Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha giurato (di nuovo). E nel suo lungo discorso al Parlamento, si è di nuovo espresso in favore degli operatori sanitari, esprimendo riconoscenza e definendoli un “esempio”.
La nostra lettera
Caro presidente Mattarella,
innanzi tutto grazie. Per non essersi tirato indietro, per il ‘senso delle Istituzioni’, per l’Italia, per aver messo una toppa sull’imbarazzante inconsistenza della nostra politica e via dicendo. Ma da “sanitari”, come ama definirci, speravamo che almeno Lei non ci liquidasse con la solita pacca sulla spalla.
Un “esempio”
Lo aveva già fatto col suo discorso di fine anno, definendo la nostra abnegazione come “patrimonio inestimabile di umanità” (VEDI) e lo ha fatto di nuovo ora, al cospetto del Parlamento, nel giorno del Suo secondo giuramento, definendoci un “esempio” di impegno e trasmettendoci nuovamente riconoscenza.
Per carità, non ci aspettavamo di certo di trovarLa incatenato davanti a Montecitorio con la scritta “assumete e valorizzate gli infermieri o mi dimetto”, ma… Nemmeno così, presidente.
Prevenzione
Perché quando Lei parla della lezione che “i tempi duri che siamo stati costretti a vivere ci hanno lasciato” e dei nuovi strumenti di cui dovremmo dotarci per “prevenire futuri possibili pericoli globali”, a noi viene in mente solo una cosa: sistemare una volta per tutte il nostro Servizio Sanitario Nazionale che tanto è stato messo alla prova dall’emergenza.
Con assunzioni, con la valorizzazione dei professionisti (a 360 gradi), con una riorganizzazione vera e non riducendo mai più la nostra sanità nello stato in cui si trovava all’inizio del 2020, quando è stata ‘sorpresa’ letteralmente in mutande dalla Covid-19.
Ancora parole di circostanza
Stavolta, presidente, forse era necessario spendere meno parole di circostanza e dare una bella scossa a chi ha ringraziato senza sosta gli ‘eroi’ della pandemia solo a chiacchiere, prendendoli abbondantemente in giro con promesse che poi, miserabilmente, non sono state per nulla onorate. Fino ad ignorarli del tutto.
Certo, la nostra “abnegazione”, insieme a quella delle altre categorie che hanno “garantito i servizi essenziali nei momenti più critici”, è giustamente presa da Lei come “esempio” per le “forze politiche e sociali, istituzioni locali e centrali, imprese e sindacati, amministrazione pubblica e libere professioni, giovani e anziani, città e zone interne, comunità insulari e montane”. E la riconoscenza, quella vera, è un sentimento meraviglioso.
Più riconoscimenti, meno riconoscenza
Il problema, però, caro Presidente, è che senza riconoscimento anche la riconoscenza, a lungo andare, diventa un concetto inutile, vuoto, superfluo… Quasi una presa in giro. E anche chi, per deontologia professionale e per estrema umanità, si ritrova costantemente nella posizione di doversi immolare per portare avanti una baracca perennemente e volutamente sgangherata… Prima o poi si stancherà davvero di dare “l’esempio”.
Buon lavoro, presidente Mattarella.
I “sanitari”.
Presidente, gli infermieri sono stanchi di inutili ringraziamenti
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