“Il fatto non sussiste”
Dopo 7 anni di peripezie giudiziarie, il suo incubo personale sembra finito perché “il fatto non sussiste”. Almeno per ora, visto che la vicenda giudiziaria potrebbe tornare in Cassazione e la strada verso una sua totale assoluzione potrebbe risultare ancora molto lunga.
L’incubo professionale della Poggiali, invece, al momento è destinato a continuare: l’ex infermiera, infatti, oltre a essere licenziata in tronco dall’AUSL Romagna, è stata radiata dall’albo con provvedimento passato in giudicato nel 2020 a causa delle raccapriccianti foto che la ritraevano sorridente, con i pollici alzati in segno di vittoria e con la bocca aperta accanto a una paziente di 102 anni appena deceduta, in una stanza dell’ospedale di Lugo.
Quelle terribili foto e la radiazione
“Mi dispiace averle fatte, ho fatto uno sbaglio. Se tornassi indietro non lo farei più, per questo ho pagato” ha dichiarato la 49enne. Che ha anche asserito anche di voler tornare in corsia: “Adesso voglio pensare un po’ a me stessa, godermi la mia famiglia. Poi mi piacerebbe, un domani, tornare a fare il mio lavoro. La speranza è sempre quella”.
Potrà farlo? Certamente: secondo il regolamento sul procedimento disciplinare della FNOPI, infatti, “Il sanitario radiato dall’Albo può chiedere la re-iscrizione purché:
- Siano trascorsi cinque anni dal provvedimento di radiazione e, se questa derivò da condanna penale, sia intervenuta riabilitazione;
- Risulti che abbia tenuto, dopo la radiazione, irreprensibile condotta.
- Sulla istanza di re-iscrizione e dunque sulla verifica delle suddette condizioni, provvede l’Ordine territorialmente competente con la osservanza delle disposizioni relative alle iscrizioni.”
Macigni sulla sua riabilitazione
La Poggiali ha quindi la concreta speranza di poter tornare, un giorno, a essere e a fare l’infermiera. Il problema, però, sarebbe spiegarlo ai pazienti. Perché al di là della vicenda giudiziaria e della costruzione mediatica dell’infermiera killer che ha straziato la sua immagine di fronte all’opinione pubblica, le foto terribili di lei sorridente e con atteggiamenti di scherno accanto al cadavere di una persona indifesa che a lei si era affidata, scatti che hanno fatto il giro del mondo, pesano come macigni sulla sua sperata riabilitazione professionale.
Eppure lei ci tiene a sottolinearlo con gran forza: “Questa vicenda mi ha portato del dolore, ma non mi ha tolto la convinzione che io sia una brava infermiera e che possa fare di nuovo il mio lavoro, come facevo prima” ha dichiarato.
Autore: Alessio Biondino
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