La mattina del 23 novembre, la moglie ritrova il corpo esamine nel letto e le tracce di una una flebo con cui l’infermiere si sarebbe somministrato un farmaco, presumibilmente la causa del decesso. Chiamati i soccorsi del 118, gli operatori non hanno potuto che constatarne la morte.
Infermiere suicida durante la quarantena, negativo al Covid. L’accaduto scuote la comunità e richiede l’intervento dei carabinieri.
“Un fulmine a ciel sereno che si è abbattuto sulla nostra comunità in maniera del tutto inattesa e che ci lascia sgomenti” cosi commenta l’accaduto il sindaco di Presicce-Acquarica, Paolo Rizzo, “Personalmente sono stato informato questa mattina da alcuni cittadini della morte del nostro concittadino – racconta il sindaco di Presicce-Acquarica – e mi sento di esprimere, a nome di tutta la comunità, tutta la nostra vicinanza alla famiglia dell’infermiere. […]. Di certo la notizia della morte di un infermiere addolora ancora di più in un momento storico estremamente complesso per tutti gli operatori sanitari impegnati in prima linea nella lotta contro il Covid“.
Le modalità della morte hanno richiesto l’approfondimento dei fatti da parte dei carabinieri. In seguito ad una ispezione dell’abitazione in cui è avvenuto il suicidio, sono state ritrovati alcuni farmaci ed è stata sequestrata la flebo con cui l’infermiere si è verosimilmente procurato la morte. L’apertura di un fascicolo d’indagine come atto dovuto da parte della procura di Lecce non include titoli di reato al momento, ma la salma verrà ispezionata per maggiori indagini e solo dopo l’esito di questo accertamento affidato ad un medico legale gli inquirenti valuteranno l’opportunità di eseguire l’autopsia.
Gli effetti della pandemia Covid sulla salute mentale degli operatori
Sebbene sia presto per poter avanzare ipotesi sul movente del gesto suicida del collega, è utile ricordare alle istituzioni e a tutti gli operatori sanitari che la pandemia Covid ha degli effetti anche sulla salute mentale da cui possiamo e dobbiamo difenderci con tutti i mezzi a nostra disposizione.
Abbiamo già denunciato gli effetti dell’isolamento sull’operatore sanitario attraverso le parole di Tonino Cantelmi, coautore dello studio ‘Covid-19: impatto sulla salute mentale e supporto psicosociale‘ che denuncia:
“In qualche modo chi sta pagando un prezzo molto alto in termini di stigma sono gli operatori sociosanitari che se da un lato vengono esaltati, ammirati, quasi vissuti come degli eroi, dall’altro rischiano di essere gli untori e come tali possono essere vissuti dai familiari o dalle persone conviventi. Non solo stanno svolgendo un lavoro enorme, ma devono gestire un trauma incredibile, perché vedono morire persone. In aggiunta a
questo, sono costretti a un isolamento affettivo e stanno in quarantena dentro la loro stessa casa“.
Sempre dall’articolo prima citato, Cantelmi afferma che medici, infermieri ed altri operatori sanitari sono ad altissimo rischio di depressione:
“Abbiamo molti studi condotti nel mondo in situazioni simili al Covid-19, come la Sars o altre epidemie, che evidenziano come gli operatori sociosanitari impegnati in prima linea siano a rischio per la loro salute mentale e che nel tempo possono sviluppare un disturbo da trauma che si puo’ manifestare negli anni successivi. Il disagio si concretizza in disturbi dell’umore e reazioni ansiose connesse a frammenti di vissuti traumatici che si riattivano durante i periodi successivi“.
Diversi studi hanno ormai rilevato che gli operatori sanitari presentano sin da subito sintomi come depressione, ansia, insonnia e distress. E l’isolamento può, in alcune persone, peggiorarne la portata. Gli operatori sanitari, secondo Catelmi, rappresentano una delle categorie con necessità impellente di supporto psicosociale perché, o i sintomi più gravi sono già in atto o comunque si presenteranno in futuro.
Gli operatori sanitari hanno la necessità di supporto psicologico
Non possiamo sapere se il collega ha compiuto questo atto estremo, in seguito o a concausa, del fatto che fosse in isolamento fiduciario a causa del Coronavirus. Non possiamo sapere se il collega soffrisse di burnout, depressione o altro.
Ma possiamo affermare che è necessario un servizio efficace di assistenza psicologica agli operatori sanitari, non semplici sportelli di ascolto aziendali (mai utilizzati da nessuno). Possiamo affermare che un supporto psicologico per tutti gli operatori sanitari coinvolti in questa pandemia avrebbe potuto rilevare il disagio del collega e, forse, diciamo forse, evitato la solitudine interiore in cui è cresciuta la decisione di compiere questo gesto.
Autore: Dario Tobruk (Facebook, Twitter)
Fonti:
- Repubblica-Bari
- Foto di PublicDomainPictures da Pixabay
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