Tutti i comportamenti attuati da singoli infermieri, che su internet si qualificano come tali, in caso di lesione dell’immagine della professione attraverso i social, saranno puniti.
L’infermiere e il rischio social
L’uso dei social, la pubblicazione dei propri pensieri o la condivisione e pubblicazione di post altrui in cui ognuno esprime la propria legittima opinione, spesso si riversa in gravi esternazioni. Tali manifestazioni spesso ledono il decoro di tutta la categoria infermieristica e questo dovrebbe farci riflettere sul corretto uso che facciamo dei Social Network e in generale di ogni pubblica esposizione.
Come accennato nell’articolo della FNOPI, il decoro professionale che l’infermiere deve mantenere è già ampiamente messo in luce dal Codice Deontologico in vigore:
- tenere conto dei valori etici, religiosi e culturali, del genere e delle condizioni sociali della persona;
- impegnarsi a cercare il dialogo, nel caso di conflitti determinati da diverse visioni etiche;
- perseguire uno spirito di collaborazione e confronto con i colleghi o con altri professionisti sanitari e non;
- riconoscere e valorizzare lo specifico apporto degli altri attori che operano nell’equipe;
- tutelare il decoro personale e il proprio nome e salvaguardare il prestigio della professione.
Qui il link al testo integrale della comunicazione FNOPI
“Se i mezzi di comunicazione oggi ci hanno dato libertà di parola su ogni argomento e in ogni contesto – sottolinea nel documento la FNOPI – questo non significa che tale libertà sia esente da conseguenze anche disciplinari”.
Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo
La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa. Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.
Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore
32.00 € 25.60 €
I social network sono delle piazze virtuali
Ti sentiresti tranquillo a gridare in piazza esternazioni difficilmente condivisibili con la divisa da infermiere addosso, rischiando che qualcuno possa equivocare quello che dici? Parleresti di immigrazione senza contestualizzare la tua posizione e senza argomentare sufficientemente, useresti cosi facilmente parole fraintendibili senza le necessarie premesse?
Come siamo arrivati a questo punto?
Noi ci chiediamo come sia possibile essere arrivati a questo punto. Come è possibile che l’ovvio sia stato specificato e per quale motivo sia necessario ricordare ad un infermiere che la sua professione e il seminare odio e discordia sui social network siano incompatibili e passibili di ammenda.
Sicuri di incorrere in pochissimi episodi di colleghi puniti per uso improprio dei social network rimandiamo alla lettura di articoli inerenti e interessanti:
https://www.dimensioneinfermiere.it/infermieri-e-razzismo-attenzione-quello-condividete/
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