La pace non è assenza di conflitto.
Nel sentire questa frase l’aula si rilassa e si sorprende allo stesso tempo. Sembra un paradosso eppure non lo è. La pace può essere intesa come la convivenza armonica tra persone, gruppi e popoli, ma se andiamo un po’ oltre la possiamo vedere come la possibilità di vivere la differenza che origina dall’incontro con l’altro ( e oggi come non mai forte è il tema dell’accettazione della diversità).
Come la vera pace a livello sociale non è assenza di guerra, anche a livello dei rapporti interpersonali, è una condizione in cui dovrebbe essere sempre possibile esprimere la propria opinione, il proprio dissenso e modi di essere anche divergenti.
In questa ottica il conflitto tra persone assumerà caratteristiche diverse dal semplice essere:
un evento relazionale caratterizzato dalla diversità di interessi, obiettivi, bisogni e punti di vista tra due o più persone
Infermieri e conflitti sul lavoro
L’incontro con l’altro e la sua diversità è inevitabile. Per questo il conflitto deve essere collocato nella natura stessa della vita non come qualcosa di negativo, di cui liberarsi e da negare ma come qualcosa che può avere una forza positiva e trasformatrice.
A questo dobbiamo puntare se vogliamo migliorare i rapporti con gli altri e fare pace anche con noi stessi.
E se pensiamo alla molteplicità e variabilità delle persone che ogni giorno incontriamo negli ospedali e in tutti i contesti in cui lavoriamo allora diventa fondamentale anche in termini di sopravvivenza sapere gestire il conflitto in modo costruttivo.
Psicologia delle organizzazioni
Il testo di Haslam rappresenta un progetto originale nell’ambito della psicologia delle organizzazioni. L’Autore delinea i temi principali della disciplina e illustra le dinamiche organizzative applicando l’approccio dell’identità sociale, uno degli sviluppi teorici più interessanti della psicologia sociale negli ultimi decenni. Il volume presenta le principali teorie relative ai temi centrali della psicologia delle organizzazioni – dalla leadership al potere, dalla motivazione alla comunicazione, dalla negoziazione alla presa di decisioni e, ancora, dalla produttività alle azioni collettive fino allo stress e alla sua gestione – ne evidenzia i punti di forza e gli aspetti critici e descrive le ricerche condotte alla luce di questi approcci.Inoltre, ciascun capitolo contiene sia una panoramica di un singolo tema della psicologia organizzativa, sia una discussione dettagliata di come l’approccio dell’identità sociale sia stato applicato in relazione al tema specifico. Il testo, che ha avuto un notevole successo nella sua versione inglese, si propone come fondamentale punto di riferimento per studenti e studiosi.
S. Alexander Haslam | 2015 Maggioli Editore
39.00 € 37.05 €
Una rapida lettura degli elementi che rendono difficile la comunicazione (diventando probabile causa di conflitto) in ambito sanitario non può che rafforzare tale esigenza:
Valori personali e aspettative | Differenze di linguaggio e gergo |
Differenze di personalità | Differenze nella routine organizzativa |
Gerarchia | Differenze di status, qualifiche e preparazione |
Comportamenti disturbanti/distruttivi | Paura di perdere la propria identità professionale |
Cultura e etnia | Differenti livelli di responsabilità e retributivi |
Differenze generazionali | Preoccupazioni legate alla responsabilità clinica |
Sesso | Complessità di cura |
Storiche rivalità inter e intra professionali | Enfasi su un rapido processo decisionale |
Come scrive T. Gordon: “E’ necessario uscire dalla convinzione che il conflitto è qualcosa di negativo che non dovrebbe esistere. La frequenza dei conflitti in un rapporto non è legata alla positività o meno del rapporto stesso. Ciò che importa è il numero dei conflitti non risolti e i metodi usati per cercare di risolverli”.
Ovvero la gestione costruttiva di un conflitto è indispensabile in un team di lavoro, tra infermieri, tra medico e infermiere, tra infermiere e operatore di supporto, pazienti, famiglia per alimentare la fiducia all’interno del team stesso, ridurre le chiacchiere di corridoio e il “non detto” (quella atmosfera di finta armonia, quel conflitto abbandonato e non risolto) che sono i principali veleni del buon funzionamento di un gruppo e che hanno purtroppo la capacità di alimentare un fortissimo malessere.
Cosa significa allora gestione costruttiva di un conflitto?
L’incontro con punti di vista, emozioni, comportamenti e modalità relazionali diverse dalle nostre, pur richiedendoci uno sforzo di consapevolezza e di elaborazione non ci provoca disagio ma anzi stimola la ricerca di soluzioni e visioni nuove e condivise.
Le parole chiave sono : CREATIVITA’ E CAMBIAMENTO
Gestione costruttiva significa anche uscire dalla condizione di trovarsi sempre a intraprendere guerre di posizione e conflitti di relazione che si innescano quando l’unico obiettivo è quello di vincere sull’altro, volendo avere ragione a tutti i costi solo per il desiderio di predominare. In questi conflitti sul lavoro spesso si perde di vista il vero motivo del confronto, interessi e decisioni vanno sullo sfondo e purtroppo nella nostre realtà molto competitive e scarsamente cooperative queste tipologie di conflitto sono all’ordine del giorno.
Comunicazione e salute
La comunicazione è per definizione sfaccettata e mutevole. Da un lato si connota come comunicazione interna, incentrata e viva nel cuore dell’organizzazione, poco percepibile per chi sta all’esterno. dall’altro lato evolve come comunicazione interpersonale. Infine la grande sfida, la comunicazione istituzionale in senso più ampio, in cui l’istituzione diviene voce a sé, in grado di orientare l’immagine percepita e influire sul livello di soddisfazione del cittadino. Per far luce su una realtà tanto complessa, il presente volume propone un contributo sulle differenti tipologie di comunicazione declinate nel contesto sanitario. Viene approfondito nello specifico il ruolo dell’infermiere, e il significato della comunicazione interpersonale quale strumento di gestione delle relazioni e potenziamento del livello assistenziale e della soddisfazione del cittadino. Il tutto passando attraverso un’analisi della relazione d’aiuto, nonché degli strumenti a disposizione dei professionisti della salute. La relazione diviene così componente essenziale della terapia e acquisisce una dimensione di assistenza globale attraverso il counselling, per guidare, orientare ma soprattutto sostenere il paziente e portarlo a una partecipazione condivisa del processo assistenziale. E’ un’analisi sempre più dettagliata, dal generale al particolare, per dimostrare che, a partire dal singolo operatore per arrivare all’organizzazione, la comunicazione è determinante perché in grado di far percepire all’utente il sistema salute come vicino, sensibile, attento, trasparente. Il libro è rivolto principalmente ai professionisti infermieri e agli addetti degli Uffici Relazione con il Pubblico dell’area sanitaria, nonché a docenti, formatori, studenti dei corsi di laurea in Scienze Infermieristiche.
Giovanni Muttillo, Elisa Crotti | 2008 Maggioli Editore
19.00 €
Quando l’importante è avere ragione
Infermieri e conflitti sul lavoro: avete presente quelle discussioni con il collega, nelle quali ad un certo punto non ci si ricorda neanche più il focus del conflitto e si pensa solo ad avere ragione?
Ecco, queste situazioni non portano alla risoluzione del conflitto, anzi schiacciando diritti e motivazioni di una delle parti porta all’intensificarsi del conflitto stesso che può anche rimanere latente, ma produrre comunque disagio e distruttività.
Conflitto o cooperazione?
Le guerre di posizione sono molto distanti da una risoluzione costruttiva del conflitto che invece trova il suo centro nell’interesse (molto diverso dalla posizione), nelle alternative possibili, nella cooperazione e nella posizione finale che deve essere WIN WIN ovvero vantaggiosa per entrambe le parti.
Ora in aula si avverte tensione, un mormorio dovuto alla curiosità di conoscere come è possibile gestire costruttivamente un conflitto. Sembra una mission impossible. Ma non lo è.
Certo richiede impegno e lavoro su se stessi, non ci sono scorciatoie e non è sufficiente applicare alla lettera ciò che ci insegnano i manuali per gestire al meglio un conflitto.
Le parole chiave sono autosservazione e consapevolezza.
Ogni conflitto sul lavoro scatena dentro noi delle reazioni, ha delle ripercussioni forti sulla nostra dimensione cognitiva, emotiva e comportamentale.
Rispondere in modo reattivo a un collega che ci provoca o a un figlio che ci assilla è normale e umano. Ma quando siamo più in forma, quando siamo nella cosiddetta giornata sì, cerchiamo di essere consapevoli delle nostre reazioni.
Proviamo ad osservarci distanziandoci un poco dai nostri vissuti, non reprimiamoli ma osserviamoli senza giudizio.
Cerchiamo di interrompere quell’onda che ci fa sentire prigionieri di comportamenti automatici che ci provocano disagio e malessere, passando dall’essere spinti da forze interne ed esterne che agiscono senza il nostro controllo all’essere una persona che compie scelte consapevoli, responsabili e autentiche.
Come sviluppare la consapevolezza di sé si può imparare e ci si deve allenare per mantenerla. In aula ci abbiamo provato, abbiamo fatto pratica di Mindfulness con semplicità e curiosità e ci siamo preparati a proseguire il cammino per la gestione costruttiva del conflitto sul lavoro.
Abbiamo incontrato le emozioni (tristezza, paura, rabbia e gioia) e l’intelligenza relazionale perché anche se ho imparato ad essere consapevole nel conflitto devo essere in grado di comunicare nel miglior modo possibile, sviluppando competenze comunicative che mi permettano di superare possibili difficoltà di comprensione con l’altro.
Per approfondire:
- V.A.Benci, Analisi transazionale e gestione dei conflitti, Xenia, Milano, 2017;
- F. Nanetti Assertività ed emozioni, Sentieri della Mente, Pendragon, Bologna 2008;
- Jon Kabat – Zinn, Dovunque tu vada ci sei già, Corbaccio, 2017.
Nota dell’autrice: il riferimento all’aula è quello di un corso di formazione ECM dello Studio DMR, svoltosi il 25 ottobre 2018 a Vanzago. Esperienza ricca di emozioni e stimoli.
Autore: Chiara Marnoni
www.studioinfermieristicodmr.it
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