Iscrizione all’OPI dopo anni dall’assunzione? È esercizio abusivo della professione: a processo 15 infermieri


L’iscrizione tardiva all’Ordine, in alcuni casi avvenuta addirittura vent’anni dopo l’assunzione, potrebbe configurare il reato di esercizio abusivo della professione infermieristica. È questa la convinzione della Procura di Bari, che, attraverso il pm Marcello Quercia, ha richiesto il rinvio a giudizio per 15 infermieri impiegati negli ospedali della città. Il prossimo 15 maggio, gli imputati dovranno comparire davanti al giudice Domenico Mascolo per l’udienza predibattimentale.


Le giustificazioni fornite da alcuni degli indagati durante gli interrogatori condotti lo scorso anno, dopo la chiusura delle indagini preliminari, non sono state ritenute sufficienti a dimostrare la loro buona fede. Un’inchiesta simile, riguardante in generale le professioni sanitarie, era stata archiviata quando i circa 70 coinvolti avevano dimostrato che il mancato adempimento era solo di natura formale, ossia dovuto a ritardi burocratici nella finalizzazione dell’iscrizione. Tuttavia, secondo la Procura, il caso di questi 15 infermieri presenta differenze sostanziali. Alcuni di loro, infatti, al momento della chiusura delle indagini non risultavano ancora iscritti all’Ordine, mentre gli altri hanno ottenuto l’abilitazione tra febbraio e maggio 2022, probabilmente dopo essere stati formalmente contestati.


La questione è particolarmente complessa dal punto di vista giuridico, poiché l’obbligo di iscrizione all’Ordine è stato introdotto solo nel 2006, quando sono stati definiti anche i requisiti minimi, tra cui il titolo di studio necessario per esercitare la professione. Attualmente, negli ospedali italiani sono ancora in servizio infermieri assunti negli anni ’80 e ’90, periodo in cui la normativa era molto diversa e il diploma era sufficiente per accedere alla professione. Nel tempo, sono stati previsti percorsi di regolarizzazione, ma non tutti hanno potuto o voluto aderirvi.


Il fenomeno non riguarda solo la Puglia, ma l’intero Paese. Gli accertamenti condotti dai NAS a livello nazionale hanno evidenziato una discrepanza tra gli elenchi del personale sanitario impiegato nelle strutture pubbliche e quelli degli iscritti all’Ordine delle Professioni Infermieristiche. Questa irregolarità, emersa nel 2022, ha dato il via all’indagine penale, che coinvolge principalmente operatori con un’anzianità lavorativa significativa: il più giovane tra gli indagati ha 61 anni, mentre il più anziano ne ha 69.


Tra i casi contestati, vi è quello di una 64enne di Conversano, assunta nell’agosto 1980 ma iscritta all’albo solo a maggio 2022, e di un 63enne di Putignano, entrato in servizio nell’ottobre 1980 e registratosi all’Ordine nel febbraio 2022. Due degli imputati, un 64enne di Sannicandro e un 66enne barese, assunti rispettivamente nel 1982 e nel 1986, non risulterebbero mai essersi iscritti. Nel frattempo, alcuni degli infermieri coinvolti hanno preferito anticipare il pensionamento (VEDI La Gazzetta del Mezzogiorno).

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Alessio Biondino

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