Non c’è più giorno, ormai, in cui qualche governante non dichiari qualcosa in favore di medici e infermieri, non si penta dello spolpamento trentennale perpetrato ai danni del nostro SSN o non faccia promesse che poi, puntualmente, cadono rovinosamente nel dimenticatoio.
Stanchi di essere presi in giro
Eppure si continua, senza ritegno alcuno, con tante allegre chiacchiere da parte di tutti quanti, dando poca importanza al fatto che gli uomini (così come i politici) si giudicano e vengono poi ricordati per le loro azioni, non per il loro ciarlare; e che i professionisti sanitari italiani, stanchi di essere presi in giro, non ascoltano più nessuno: vogliono i fatti.
Stavolta è stato il turno del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio che, durante l’inaugurazione del nuovo reparto di terapia intensiva e sub-intensiva dell’Ospedale Mauriziano di Torino, si è sentito in dovere di genuflettersi (figuratamente parlando) di fronte al personale sanitario.
La tutela contro le aggressioni agli operatori sanitari
Oggi i giornali, le tv, il web e tutti i media li chiamano “i nuovi eroi”.Eppure, da tempo è nota a livello mondiale una nuova emergenza sociale: la violenza contro di loro, la violenza nei confronti degli operatori sanitari.Ogni giorno, sono dati forniti dall’Inail, in Italia si verificano infatti ben 3 episodi di violenza contro gli operatori sanitari, comprensivi di intimidazioni e molestie.I principali fattori di rischio si rinvengono negli atteggiamenti negativi dei pazienti nei confronti degli operatori, nelle aspettative dei familiari, e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza.Varata in piena pandemia da Covid-19, la legge 14 agosto 2020, n. 113, “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, tenta di rispondere all’esigenza di sicurezza avvertita dal personale medico-sanitario, e contiene varie misure sia a livello sanzionatorio sia a livello educativo e preventivo.Viene inoltre introdotta un’ipotesi speciale del delitto di lesioni personali, una nuova circostanza aggravante comune, in presenza della quale i reati di lesioni e percosse diventano procedibili d’ufficio, e una sanzione amministrativa.Per rispondere, nell’immediatezza, alle esigenze innanzitutto di praticità degli operatori, il volume presenta un primo commentario e una dettagliata e accurata analisi della legge n. 113/2020, e tenta altresì di prefigurare le ricadute derivanti dall’impatto delle nuove disposizioni nel tessuto normativo del sistema.Fabio PiccioniAvvocato del Foro di Firenze, Patrocinante in Cassazione. LLB presso University College of London, è Docente di Diritto penale alla Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della Facoltà di Giurisprudenza, Coordinatore e Docente di master universitari e corsi di formazione. Giornalista pubblicista, è autore di pubblicazioni e monografie in materia di Diritto penale e amministrativo sanzionatorio.
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‘Chiedo scusa per i tagli’
“Chiedo scusa agli operatori sanitari, non dobbiamo più ripetere gli errori del passato con i tagli fatti sia dalle giunte di destra che da quelle di sinistra”. Sono state queste le sue parole. Equilibrate, per carità, che nello specifico non vogliono dare la colpa a nessuno (e quindi a tutti) e che non vogliono trasmettere nessun ‘colore’ politico.
Ma forse questo è il periodo di far seguire le parole ai fatti e non il contrario. Perché gli operatori sanitari, stremati da una pandemia che li ha letteralmente logorati e a causa di cui hanno rischiato tanto, adesso vogliono più tutele e riconoscimenti concreti.
Le persone fanno la differenza
La sviolinata di Cirio si è poi conclusa con uno scontato: “Occorre favorire il turnover perché sono le persone a fare la differenza più dei macchinari: l’abbiamo bloccato per troppi anni impedendo a nuove energie di entrare nelle strutture sanitarie piemontesi; dobbiamo inoltre gratificare i lavoratori del settore consentendogli di operare in un ambiente adeguato”.
Anche e soprattutto il ministro Speranza, non molto tempo fa, aveva annunciato in pompa magna che “Dobbiamo assumere impegni per il futuro di questo paese e questo significa difendere il Servizio sanitario nazionale con tutte le forze, chiudere la stagione dei tagli e aprire una e di grandi investimenti”.
Ora però… Servono i fatti!
Tutto bello e tutto molto rassicurante, ma… Adesso servono i fatti. Perché di chiacchiere, di francobolli, di monete e di scuse, i professionisti sanitari italiani non se ne fanno nulla. Perché ricevere schiaffi in faccia come nel caso della mobilità volontaria, uno dei tanti, fa veramente arrabbiare.
E perché al pensiero che alcune categorie di operatori sanitari (come gli INFERMIERI, professionisti laureati che tengono in piedi tutto il sistema) stiano addirittura sfiorando la soglia dell’indigenza, è inconcepibile in un paese che vuole definirsi moderno.
Autore: Alessio Biondino
E gli infermieri italiani intanto sfiorano la soglia dell’indigenza
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