Perché l’ivermectina non è stata raccomandata contro il Covid-19

Dario Tobruk 04/10/21
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Non sei un cavallo, non sei una mucca. Seriamente. Fermatevi!” con questo monito surreale per qualche anno fa, ma non oggi, la Food and Drug Administration, la più importante autorità sanitaria americana ha commentato lo sdegno contro l’ultima tendenza: l’uso diffuso, autonomo e incontrollato di ivermectina, un antiparassitario per mucche e cavalli, per proteggersi dal Covid-19.

È superfluo ricordare che sino ad oggi non vi sono forti evidenze scientifiche che confermino l’efficacia dell’ivermectina contro il coronavirus. Seppur usato in alcuni casi di parassitosi negli umani e seppure alcune ricerche ne stiano studiando gli effetti contro il virus pandemico, i risultati delle ricerche non ne giustificano l’utilizzo.

Per riassumere:

  • L’ivermectina non è stata sperimentata contro il Covid allo stesso livello di accuratezza di altri trattamenti approvati dalle autorità sanitarie.
  • I risultati sono scadenti o ambigui.
  • Rapporto rischio/beneficio: il dosaggio di ivermectina necessario per raggiungere il tessuto polmonare, è tossico e pericoloso per l’intero organismo.
  • L’ivermectina è si usata anche negli uomini, ma in dosaggi minori e per curare parassitosi importanti, non il Covid.
  • Per prevenire il Covid, ad oggi, è il vaccino l’unico trattamento efficace per ridurre il contagio, insieme a distanziamento sociale e norme di igiene come lavarsi le mani.

L’allarme delle autorità sanitarie

Anche l’Ema, l’agenzia europea, raccomanda di non usare ivermectina per prevenire e curare il coronavirus, in quanto, si legge in un comunicato stampa: “L’Ema ha esaminato le ultime evidenze sull’uso di ivermectina per la prevenzione e il trattamento di Covid-19 e ha concluso che i dati disponibili non ne sostengono l’uso al di fuori di studi clinici ben progettati”.


Gli aspetti giuridici dei vaccini

La necessità di dare una risposta a una infezione sconosciuta ha portato a una contrazione dei tempi di sperimentazione precedenti alla messa in commercio che ha suscitato qualche interrogativo, per non parlare della logica impossibilità di conoscere possibili effetti negativi a lungo termine.

Questo volume intende fare chiarezza, per quanto possibile, sulle questioni più discusse in merito alla somministrazione dei vaccini, analizzando aspetti sanitari, medico – legali e professionali, anche in termini di responsabilità.

Gli aspetti giuridici dei vaccini

La necessità di dare una risposta a una infezione sconosciuta ha portato a una contrazione dei tempi di sperimentazione precedenti alla messa in commercio che ha suscitato qualche interrogativo, per non parlare della logica impossibilità di conoscere possibili effetti negativi a lungo termine. Il presente lavoro intende fare chiarezza, per quanto possibile, sulle questioni più discusse in merito alla somministrazione dei vaccini, analizzando aspetti sanitari, medico – legali e professionali, anche in termini di responsabilità.   Fabio M. DonelliSpecialista in Ortopedia e Traumatologia, Medicina Legale e delle Assicurazioni e in Medicina dello Sport. Profes­sore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano nel Dipartimento di Scienze Biomediche e docente presso l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Già docente nella scuola di Medicina dello Sport dell’Uni­versità di Brescia, già professore a contratto in Traumatologia Forense presso l’Università degli Studi di Bologna e tutor in Ortopedia e Traumatologia nel corso di laurea in Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Siena. Responsabile della formazione per l’Associazione Italiana Traumatologia e Ortopedia Geriatrica. Promotore e coordinatore scientifico di corsi in ambito ortogeriatrico, ortopedico-traumatologico e medico-legale.Mario GabbrielliSpecialista in Medicina Legale. Già Professore Associato in Medicina Legale presso la Università di Roma La Sapienza. Professore ordinario di Medicina Legale presso la Università di Siena. Già direttore della UOC Me­dicina Legale nella Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. Direttore della Scuola di Specializzazione in Me­dicina Legale dell’Università di Siena, membro del Comitato Etico della Area Vasta Toscana Sud, Membro del Comitato Regionale Valutazione Sinistri della Regione Toscana, autore di 190 pubblicazioni.Con i contributi di: Maria Grazia Cusi, Matteo Benvenuti, Tommaso Candelori, Giulia Nucci, Anna Coluccia, Giacomo Gualtieri, Daniele Capano, Isabella Mercurio, Gianni Gori Savellini, Claudia Gandolfo.

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Da dove nasce quindi questa nuova insana tendenza? Sono in essere diverse ricerche per confermare o smentirne l’uso: “questo farmaco potrebbe bloccare la replicazione del Sars-Cov-2 ma a concentrazioni molto più elevate rispetto a quelle raggiunte con le dosi attualmente autorizzate”, concentrazioni che potrebbero indurre gravi effetti collaterali.

Probabilmente alcuni parziali risultati di queste ricerche è finito nel tritacarni dell’infodemia producendo disinformazione nella popolazione. Da qui, la necessità per la Fda di lanciare un forte segnale contro la pratica di assumere ivermectina in autonomia:

L’uso consentito dell’invermectina

Come già detto, l’ivermectina ha realmente indicazioni di utilizzo negli uomini, ma solo in alcune parassitosi e solo a dosaggi inferiori rispetto a quelli necessari per ottenere concentrazioni utili a raggiungere i tessuti polmonari, dove sosta il virus.

Dosi superiori a quelle previste possono comportare livelli di tossicità importanti e per questo motivo non è consigliabile assumerlo senza una reale dimostrazione di efficacia.

I risultati degli studi sull’ivermectina

Gli studi fino ad oggi, hanno prodotti risultati ambigui, non sono stati ben progettati o non sono ancora conclusi e ricerche importanti stanno abbandonando l’ivermectina come farmaco contro il Covid-19 in quanto la sua efficacia non si è dimostrata superiore al placebo. Si rimane in attesa di ulteriori ricerche per smentire o riaprire la questione, ma fino ad allora le indicazioni sono chiare: non siete mucche, fermatevi!

Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin)

Aggiornato il 04/10/21

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