Ai colleghi lettori non sarà sfuggito il grido di allarme proveniente da più parti circa la carenza di medici e le buie prospettive future da questa derivanti per la salute dei cittadini.
Qualcuno ha fatto notare, ma è un dato conosciuto da tempo, che la carenza persistente nel sistema salute italiano è quella degli infermieri puntualmente confermata dal rapporto OCSE 2019, le cui tabelle pubblicate da Quotidiano Sanità qui riporto fedelmente:
Numero infermieri per 1000 abitanti
Numero medici per 1000 abitanti
Quindi infermieri sotto la media Ocse e medici sopra la media Ocse.
Nel frattempo, in questi giorni, si parla di nuovo Patto per la Salute, Infermiere di famiglia e Infermiere di Comunità, argomenti certamente non slegati tra loro perché vanno sostanzialmente a definire un nuovo Sistema Salute per il Paese e un auspicabile nuovo modello organizzativo in cui gli Infermieri possano esercitare le loro nuove (?) competenze.
E poi non si è ancora spenta l’eco del nuovo (?) Codice Deontologico degli Infermieri nato tra l’entusiasmo di molti ma anche tra qualche polemica (vedi interventi pubblici del Dott. Ivan Cavicchi e posizione critica dell’Ordine di Pisa).
I colleghi mi perdoneranno qualche provocatorio punto interrogativo che per la verità sottolinea alcuni dubbi e perplessità che riguardano la mia visione di questi temi.
Ma il punto, a mio parere, è il permanere di una grossa ambiguità che è lo stridente contrasto tra quanto la Professione Infermieristica ormai rappresenta, ed è sancito anche dalla società con le norme che ne valorizzano lo spessore, e quello che fondamentalmente appare immutabile e che è il ruolo svolto all’interno delle organizzazioni sanitarie.
Tutte le discussioni su temi fondamentali come quelli sopra citati sono destinate a rimanere sterili se le organizzazioni non cambiano, se non cominciano davvero a recepire che i cambiamenti demografici, lo sviluppo delle professioni, le scelte di politica sanitaria richiedono con forza nuovi assetti organizzativi e nuovi modelli assistenziali.
Ai colleghi già in vacanza e a chi si appresta ad andarci qualche elemento di riflessione e l’invito a rimanere vigili per garantire alla professione il futuro (ma sarebbe ora di dire anche il presente) che merita in contesti organizzativi che ne consentano la valorizzazione delle competenze (anche manageriali), in un Sistema sostenibile, per cure ed assistenza sicure e davvero centrate sulla persona.
Fonte: Quotidiano Sanità
Autore: Filippo Di Carlo
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