificatore può costituire un’alternativa efficace e più economica rispetto al condizionatore per ottimizzare il comfort ambientale;
  • Per garantire un comfort ottimale del microclima, la velocità dell’aria negli spazi abitati non dovrebbe superare i 0,15 metri al secondo;
  • Microclima ospedaliero: qualità dell’aria in ospedale

    Sebbene l’inquinamento atmosferico sia universalmente riconosciuto come una minaccia per la salute, accettare che anche l’aria delle abitazioni possa essere pericolosa è un concetto difficile da digerire. Questo deriva dalla percezione diffusa che l’ambiente domestico offra una protezione dagli agenti aggressivi esterni.

    Tuttavia, nei Paesi sviluppati, sta emergendo una questione cruciale per la salute pubblica: l’aria degli ambienti chiusi non industriali (come abitazioni, scuole, uffici, locali di svago e luoghi pubblici) risulta spesso molto più inquinata di quella esterna.

    La rilevanza del problema è amplificata dal fatto che le persone trascorrono fino al 90% del proprio tempo all’interno di questi ambienti. Questa realtà richiede quindi una maggiore consapevolezza e l’adozione di misure volte a migliorare la qualità dell’aria interna per proteggere la salute pubblica.

    La contaminazione dell’aria negli ambienti chiusi è il risultato di molteplici fattori. Tra questi, l’utilizzo estensivo di energia elettrica e tecnologie correlate, l’introduzione di nuovi prodotti inquinanti nel settore edilizio e la progettazione spesso inadeguata in termini di soluzioni tecniche efficaci. Inoltre, le misure per il risparmio energetico negli edifici, limitando i ricambi d’aria, contribuiscono a un accumulo di inquinanti.

    Anche il minore interesse verso l’igiene edilizia e le mutate abitudini di vita, che vedono una frequente sottovalutazione delle pulizie, oltre all’uso massiccio di prodotti chimici (come insetticidi, deodoranti, detersivi), aumentano ulteriormente il carico di inquinanti interni.

    Oltre ai contaminanti di origine chimica – monossido e biossido di carbonio, benzene, stirene, naftalene, composti organici volatili, formaldeide, toluene, xilene e ossidi di azoto – si rilevano inquinanti fisici, come i campi elettromagnetici, e contaminanti biologici, tra cui muffe, batteri, funghi e pollini.

    Ne risulta una complessa miscela di vecchi e nuovi contaminanti che permea l’aria all’interno degli edifici. Le conseguenze di un microclima non idoneo per la salute sono significative, spaziando da disturbi temporanei come malessere generale e irritazioni, all’aggravarsi di allergie fino a condizioni più gravi, come patologie oncologiche.

    Dall’analisi appena esposta, emerge la necessità di un microclima controllato all’interno degli ambienti chiusi, dove le persone trascorrono oltre due terzi della giornata. Questo microclima deve favorire condizioni ottimali per la salute fisica ed emotiva, evitando anomalie che possano compromettere il benessere.

    I principali parametri che influenzano la qualità dell’aria e indicano eventuali situazioni di discomfort ambientale sono:

  • Temperatura interna: ideale sotto i 22°C. Temperature superiori possono favorire il discomfort termico.
  • Umidità relativa: deve rimanere sopra il 30% in inverno, mentre in estate si consiglia un intervallo tra il 50% e il 70% per evitare disagi legati alla secchezza dell’aria o all’umidità eccessiva. I sistemi di umidificazione, se non adeguatamente gestiti, possono infatti introdurre ulteriori problematiche.
  • Ventilazione: un sistema di ventilazione efficace è essenziale per limitare l’accumulo di inquinanti interni. Attenzione va posta sulla quantità di aria ricircolata e sui trattamenti dell’aria stessa.
  • Velocità dell’aria: percezioni come “aria stagnante” o corrente dipendono dalla sensibilità individuale e incidono sul comfort del paziente in ospedale.
  • Illuminazione artificiale: un’illuminazione mal distribuita, con scarso contrasto o intensità luminosa eccessiva, può causare stress visivo e influire sulla qualità del microclima ospedaliero.
  • Rumore: sia quello interno che esterno impatta sul benessere, sulla concentrazione e sulla sfera emotiva.
  • Vibrazioni: vicinanze a fonti di vibrazioni, come il traffico pesante, possono causare disturbi fisici, dall’irritabilità agli affaticamenti oculari.
  • Ioni: la carenza di ioni negativi, spesso dovuta a fonti inquinanti, può contribuire a un malessere generale.
  • Infine, è fondamentale ricordare la variabilità individuale nella percezione del comfort: a condizioni ambientali simili, le sensazioni di benessere o malessere possono variare da persona a persona, influenzate dall’attività fisica e dalla sensibilità personale.

    Microclima e i contaminanti fisico-chimici e biologici

    Un altro aspetto cruciale del microclima ospedaliero e domestico è la qualità dell’aria, o purezza, che può essere compromessa da diversi inquinanti, sia chimici che biologici. All’interno delle abitazioni, le fonti di questi inquinanti possono includere stufe a cherosene, apparecchi a gas mal mantenuti, materiali sintetici come gomma e lana, isolanti in schiuma a base di urea-formaldeide e persino componenti edilizi come rocce e serre. Pavimenti, tappeti, arredi e altri materiali domestici contribuiscono ulteriormente al carico inquinante.

    Contaminanti fisico-chimici

    Gli inquinanti di natura fisico-chimici presenti nell’aria si classificano in diverse categorie:

    • Gas e vapori: monossido e biossido di carbonio (CO, CO₂), ossidi di zolfo (SOₓ), ossidi di azoto (NOₓ), composti organici volatili (VOC), ozono;
    • Radiazioni ionizzanti: come il radon e i suoi prodotti di decadimento;
    • Radiazioni non ionizzanti: comprendenti radiazioni UV e campi elettromagnetici;
    • Inquinanti biologici: quali muffe, funghi, batteri, virus, protozoi e materiale organico di origine animale o vegetale (pollini);
    • Particolato e fumo di tabacco: particelle sospese come fibre e polvere, che possono contribuire a irritazioni respiratorie e allergie, soprattutto se di diametro inferiore ai 10 μm.

    Questi contaminanti hanno effetti variabili sull’organismo umano, da sollecitazioni sensoriali (come gli odori) a reazioni fisiologiche (come cefalea e affaticamento) e fino a effetti biologici rilevanti, quali irritazioni oculari, reazioni allergiche e, in alcuni casi, patologie mutagene o cancerogene.

    Contaminanti biologici

    Microrganismi, tra cui muffe, batteri e spore fungine, trovano un ambiente ideale per la proliferazione in aree umide, spesso causate da impianti di condizionamento poco igienizzati, superfici condense o scarse condizioni di ventilazione. La proliferazione di muffe rappresenta un rischio significativo, favorendo una vasta gamma di sintomi respiratori e reazioni allergiche.

    Soprattutto in ambienti dalle temperature più basse, come case con isolamento termico inadeguato o soggette a ponti termici, la crescita delle muffe può essere aggravata dalla scarsa traspirazione delle pareti.

    Gli impianti di condizionamento, se non correttamente mantenuti, possono divenire una sorgente primaria di contaminazione biologica, ospitando batteri nelle componenti con acqua stagnante, come torri evaporative e batterie di raffreddamento. In questi ambienti, la proliferazione di spore, polveri e VOC diventa un serio rischio, che può trasformare l’impianto stesso in una fonte di allergie, cefalee, irritazioni bronchiali e, nei casi più gravi, infezioni batteriche ad elevato rischio per le persone.

    Tutti questi fattori rendono la gestione del microclima ospedaliero una priorità assoluta per tutti gli operatori sanitari. Nonostante l’aspetto spesso invisibile dei fattori che influenzano l’ambiente in cui lavoriamo e assistiamo i nostri pazienti, è fondamentale avere consapevolezza di come piccoli interventi possano fare la differenza e ricevere l’attenzione che meritano. Conoscerli è quindi il primo passo; il secondo è agire per migliorarli.

    Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook Instagram)


    Bibliografia e fonti:

  • Come migliorare il microclima delle abitazioni durante l’estate – Regole per l’uso corretto degli impianti di aria condizionata. Ministero della Salute (2011).
  • D. Rossi (2011). Il microclima in ambito ospedaliero. Ascca News • Aprile/Giugno n°2 • 2011
  • Principali rischi in ambito ospedaliero. ASL CN2 (s.d.).
  • F. Comincini. Manuale di assistenza familiare. ASL Brescia (2008).
  • Dario Tobruk

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