Contro la Contenzione: l’edizione aggiornata del libro che ha liberato Trieste dalla contenzione
Il libro è un vanto della letteratura infermieristica del settore, frutto del lavoro di ricerca decennale e passionale di infermieri che combattono per rendere sempre più obsoleta la pratica della contenzione. Rendendo intere città libere da qualsiasi pratica di contenzione:
Trieste vanta, a livello internazionale, di essere una città libera da contenzione grazie all’impegno -più che decennale- di un gruppo di lavoro interdisciplinare e intersettoriale che ha trovato la collaborazione di molti interlocutori tanto da aver eliminato tale pratica in ogni contesto assistenziale. Per tal motivo Trieste è indicata come città da prendere ad esempio dal Comitato Nazionale di Bioetica (report del 23 aprile 2015).
La prefazione di Roberto Vaccani
Le esperienze innovative richiedono: tensione soggettiva verso il rischio generativo, tenacia nel cogliere gli errori come occasione positiva di apprendimento e soprattutto voglia di ottenere il massimo del possibile sperimentando anche i confini dell’impossibile.
Con il presente scritto si documenta un’esperienza innovativa che è stata in grado di scardinare logiche e prassi consolidate, sull’uso della contenzione in ambito sociosanitario e di testimoniare fattualmente come spesso le utopie non sono altro che verità premature (come recita il capitolo 1.1 di questa trattazione).
Qualsiasi innovazione organizzativa significativa sollecita impopolarità e resistenze da parte dei tutori del quieto vivere. L’innovazione, in prima istanza come tensione utopica ideale ma soprattutto come realizzazione fattuale scardina pratiche radicate nel tempo e incontra nemici tra gli amanti delle consuetudini e soprattutto tra i soggetti che alle consuetudini avevano legate economie di posizione.
Per saperne di più:
Se poi l’innovazione avviene in campi ritenuti di forte competenza certificata, i nemici del cambiamento sono gli pseudo esperti professionisti che avanzano paradigmi “scientifici” a sconfessione dell’innovazione.
L’esperienza del modello di nursing abilitante di Maila Mislej, qui documentata rispetto alla tematica della contenzione, si presta come metafora innovativa, come modello generalizzabile, per diverse ragioni. In primo luogo, per una costanza strategica di progetto e di pratica operativa, radicati in molti anni d’esperienza. In secondo luogo, per una rigorosa azione di monitoraggio diffuso degli aspetti logici, metodologici, organizzativi e normativi che la ispirano.
La durata nel tempo dell’esperienza ha permesso a tutti i soggetti coinvolti (pubblici, ma anche privati triestini) di sperimentare, validare e consolidare un processo di costante dialettica, che lega il progetto al fare quotidiano, il fare alla verifica dei risultati, la verifica alla ridefinizione ed all’aggiustamento del progetto, fino al consolidamento di una prassi operativa che poggia su di un forte e condiviso costrutto logico.
Nel caso particolare – la messa al bando delle pratiche di contenzione – è stato strategico pensare ad una commissione aziendale interdisciplinare e intersettoriale con la presenza ed il contributo iniziali anche delle organizzazioni sindacali dei pensionati di Trieste.
Il gruppo storico interdisciplinare che ha promosso il modello del nursing abilitante libero da contenzione, (per intenderci “il gruppo istituente” è stato composto oltre che da Maila Mislej, da Livia Bicego, Melania Salina, Pier Riccardo Bergamini, Claudio Pandullo, Fabio Cimador, Francesco Antoni e Gilberto Cherri.
Il mantenimento nel tempo di un saldo legame tra strategia ed azione, ha facilitato il transito dell’esperienza di assistenza infermieristica, dalla fase innovativa e sperimentale a quella della maturità e del consolidamento. La costante regia di governo che si è mossa tra il pensato e l’agito organizzativo, ha permesso di storicizzare e razionalizzare un modello d’intervento che possiede solide basi di riproducibilità.
Il nursing abilitante si caratterizza per il fatto di rappresentare un servizio ad alto valore aggiunto etico, professionale e personale. Le competenze, ma soprattutto i tratti comportamentali ed i valori praticati dai soggetti che le interpretano, rappresentano i fattori fondanti.
L’obiettivo dell’esperienza si basa su paradigmi interpretativi della salute, per dirla con le parole citate dalla Mislej “…la salute deve essere promossa e salvaguardata da tutti gli attori sociali, e comunque non delegata in toto a particolari luoghi o agenzie specializzate…” e ancora “…la salute non deve essere intesa come sinonimo di apparato medico più efficace, ma come produzione di ambiente sano …”.
Ne deriva che il campo logico dell’approccio, sposato dal progetto, è sistemico e sociale, non clinico/analitico e frantumato. L’approccio olistico/sociale, non segrega con logica claustrofobica gli attori sociali nella cella concettuale di paziente o assistito. Lo spirito dell’esperienza riportata in questo scritto risente implicitamente dell’eredità di approccio Basagliano, ed è tale approccio che ha reso possibile nel tempo arrivare a Trieste libera da contenzione.
[…]. Il contratto sociale d’intervento sposa la logica della “presa in carico”, tesa ad assumersi le problematiche degli assistiti, con l’obiettivo di restituire loro le redini di autogoverno, nel minor tempo possibile, rinforzando il protagonismo anziché la dipendenza assistita. Un tale approccio implica un servizio personalizzato, negoziato tra il soggetto collettivo “famiglia” ed il soggetto collettivo “equipe”, ma anche con i cittadini volontari, con l’intento di valorizzare le personalità degli ammalati nella convinzione che si cura con ciò che si è.[…]
Roberto Vaccani è docente di Organizzazione e comportamento manageriale alla Scuola di direzione aziendale dell’Università Bocconi di Milano, per la stessa università è responsabile scientifico del progetto POL di orientamento attitudinale dei laureati.
L’edizione aggiornata di “Contro la contenzione”:
Le autrici Mislej e Livia Bicego
Maila Mislej è Direttrice Infermieristica dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste (ASUITs). Laureata in filosofia e in scienze infermieristiche è docente di management e pedagogia all’Università degli Studi di Trieste. Per l’Editore Maggioli cura la collana L’infermiere di comunità per la quale ha pubblicato “L’infermiere di famiglia e di comunità”. “Il diritto di vivere in casa anche quando sembra impossibile.” (2008); “Assistenza, etica ed economia”. Interrogarsi su questioni di fondo e non essere neutrali” (2008); “Democrazia e nursing” (2010); “Contro la contenzione. “Garantire sempre, a ogni cittadino, l’art.13 si può, si deve”(2011).
Livia Bicego è Dirigente Infermieristica dal 2009 dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste (ASUITs) e dal 2016 dell’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 5 Pordenonese. Laureata in Scienze Infermieristiche e in Servizio Sociale, docente di scienze infermieristiche nell’area psichiatrica presso l’Università degli Studi di Trieste. È stata Presidente della Commissione per l’eliminazione della Contenzione della Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste (ASUITs) dal 2006 al 2016. Per l’Editore Maggioli ha pubblicato “Salute Mentale e organizzazione che cura”. Infermiere, spazi, azioni, vissuti di cura” (2008) e “Contro la contenzione. “Garantire sempre, a ogni cittadino, l’art.13 si può, si deve”(2011).
Leggi anche il post con tutto il materiale:
https://www.dimensioneinfermiere.it/sulla-contenzione-pratica-infermieristica-legislazione-bioetica-esempi/
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