Infermiere licenziato in tronco nel 2018, I giudici dispongono il reintegro immediato
Sistino Tamagnini, infermiere del 118 e sindacalista, dipendente pubblico presso l’Area Vasta 3 – Asur Marche, all’inizio del 2018 scoprì dai giornali di essere stato licenziato in tronco.
Il motivo? Secondo l’azienda, il dipendente aveva richiesto (falsificando i moduli di autorizzazione e producendo motivazioni non riscontrate”) e ottenuto 8 permessi per delle riunioni sindacali che non c’erano mai state. Quindi, dopo due mesi di lavoro da parte dell’ufficio provvedimenti disciplinari, arrivò il licenziamento.
In questi giorni, però, a distanza di un anno e mezzo, i giudici del tribunale di Macerata hanno appurato i fatti (sembra che le riunioni ci fossero state eccome e che l’infermiere fosse stato autorizzato dalla Cisl) e hanno disposto il suo immediato reintegro sul posto di lavoro, oltre all’immancabile indennizzo e al pagamento di tutti i contributi.
Sistino ha voluto raccontarci questa triste parentesi della sua vita in una intervista esclusiva per Dimensione Infermiere.
Il suo percorso da infermiere è andato liscio come l’olio: mai avuto un richiamo, mai una lettera, mai un problema, nulla di nulla. Curriculum immacolato. E poi? Cosa diavolo è successo? Per quale motivo è stato licenziato in tronco?
È successo tutto un anno e mezzo fa ed è stato il primo caso di un dirigente sindacale licenziato in tronco per una contestazione… Quantomeno discutibile. E tutto per un presunto ammanco di 72 ore di lavoro, poi rivelatosi inesistente.
Lei è un sindacalista, quindi. E gira voce (mi sono informato) che è anche uno di quelli piuttosto battaglieri… Pensa che questa sua attività c’entri qualcosa con l’odissea che ha vissuto?
Era diverso tempo fa quando fui chiamato a svolgere l’attività di delegato sindacale. Prima come componente della RSU, poi come segretario provinciale della CISL Funzione Pubblica e poi come segretario regionale. Ho sempre svolto con determinazione la mia attività per tutelare i lavoratori, a volte anche con prese di posizione un po’ “fuori dal coro”, a tratti con poca diplomazia (diciamo così), visto che caratterialmente non ci riesco a non chiamare le cose col loro nome e se reputo che una cosa non è giusta, per me non ci sono vie di mezzo: non è giusta e basta. Non so se l’incubo che mi sono ritrovato a vivere abbia a che fare con l’attività sindacale, ma… Non mi stupirebbe. Di battaglie potenzialmente scomode ne ho portate avanti.
Immagino che una di queste battaglie riguardi la retribuzione dei tempi di vestizione/svestizione del personale infermieristico… Giusto?
Sono stato il primo promotore sulla causa riguardante i tempi di vestizione e svestizione e quella a cui diedi vita io fu la prima causa in Italia per numero di partecipanti (306). Era la fine del 2014. Fu una battaglia lunga, in cui si spesero tante energie. Ma alla fine, viste anche tutte le altre sentenze a tema, il giudice ci diede ragione e l’azienda fu costretta a cedere. Pagò, compresi gli arretrati, qualcosa come 750.000 euro. Non proprio una cifretta.
Ha il sospetto che il suo sia stato un licenziamento “politico”…?
Non so che dirle. Il tutto è stato davvero molto strano. Se ho dato fastidio a qualcuno? Il rischio c’è. E ne prendo atto. Un po’ mi dispiace, anche, a dirla tutta, ma… Non posso farci niente. Rifarei tutto. Per i lavoratori. Per gli infermieri. E per la mia credibilità personale.
Lei è un infermiere del 118. La carriera sindacale non l’ha un po’ allontanata dalla “strada”?
Io nasco come infermiere e, come ho già detto a diverse testate locali che mi intervistarono, morirò come infermiere. L’attività sindacale è stato un lungo e soddisfacente “incidente di percorso”, diciamo così. Di cui, ribadisco, non mi pento affatto.
Potranno mai risarcire adeguatamente il danno alla sua immagine, alla sua persona, alla sua famiglia e alla sua vita?
Io l’ho scoperto una mattina come tante dai giornali, di essere stato licenziato. Pensi un po’. Sapevo di avere un procedimento disciplinare in corso, per cui non ero nemmeno preoccupato, ma mai mi sarei aspettato una catastrofe di quel tipo. Ci sono voluti giorni, prima di ricevere la comunicazione. E nel frattempo i giornali mi hanno massacrato. No, ciò che ho vissuto non è risarcibile. Io da un giorno all’altro mi sono ritrovato solo, licenziato e senza alcun sostegno economico. Io sono stato depresso. Ho rischiato di impazzire. Non ho avuto nemmeno il sostegno dell’organizzazione sindacale e questa cosa mi ha letteralmente distrutto come uomo. Mettici anche che sono un personaggio piuttosto conosciuto (ho un passato politico, sono stato presidente di associazioni, ecc.) e essere stato sbattuto in prima pagina nelle cronache locali, con nome e cognome, come fannullone, come un falsificatore di documenti, come furbetto del cartellino, come ladro di soldi pubblici, non ha di certo migliorato la mia situazione.
Come si sente, oggi? E come vede il suo futuro?
Si sta aprendo un’altra fase della mia vita. Intanto voglio riprendermi il mio ruolo e il mio posto come infermiere, voglio ritornare a lavorare coi colleghi che hanno sempre creduto in me e che mi conoscono bene. Poi… Vedremo. Non so quello che farò, sto valutando alcune ipotesi. Non esiste solo la carriera sindacale, comunque. Oggi sono consigliere dell’Ordine degli Infermieri di Macerata, visto che nonostante ciò che mi è successo gli infermieri non hanno creduto alle accuse e mi hanno dato fiducia. Poi, a settembre, costituiremo il nucleo provinciale del Cives e sarà un ulteriore piccolo passo in più per valorizzare la nostra professione.
Secondo lei… L’infermieristica italiana vuole davvero crescere? Cosa si sente di consigliare ai giovani infermieri che si affacciano timidamente nel nostro contraddittorio mondo professionale?
Gli infermieri devono in primis studiare. E non solo materie infermieristiche. Devono trovare il coraggio per ricoprire ruoli istituzionali e per prepararsi in tal senso! Gli infermieri devono candidarsi alle elezioni politiche per poter elevare la categoria a livello nazionale. E, a livello contrattuale, è assolutamente necessario staccarsi dal Comparto: siamo dei professionisti e fino a che ci ritroveremo a braccetto con operatori tecnici o con altre figure non laureate. I medici ci sono riusciti prima di noi e hanno sempre fatto valere questo loro percorso. Traendone grossi vantaggi. Tocca a noi! E i giovani infermieri devono rendersene conto! E agire! Come? Beh, noi siamo il vero motore del nostro Servizio Sanitario Nazionale… Solo quando ci renderemo conto di questo gran potere, qualcosa potrà davvero cambiare.
In bocca al lupo, Sistino.
Autore: Alessio Biondino
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