La formazione degli Infermieri di Famiglia e Comunità in Italia e all’estero

Redazione 20/01/25

La figura dell’infermiere di famiglia e comunità rappresenta un pilastro cruciale per l’assistenza primaria, ma la sua formazione varia notevolmente a livello globale.

In Italia, questa professione, nonostante i recenti progressi, può considerarsi ancora in una fase di definizione, mentre in molti Paesi anglosassoni, come Stati Uniti e Regno Unito, il percorso formativo e le competenze sono ben consolidati e riflettono le diverse esigenze culturali, sanitarie e normative.

In questo articolo mostreremo alcuni percorsi già segnati a cui gli infermieri di famiglia italiani puntano per consolidare il loro impatto sulla salute pubblica.

Indice

La formazione dell’IFeC in Italia

In Italia, la formazione degli infermieri di famiglia e di comunità è ancora influenzata dalle variazioni normative e dalle politiche regionali. I percorsi accademici si concentrano prevalentemente su una formazione generalista, e l’introduzione di competenze specialistiche per il ruolo di infermiere di famiglia è spesso affidata a corsi post-laurea o a master specifici, o più spesso la formazione è in capo alle Regioni che si orientano in base a indicazioni istituzionali.

Le basi di questa formazione si fondano sul profilo di competenza proposto da AIFeC nel 2018, sui risultati del progetto europeo ENHANCE, sul Position Statement di FNOPI e sull’esperienza dei Master di I° livello in Infermieristica di Famiglia e Comunità offerti dalle Università italiane.

Sebbene il titolo preferenziale per questo ruolo dovrebbe essere un master universitario, la crescente necessità di IFeC prevista dalla Riforma dell’Assistenza Territoriale ha portato alla proposta di percorsi formativi regionali specifici, sviluppati in collaborazione con gli Atenei.

Questi percorsi permetterebbero l’acquisizione delle competenze minime necessarie e potrebbero essere riconosciuti come crediti formativi universitari per completare il Master.

Il modello formativo regionale più frequentemente scelto dalle istituzioni locali adotta un approccio blended, con 220 ore complessive, di cui 100 dedicate alla teoria, articolate in lezioni frontali (in presenza e a distanza) suddivise in tre moduli, e 100 ore di tirocinio pratico supervisionato da tutor qualificati. Le restanti 20 ore sono destinate a un project work. Gli infermieri devono completare almeno il 90% delle ore e superare un esame finale, valutato da una commissione che include rappresentanti regionali, aziendali e universitari.

Gli infermieri di Famiglia nel mondo anglosassone

Regno Unito: Il Modello del Public Health Nurse
Nel Regno Unito, gli infermieri di famiglia sono identificati con il titolo di Public Health Nurse (PHN) o District Nurse. Il percorso formativo prevede la registrazione come infermiere presso il Nursing and Midwifery Council (NMC), seguita da un’esperienza lavorativa minima e da un master accreditato, come il Specialist Community Public Health Nursing (SCPHN). Questo programma integra competenze avanzate in sanità pubblica, epidemiologia e leadership, con sottospecializzazioni che spaziano dall’assistenza pediatrica alle visite sanitarie domiciliari​​.

Stati Uniti: L’Avanzamento con il Family Nurse Practitioner
Negli Stati Uniti, l’infermiere di famiglia è un professionista di pratica avanzata, noto come Family Nurse Practitioner (FNP). La formazione include un percorso accademico che parte dal Bachelor of Science in Nursing (BSN), seguito da un master (Master of Science in Nursing, MSN) o un Doctor of Nursing Practice (DNP), con una forte enfasi su diagnostica avanzata, farmacologia e leadership clinica. Gli FNP lavorano spesso in autonomia, colmando il divario creato dalla carenza di medici di base, specialmente in aree rurali e poco servite​​.

Le aspettative formative degli IFeC italiani

Il divario tra Italia e Paesi anglosassoni è evidente non solo nei percorsi formativi, ma anche nell’organizzazione del lavoro e nel riconoscimento professionale. La carenza di un quadro normativo uniforme e di risorse specifiche limita le opportunità per gli infermieri italiani di accedere a ruoli avanzati o specializzati. Adottare modelli formativi più strutturati, come quelli del Regno Unito o degli Stati Uniti, potrebbe rappresentare una svolta per valorizzare questa figura e rispondere meglio alle crescenti esigenze sanitarie​​.

Investire in una formazione uniforme e specialistica per gli infermieri di famiglia in Italia è essenziale per colmare le lacune esistenti e armonizzare il sistema con gli standard internazionali. Questo non solo rafforzerebbe il ruolo dell’infermiere di famiglia, ma migliorerebbe anche l’efficacia e l’equità dell’assistenza sanitaria nel nostro Paese.

Per approfondire il tema, consigliamo la lettura del libro “Costruire ben-essere nella comunità locale – Manuale di Infermieristica di Famiglia e di Comunità” un testo fondamentale per comprendere il potenziale e l’applicazione di questo ruolo, disponibile su MaggioliEditore.it e Amazon.

FORMATO CARTACEO

Costruire ben-essere nella comunità locale

Di Infermieristica di Famiglia e di Comunità si parla in Italia dai primi anni del 2000.Da allora, molto si è dibattuto intorno a questa professionalità e al suo ruolo, cercando di farne emergere le possibilità operative e l’integrazione con le altre figure e funzioni della rete formale dei servizi, fino a quando la pandemia ci ha drammaticamente mostrato tutta l’inadeguatezza della risposta sanitaria a livello territoriale.Sono stati anni bui, dai quali abbiamo imparato che la difficoltà di accedere all’ospedale, sul quale poggia tutto il sistema, crea un cortocircuito a danno degli operatori, ma soprattutto dei cittadini, portatori di bisogni sia sociali che sanitari. Tuttavia l’emergenza sanitaria ha consentito di attivare riflessioni intorno al problema delle cure primarie e della funzione di gate keeping che il territorio dovrebbe svolgere. Le recenti norme legislative di riorganizzazione del si-stema territoriale hanno per la prima volta delineato un profilo specifico per l’Infermiere di Famiglia e di Comunità.Il presente volume è il primo manuale davvero organico e completo per l’Infermiere di Famiglia e di Comunità, e sarà di certo una risorsa preziosa- per gli studenti che intraprenderanno un percorso formativo in cure territoriali e in Infermieristica di Famiglia e di Comunità- per chi partecipa a concorsi- per i professionisti, non solo infermieri, che vorranno volgere lo sguardo verso nuovi orizzonti.Guido LazzariniProfessore di Sociologia dell’Università di Torino, docente di Sociologia della salute nel Corso di Laurea in Infermieristica.Tiziana StobbioneDottore di ricerca in Sociologia, Scienze organizzative e direzionali. Bioeticista. Professore a contratto d’Infermieristica presso la Scuola di Medicina dell’Università di Torino.Franco CirioResponsabile per le professioni sanitarie della Centrale Operativa Territoriale di Governo della continuità assistenziale e dei Progetti innovativi a valenza strategica dell’ASL Città di Torino.Agnese NataleSi occupa di ricerca, formazione e operatività nell’ambito della partecipazione e dell’empowerment di gruppi e persone in condizione di svantaggio.

Guido Lazzarini, Tiziana Stobbione, Franco Cirio, Agnese Natale | Maggioli Editore 2024

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