Come gestire la stitichezza: cause, sintomi e soluzioni

Dario Tobruk 19/10/24
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La stitichezza è un disturbo comune, soprattutto nelle persone anziani e nelle donne, e che può influenzare la qualità della vita di molte persone. Comprendere le sue cause e attuare una corretta gestione è fondamentale per alleviare i sintomi e prevenire le complicanze.

Esistono diversi rimedi e terapie farmacologiche che possono migliorare il transito intestinale, ma la chiave sta nel riconoscere le abitudini quotidiane che possono favorirla e correggerle. Scopri in questo articolo come affrontarla, dalle cause più comuni ai migliori rimedi per una gestione efficace e duratura del problema dell’alvo stitico.

Indice

Che cos’è la stitichezza

La stitichezza, conosciuta anche come stipsi, è una condizione di alterazione dell’alvo che si manifesta con una ridotta frequenza della defecazione e una difficoltà correlata nel completare l’evacuazione.

In un quadro di normalità, il ritmo di evacuazione può variare tra una o due volte al giorno fino a una ogni due o tre giorni. Tuttavia, quando passano più di tre giorni senza defecare, o si avvertono forti sforzi per espellere le feci, si può parlare di alvo stitico.

Sintomi e complicanze della stitichezza

La defecazione in caso di stitichezza è spesso associata a dolore, crampi e a una persistente sensazione di svuotamento incompleto dell’intestino. Nei giorni che precedono l’evacuazione, possono manifestarsi gonfiore addominale, senso di discomfort e crampi.

Le feci, in questi casi, tendono ad essere dure e secche, rendendo l’espulsione più difficoltosa e disagevole. Nei casi di stitichezza prolungata, può formarsi un’ostruzione fecale, nota come fecaloma, ovvero una massa fecale compatta che impedisce l’evacuazione.

La rimozione del fecaloma richiede spesso interventi come clisteri, enteroclismi o, nei casi più complessi, tecniche manuali di estrazione.

I ripetuti sforzi per espellere le feci possono portare poi alla comparsa di emorroidi, ovvero la dilatazione delle vene nella zona rettale e anale, che si manifesta con dolore, sanguinamento e disagio durante la defecazione.

Un’altra complicanza frequente della stitichezza è rappresentata dalle ragadi anali, piccole lesioni o fessurazioni della pelle intorno all’ano. Se non trattate adeguatamente, queste possono infettarsi, causando sintomi aggiuntivi come dolore intenso, bruciore e gonfiore, sia a riposo che durante l’evacuazione.

Cause della stitichezza

Le cause della stitichezza sono numerose, e coinvolgono diversi fattori legati sia allo stile di vita che ad alcune condizioni mediche specifiche.

In molti casi, le abitudini alimentari e di attività fisica svolgono un ruolo centrale, ma vi sono anche cause più gravi, che possono essere legate a patologie gastrointestinali o condizioni psicologiche. Le principali cause della stitichezza sono:

  • Alimentazione povera di fibre: la fibra è essenziale per la salute, in quanto aumenta il volume e la morbidezza delle feci, facilitandone il transito intestinale. Una dieta carente di fibre, composta da cibi raffinati, come pane bianco, dolci o carne rossa, può rallentare il movimento intestinale.
  • Scarsa idratazione: l’insufficiente apporto di liquidi provoca feci secche e dure, difficili da espellere. L’acqua, infatti, ammorbidisce le feci, favorendo una defecazione agevole e meno traumatica. L’intestino, infatti, è deputato al recupero dei liquidi se questi non sono sufficienti alle funzioni essenziali dell’organismo le priverà al bolo intestinale e quindi alle feci che risulteranno dure e difficili da defecare.
  • Sedentarietà o ridotta mobilità: la mancanza di attività fisica rallenta il metabolismo e, di conseguenza, anche il transito intestinale. Nei giovani, la poca attività fisica, come nel caso di chi ha uno stile di vita sedentario o un lavoro d’ufficio, può portare a difficoltà evacuative. Negli anziani, la riduzione della mobilità e la dipendenza dal caregiver per la gestione quotidiana possono contribuire al problema.
  • Abuso di lassativi: l’uso frequente di lassativi può condizionare la capacità naturale dell’intestino di contrarsi, portando a un’alterazione della motilità. Questo abuso rende il colon meno responsivo, favorendo episodi di stitichezza quando i lassativi non vengono più utilizzati a causa dell’assuefazione dal rimedio purgante.
  • Effetti collaterali di altri farmaci: alcuni farmaci, come gli antidepressivi, gli oppiacei, gli anticolinergici e gli antiacidi contenenti alluminio, possono interferire con la motilità intestinale o la consistenza delle feci, inducendo stitichezza come effetto secondario.
  • Fattori psicologici e disturbi dell’umore: alcuni sintomi depressivi e stati d’ansia possono alterare il normale funzionamento dell’intestino, influenzando negativamente la motilità intestinale e riducendo l’attività peristaltica a causa di disposizioni psicosomatiche dell’asse intestino-cervello. A ciò si aggiunge spesso una minore sensibilità al bisogno di evacuazione, tipica nei casi di depressione.
  • Patologie gastrointestinali: disturbi come la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), la malattia diverticolare, ostruzioni intestinali e altre malattie strutturali o funzionali del colon possono contribuire significativamente alla stitichezza. Tali condizioni richiedono un approccio clinico specifico, poiché possono aggravarsi senza un trattamento mirato e non andrebbero gestite in autonomia con il rischio di peggiorare ulteriormente la situazione.

  • La stitichezza è quindi spesso il risultato di una combinazione di diversi e complessi fattori, ciascuno dei quali può contribuire a un’alterazione dell’alvo, della motilità e della funzione intestinale.

    La gestione della stitichezza può quindi richiedere interventi su più fronti: dal miglioramento delle abitudini alimentari e motorie alla revisione dell’uso di farmaci, senza trascurare il sostegno psicologico quando necessario.

    Tutti interventi che devono richiedere la consulenza del proprio medico e del proprio infermiere di famiglia.

    Prevenzione della stitichezza

    Per prevenire la stipsi o trattare la stitichezza già presente, è fondamentale iniziare con modifiche mirate allo stile di vita. Dopo aver indagato le cause specifiche con il proprio medico, è importante che la persona comprenda la correlazione tra abitudini scorrette e l’insorgenza della stitichezza. Di seguito, alcuni utili accorgimenti:

  • Alimentazione ricca di fibre: integrare nella dieta verdure, frutta fresca e secca, semi, cereali integrali (come il pane integrale) e legumi. La fibra è essenziale per aumentare la massa fecale e facilitare il transito intestinale. In caso di malnutrizione, è consigliabile consultare un dietologo o un nutrizionista per un piano alimentare personalizzato.
  • Idratazione: assumere almeno 6-8 bicchieri d’acqua al giorno (salvo restrizioni idriche prescritte dal medico, ad esempio in caso di insufficienza renale o scompenso cardiaco).
  • Attività fisica regolare: nelle persone giovani o negli anziani con buona mobilità, la sedentarietà dovrebbe essere assolutamente evitata, in quanto è un noto fattore di rischio per la stipsi. Per chi è autonomo, quindi, una camminata quotidiana di almeno 15 minuti, anche divisa in brevi sessioni, può favorire il transito intestinale.
  • Mobilità assistita: nei pazienti con mobilità ridotta, dove sembra difficile garantire un’attività fisica sufficiente, è comunque utile promuovere piccoli movimenti all’interno dell’abitazione o nei suoi pressi. Anche il semplice sollevamento alternato delle gambe può contribuire a migliorare la peristalsi.
  • Piccole abitudini: rispettare una routine giornaliera e mantenere orari regolari per l’evacuazione aiuta il corpo a sviluppare una regolarità naturale. In bagno, per assumere una posizione corretta può essere utile utilizzare uno sgabello per appoggiare i piedi, mantenendo le ginocchia più alte rispetto ai fianchi. Questa posizione aumenta la pressione addominale e favorisce l’evacuazione.
  • Rispettare le fragilità: è essenziale rispettare la privacy e dare alla persona il tempo necessario per evacuare senza fretta o ansia. È un gesto di cura quello di posizionare il paziente in decubito laterale sinistro, con le ginocchia piegate verso l’addome, facilitando l’utilizzo della muscolatura addominale e il movimento delle feci.
  • Assistenza agli anziani con deficit cognitivi: per il caregiver o sanitario, piccoli accorgimenti possono fare una grande differenza nel favorire il successo dell’evacuazione e ridurre il disagio. Ad esempio è importante assicurare il comfort dell’ambiente: un bagno confortevole, con una temperatura gradevole, può facilitare il rilassamento durante l’evacuazione. Per pazienti confusi o con deficit cognitivi, il caregiver può fornire istruzioni semplici, sia verbali sia paraverbali, come il supporto con gesti, per facilitare la seduta. Infine, dispositivi di supporto, come maniglie per sedersi e alzarsi, e un campanello per richiedere assistenza, possono migliorare il senso di sicurezza dell’anziano durante l’evacuazione.
  • Nei casi più gravi di dipendenza: nei casi di persone con mobilità molto limitata, se possibile, è spesso preferibile evitare la padella da letto, favorendo il trasferimento su una poltrona comoda predisposta per l’evacuazione. Inoltre, alla fine di ogni evacuazione, è importante praticare una corretta igiene perineale. Questo riduce il rischio di lesioni da pressione, prevenendo l’infiammazione dovuta agli enzimi proteolitici presenti nelle feci e il rischio di infezione.
  • Cosa fare in caso di stitichezza

    Se, nonostante l’applicazione di tutti gli accorgimenti per prevenire la stipsi, la persona continua a manifestare difficoltà o ridotta frequenza nell’evacuazione, è prima di tutto essenziale consultare il proprio medico.

    In questa fase, il medico valuterà ulteriori opzioni e fornirà indicazioni su come gestire la stitichezza. Oltre a ribadire l’importanza dei consigli precedenti, è possibile agire farmacologicamente attraverso:

    Lassativi
    Questi farmaci vengono somministrati per via orale e si suddividono in diverse categorie, a seconda del loro meccanismo d’azione:

  • Lassativi osmotici: agiscono richiamando acqua nell’intestino, ammorbidendo le feci e facilitandone l’espulsione.
  • Lassativi stimolanti: aumentano le contrazioni intestinali, accelerando il transito delle feci.
  • Lassativi emollienti o ammorbidenti: rendono le feci più morbide, riducendo il disagio
  • Lassativi di massa: aumentano il volume delle feci, stimolando la peristalsi

  • Clisteri
    Quando i lassativi risultano inefficaci, il medico può prescrivere l’uso di clisteri, ovvero all’introduzione di soluzioni liquide rettali con effetto purgativo. I clisteri possono variare in diverse formulazioni, ma è nel volume che potremmo maggiormente distinguerli in:

  • Microclismi: utilizzati per stimolare un’evacuazione rapida con piccole quantità di liquido.
  • Enteroclismi: prevedono l’introduzione di volumi maggiori di liquido, utilizzati in situazioni più complesse.

  • Per un corretto uso dei clisteri e per sapere come eseguirli in modo sicuro ed efficace, è sempre utile consultare il proprio infermiere o medico di fiducia.


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    È importante ricordare che l’uso di lassativi o di clisteri deve essere limitato nel tempo e finalizzato alla risoluzione temporanea del problema.

    Un utilizzo prolungato di questi metodi può portare a un peggioramento della stitichezza, rendendo l’intestino meno reattivo e riducendo la capacità di evacuare autonomamente.

    Per evitare dipendenze o complicanze, è fondamentale essere seguiti da un professionista sanitario, come un medico o un infermiere, per monitorare l’evoluzione della situazione e adattare le terapie in modo sicuro ed efficace.

    Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook Instagram)

    Dario Tobruk

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