Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, nel corso di un punto stampa dalla sede della Protezione civile di Marghera, lo ha fatto capire una volta per tutte: sospendere gli operatori sanitari non vaccinati non è affatto semplice.
Zaia: ’Per ora niente sospensioni’
Tanto che, secondo lui, non si può proprio fare: “Non sono dalla parte della ragione, ma per ora non si procede con la sospensione per i medici non vaccinati: sospensioni che sono state congelate, perché prima ci vuole un coordinamento nazionale e dietro alle sospensioni c’è un altro problema: la mancanza di professionisti. Chi ha fatto questo decreto non ha tenuto conto del fatto che manca personale”.
Parole che per certi versi lasciano di stucco: è vero, vi è carenza di personale (tanto che in Veneto avevano pensato di sostituire gli infermieri con gli OSS, pensate un po’. VEDI) e diverse regioni non sanno più dove sbattere la testa, ma…
C’è davvero spazio per soluzioni creative?
È davvero possibile interpretare il decreto 44/2021 a proprio piacimento, ricercando e trovando soluzioni creative per aggirarlo o per prendere tempo? Probabilmente no. Tanto che stanno arrivando diverse critiche alla presa di posizione del presidente.
Per citarne una, la segretaria della Funzione Pubblica Cgil del Veneto, Sonia Todesco, ha definito le parole di Zaia “gravi”, “politiche”, volte a “delegittimare il Parlamento” e comunque con possibili “ricadute in ambito civile e penale”.
Todesco, CGIL: ‘Responsabilità civili e penali’
Come riportato nella nota della Todesco, “La deroga da parte di un Presidente di Regione all’applicazione di una norma nazionale presuppone che l’apparato tecnico, a cui è affidata l’esecuzione, si assuma più di qualche responsabilità in ambito civile e penale.
In primis nel non comunicare agli Ordini Professionali i nominativi dei sanitari che non hanno assolto l’obbligo vaccinale evitando così che gli stessi possano procedere con la sospensione dall’Albo e conseguente inibizione dell’esercizio della professione. Solo così facendo infatti si otterrebbe il risultato di poter continuare a mantenere in servizio il personale non vaccinato.
In secondo luogo le aziende sanitarie, mantenendo in servizio il personale non vaccinato, anche se pur protetto con misure straordinarie (doppio tampone, aumento livelli di protezione) come ipotizzato nei giorni scorsi dal dirigente della Ulss 2 La Marca Trevigiana, dovrebbero assumersi responsabilità enormi di fronte al contagio del lavoratore o al primo caso di paziente contagiato da personale non vaccinato.”
Come si comporteranno le aziende?
Non sappiamo come lunedì si comporteranno le aziende sanitarie di fronte alla scelta ‘politica’ di sospendere l’applicazione di una norma.
Ci auguriamo che non seguano la strada indicata dal Presidente che, oltre a delegittimare il Parlamento, facendo passare l’idea del far west legislativo, ha già aperto il malcontento tra i sanitari che, qualche volta anche malvolentieri, hanno invece aderito e stavano aderendo alla vaccinazione, facendosi carico di un grande gesto di responsabilità sociale”.
Gorini, FIMMG: ‘Messaggio sbagliato’
Anche Brunello Gorini, segretario Fimmg (Federazione Italiana Medici di Famiglia) ha espresso enormi perplessità sulla scelta della Regione: “So per certo che è un messaggio sbagliato: se vogliamo uscirne dobbiamo aumentare il più in fretta possibile la quota di cittadini e di sanitari vaccinati, invece così sembra che non faccia differenza immunizzarsi o meno”.
Autore: Alessio Biondino
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