Coinvolti due medici, che avevano preso in carico il paziente, e due infermieri intervenuti nel tentativo disperato di fermare l’aggressione. Tutti e quattro i sanitari, con prognosi comprese tra i 3 e i 15 giorni, hanno sporto regolare denuncia. Il paziente gambiano responsabile dell’aggressione è stato arrestato nella mattina del 26 aprile, dopo essere stato fermato dalle forze dell’ordine intervenute sul posto. Il sindacato locale accusa l’azienda: “Hanno fatto finta di niente! Ora Basta!“.
Migrante alterato aggredisce medici e infermieri
Questa volta il caso è avvenuto a Lamezia Terme. Un 24enne di origine gambiana, in stato di grave alterazione psicofisica – probabilmente dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti – ha aggredito violentemente due medici cubani, presenti in Calabria per sopperire alla carenza di personale sanitario.
Secondo le prime ricostruzioni, i sanitari avevano tentato di somministrare le cure necessarie quando il paziente, in preda all’alterazione, ha avuto una reazione di brutale violenza. L’aggressione ha messo in seria difficoltà l’intero pronto soccorso, rallentando significativamente l’attività e la gestione delle emergenze per un tempo considerevole.
L’intervento delle forze dell’ordine e l’arresto del gambiano
Allertate immediatamente le forze dell’ordine, i Carabinieri della Sezione Radiomobile del NOR di Lamezia Terme sono intervenuti fermando e piantonando l’aggressore, impedendo ulteriori episodi di violenza. L’arresto è stato poi convalidato dal giudice del Tribunale di Lamezia Terme. Nonostante l’accaduto, al paziente sono state comunque garantite le cure mediche necessarie.
Le immagini pubblicate dalle testate giornalistiche locali mostrano i locali del Pronto Soccorso con numerose macchie di sangue sul pavimento, testimonianza evidente della brutalità e dell’imprevedibilità dell’aggressione.
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Le denuncia dei sanitari e dei sindacati
I sanitari, vittime dell’aggressione avvenuta al Pronto Soccorso di Lamezia Terme, hanno sporto denuncia e sottolineato la gravità dell’episodio, ribadendo il timore che eventi simili possano ripetersi.
Il personale di Pronto Soccorso di Lamezia Terme ha evidenziato alle forze dell’ordine di come la presenza di pazienti alterati dall’abuso di sostanze stupefacenti sia diventata sempre più frequente, aumentando il rischio di violenze all’interno delle strutture sanitarie.
Il fenomeno, come segnalano i dati regionali e nazionali, è in crescita costante: il personale sanitario non si sente più sicuro né sereno nello svolgimento del proprio lavoro.
Anche il sindacato USB è intervenuto con una dura presa di posizione nei confronti della direzione dell’Asp di Catanzaro. In una nota si legge: “Questo nuovo episodio di violenza conferma, ancora una volta, la condizione di insicurezza e stress estremo in cui il personale sanitario è costretto a lavorare all’interno di uno dei Pronto Soccorso più esposti della nostra Regione”. Secondo il sindacato, le richieste di intervento sono state sistematicamente ignorate da una dirigenza che “si trincera dietro numeri di fabbisogno del personale completamente errati, come più volte denunciato dalla nostra organizzazione sindacale”.
L’accusa è netta: “L’Asp di Catanzaro ha abbandonato i propri lavoratori, condannandoli a turni massacranti, alla solitudine e alla paura. Non si può più parlare di emergenze isolate: questa è una strage quotidiana della dignità dei lavoratori!”. Il comunicato si conclude con un grido di denuncia: “Hanno fatto finta di niente! Hanno chiuso gli occhi! Hanno ignorato il grido d’allarme che saliva dai reparti! Ora basta!”.
Questo è l’ennesimo urlo disperato di una categoria sempre più esposta al disagio sociale di pazienti che, a causa di difficoltà personali, sfogano la propria rabbia collettiva contro chi, invece, si mette a disposizione ogni giorno, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per proteggerli.
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Manuale di Infermieristica di Famiglia e di Comunità
Costruire ben-essere nella comunità locale
Di Infermieristica di Famiglia e di Comunità si parla in Italia dai primi anni del 2000.Da allora, molto si è dibattuto intorno a questa professionalità e al suo ruolo, cercando di farne emergere le possibilità operative e l’integrazione con le altre figure e funzioni della rete formale dei servizi, fino a quando la pandemia ci ha drammaticamente mostrato tutta l’inadeguatezza della risposta sanitaria a livello territoriale.Sono stati anni bui, dai quali abbiamo imparato che la difficoltà di accedere all’ospedale, sul quale poggia tutto il sistema, crea un cortocircuito a danno degli operatori, ma soprattutto dei cittadini, portatori di bisogni sia sociali che sanitari. Tuttavia l’emergenza sanitaria ha consentito di attivare riflessioni intorno al problema delle cure primarie e della funzione di gate keeping che il territorio dovrebbe svolgere. Le recenti norme legislative di riorganizzazione del si-stema territoriale hanno per la prima volta delineato un profilo specifico per l’Infermiere di Famiglia e di Comunità.Il presente volume è il primo manuale davvero organico e completo per l’Infermiere di Famiglia e di Comunità, e sarà di certo una risorsa preziosa- per gli studenti che intraprenderanno un percorso formativo in cure territoriali e in Infermieristica di Famiglia e di Comunità- per chi partecipa a concorsi- per i professionisti, non solo infermieri, che vorranno volgere lo sguardo verso nuovi orizzonti.Guido LazzariniProfessore di Sociologia dell’Università di Torino, docente di Sociologia della salute nel Corso di Laurea in Infermieristica.Tiziana StobbioneDottore di ricerca in Sociologia, Scienze organizzative e direzionali. Bioeticista. Professore a contratto d’Infermieristica presso la Scuola di Medicina dell’Università di Torino.Franco CirioResponsabile per le professioni sanitarie della Centrale Operativa Territoriale di Governo della continuità assistenziale e dei Progetti innovativi a valenza strategica dell’ASL Città di Torino.Agnese NataleSi occupa di ricerca, formazione e operatività nell’ambito della partecipazione e dell’empowerment di gruppi e persone in condizione di svantaggio.
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