Responsabilità dell’infermiere nella riconciliazione terapeutica per ridurre gli errori da farmaco e aumentare la sicurezza del paziente.
La tematica, nota con il nome di riconciliazione terapeutica, ha iniziato ad essere citata dalla letteratura scientifica attorno al 2003 dalle più importanti agenzie internazionali (ISMP, IHI, Joint Commission) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e ad oggi si sono moltiplicati i documenti che diffondono a più livelli pratiche sicure di gestione del processo processo.
Interessante sottolineare che, pioniera di questo processo, è stata un’infermiera, Jane Justesen, la quale al Luther Midelfort-Mayo Health System in Eau Claire, guidò l’implementazione della riconciliazione ottenendo la riduzione del 75% delle discrepanze nelle prescrizioni.
Cosa è la riconciliazione terapeutica?
La riconciliazione terapeutica è un processo formale in cui professionisti della salute collaborano con i pazienti per assicurare un’accurata e completa informazione sui farmaci ad ogni passaggio di cura (OMS, 2014).
E’ una strategia efficace per ridurre gli eventi avversi da farmaco e le discrepanze farmacologiche (differenze farmacologiche non imputabili ad una mutata condizione clinica del paziente). Più del 67% dei pazienti ricoverati in Ospedale presentano una discrepanza farmacologica non intenzionale (che permane alla dimissione); di questi il danno potenziale al paziente è compreso in un range fra l’11% e il 59% (1).
Riconciliazione terapeutica per infermieri: come ridurre gli errori farmacologici
Tutti i professionisti che hanno in carico il paziente (e spesso l’infermiere in primis) sanno quanto può essere difficile avere il quadro completo della terapia farmacologica assunta dall’assistito prima del ricovero o del trasferimento e di come sia ancora più complesso prescrivere (e somministrare) il nuovo piano terapeutico senza cadere in omissioni, duplicazioni o modiche di dosaggio non intenzionali o se intenzionali non adeguatamente documentate (quanti farmaci spariscono dai fogli di terapia e non si capisce perché!).
Quando serve la riconciliazione terapeutica?
Essendo a tutti gli effetti una delle fasi di maggiore vulnerabilità per la sicurezza dei pazienti nei passaggi di cura (o Transition of Care), la riconciliazione deve essere effettuata ad ogni passaggio di cura (ingresso, trasferimento interno, dimissione) e al trasferimento fra strutture diverse (ospedale, strutture sul territorio, domicilio).
Come attuare la riconciliazione terapeutica?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diffuso un documento molto importante che contiene 7 principi guida per l’implementazione del processo e la descrizione del processo stesso. (The High 5s Project Medication Reconciliation Implementation).
Vediamo sinteticamente le buone pratiche riferite al processo di ricovero:
- Ottenere una lista dei farmaci in uso (o BPMH best possible medication history) completa e accurata (chiamata anche fase di ricognizione).
Questo significa ottenere tramite diverse fonti di informazioni (pazienti, famiglia, caregivers, documentazione interna o in possesso del paziente, confezioni dei farmaci,…) la denominazione dei farmaci e di eventuali altri prodotti (farmaci omeopatici, fitoterapici, integratori ecc.), siano essi prescritti o liberamente assunti, e la modalità di assunzione come dosaggio, frequenza, durata, via di somministrazione, data o ora dell’ultima dose assunta.
Il successo di questa fase, che può essere minacciato da diversi fattori (difficoltà di ottenere dal paziente un resoconto accurato, in particolare in presenza di situazioni di urgenza e di barriere linguistiche o cognitive, assenza di un caregiver informato sulle terapie in atto, indisponibilità o incompletezza della lista dei farmaci redatta dal curante, non comprensiva di farmaci prescritti da altri sanitari, discrepanza tra farmaci prescritti ed effettivamente assunti dal paziente) dipende soprattutto da i seguenti elementi:
- definire e condividere nel team quale professionista sanitario (medico, infermiere, farmacista,…) ha la responsabilità del processo. Il ruolo identificato poi dovrà ricevere un formale training, seguire un processo sistematico e svolgerlo in modo coscienzioso e affidabile;
- effettuare la ricognizione entro 24 ore dal ricovero;
- documentare in un format cartaceo o elettronico posizionato visibilmente in cartella clinica.
- Confermare l’accuratezza della ricognizione farmacologica con una o più fonti scelte in modo sistematico (es. documentazione clinica precedente, ispezione delle confezioni del paziente, medico di medicina generale,…).
- Riconciliare la lista ottenuta con i farmaci prescritti. In parole semplici dopo avere ottenuto la lista, il medico può prescrivere sul foglio di terapia in base alle esigenze attuali del paziente e un altro professionista (medico, infermiere o farmacista) confronterà i due elenchi alla ricerca di possibili discrepanze.
Infine, è di fondamentale importanza che vengano fornite accurate informazioni sui farmaci ad ogni passaggio di cura sia che il paziente sia dimesso verso il proprio domicilio o strutture sul territorio che trasferito all’interno dell’ospedale.
Nel caso di dimissione le informazioni verbali e scritte potrebbero essere fornite su: nuovi farmaci iniziati in ospedale, farmaci sospesi, farmaci modificati, farmaci non modificati da continuare , farmaci assunti in ospedale che non devono essere continuati, preparazioni ospedaliere, farmaci da iniziare alla dimissione
La sfida dell’infermiere
La riconciliazione terapeutica, per gli infermieri, risulta quindi un processo per ridurre gli errori farmacologici. La gestione di questo processo rappresenta sicuramente una sfida che vede l’infermiere in primo piano con spazi nuovi e complessi di responsabilità. La realtà quotidiana ci presenta spesso delle situazioni nelle quali rispetto alla ricognizione e riconciliazione:
- non esiste una chiara assegnazione di responsabilità
- non esiste un processo standardizzato
- i medici sono riluttanti nel prescrivere farmaci poco familiari o prescritti da altri
- lo staff non ha il tempo sufficiente per completare tutte le fasi del processo
La riconciliazione terapeutica riduce gli errori farmacologici e gli sprechi di tempo
E’ proprio su questi aspetti che è importante riflettere, trovare momenti di condivisione, studiare e implementare strategie di miglioramento all’interno delle nostre realtà lavorative tenendo ben a mente che:
“Una serie di interventi, compresa la riconciliazione terapeutica, introdotti in un periodo di 7 mesi, diminuirono il numero di errori da farmaco del 70% e ridussero gli ADEs di oltre il 15%” (Quality and management in Health Care, 2004)
e che
“Uno studio riporta che dopo l’implementazione di un processo di riconciliazione terapeutica il tempo infermieristico per la presa incarico all’ammissione fu ridotto di oltre 20 minuti per paziente” (Joint Commision Journal on Qaulity and Safety, 2004).
Per approfondire:
- ACTION ON PATIENT SAFETY (WHO HIGH5S) – Medication reconciliation implementation Guide Version 4; October 2014;
- Raccomandazione Ministero della Salute n. 17
- Raccomandazione Regione Emilia Romagna, 2015
- Tam VC, Knowles SR, Cornish PL, Fine N, Marchesano R, Etchells EE.Frequency, type and clinical importance of medication history errors at admission to hospital: a systematic review. CMAJ. 2005;173:510-5. [PMID: 16129874]9)
Autore: Chiara Marnoni
www.studioinfermieristicodmr.it
Leggi anche:
https://www.dimensioneinfermiere.it/la-somministrazione-di-farmaci-triturati-o-camuffati/
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento