Italia su, Uk e Usa giù
Continua a perdere posizioni il modello americano basato su sistemi sanitari assicurativi, la cui inefficienza è costata, nonostante le misure di welfare introdotte con l’ “Obamacare”, la discesa agli inferi del 54° posto, insieme a Bulgaria, Russia e Azerbaijan.
Nonostante le poderose importazioni di giovani infermieri italiani, il NHS, il corrispettivo inglese del nostro SSN continua a perdere posizioni , piazzandosi al 35° posto.
Non è tutto oro ciò che luccica
Potremmo soffermarci fino a qui e batterci le spalle a vicenda per compiacerci dei risultati della sanità italiana, eppure come i colleghi del Sole24Ore sorge automatica la domanda che spalanca il vaso di Pandora:
Come è possibile che sia migliorata l’efficienza della nostra sanità italiana nonostante i tagli alla spesa, la carenza di personale, l’emergenza territoriale degli anziani, la questione Meridionale?
Perché la suddetta classifica premia le nazioni in base ad un rapporto semplicistico, ovvero correlando l’aspettativa di vita (tra le più alte al mondo) con la spesa sanitaria italiana pro capite (tra le più basse in Europa).
Non dipende solo dalla sanità italiana
Aspettativa di vita che dipende da diversi fattori non analizzati dalla classifica e comunque poco influenzati dall’efficienza della sanità, come l’alimentazione, il supporto sociale e famigliare e persino il profilo genetico di un popolo. Ricordiamo le popolazioni dell’entroterra sardo notoriamente ultracentenarie.
Lo conferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: «La classifica Bloomberg misura esclusivamente l’efficienza dei sistemi sanitari mettendo in relazione l’aspettativa di vita con la spesa pro-capite, sovrastimando la qualità del nostro Ssn, sia perché la longevità dipende soprattutto da altre determinanti della salute, sia perché la riduzione della spesa sanitaria ci ha permesso di scalare la classifica».
Quindi?
Come migliorare l’efficienza reale del nostro sistema sanitario nazionale? Per Cartabellotta non bisogna concentrarsi sulle classifiche ma sui punti di forza e debolezza consegnati all’Italia e agli altri paesi da agenzie internazionali: «bisogna guardare al modello di analisi messo in piedi dall’Ocse, che non elabora classifica ma identifica punti di forza e di debolezza per consentire ai singoli Paesi di impostare azioni di miglioramento».
Per sapere tutto sulla sanità italiana:
Per migliorare ci vogliono infermieri
Le politiche sanitarie consigliate per migliorare il nostro SSN sono la valorizzazione e l’adeguamento del personale sanitario, iniziative di prevenzione e riduzione del gap Nord e Sud.
Tutte manovre in cui gli infermieri potrebbero figurare come la chiave di svolta verso un sistema sanitario più efficiente. In base ai consigli dell’Ocse possiamo presupporre che per migliorare il nostro SSN bisogna assumere infermieri, sopratutto al Sud e utilizzare questo capitale umano sul territorio con azioni di assistenza ed educazione ai cittadini.
Semplice.
Autore: Dario Tobruk
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