La redazione di DimensioneInfermiere.it è orgogliosa di presentare la Dott.ssa in Filosofia Alexandra Alba, esperta in Bioetica e Neuroetica.
Che cos’è la bioetica?
Cominciamo dal definire questo ambito di ricerca: la bioetica è una disciplina che si occupa delle questioni etiche e morali legate alla ricerca biologica e medica.
La bioetica è contraddistinta dalla sua interdisciplinarità, in quanto coinvolge branche di sapere che spaziano dalla filosofia alla medicina, dalla giurisprudenza alla sociologia, dall’antropologia al biodiritto.
Qual è l’obiettivo della bioetica?
Il ruolo di tale disciplina è da sempre volto all’analisi teorica delle questioni, alla chiarificazione di categorie ed alla corretta impostazione di argomenti.
Tale ruolo deve tuttavia essere accompagnato da un forte impegno pratico che mira a far comprendere il senso intrinseco che ogni problematica porta con sé.
L’elemento caratteristico della bioetica contemporanea è un più rigoroso rapporto multidisciplinare tra filosofia morale e scienze biologiche; le diverse “scienze della vita” accrescono infatti la nostra consapevolezza delle relazioni di causa-effetto consentendoci di pervenire ad una più accurata ricerca delle conseguenze relative al nostro operato.
L’ impegno del bioetico
Il bioetico è più che mai consapevole di come i principi ultimi di un qualsiasi sistema morale possano offrire risposte quanto mai equivoche, soprattutto se proiettate nell’infinità varietà delle situazioni concrete che un individuo affronta quotidianamente.
Cosa si propone di fare il bioetico?
- interpretare
- riadattare i principi generali
di una realtà scossa dalle continue evoluzioni in campo medico e scientifico. Il punto focale per chiunque desideri interloquire con la bioetica è l’accettazione dell’inesistenza di ricette infallibili o sistemi aprioristicamente veritieri. Decisivo è il riconoscimento della capacità decisionale della persona, che la rende in ultima analisi responsabile dinanzi alla vita.
Come la bioetica entra in relazione con le professioni sanitarie e l’infermiere
La bioetica porta sotto i riflettori il concetto “dell’aver cura”. La cura abbraccia
l’intera esistenza umana in quanto conferisce senso all’essere nel mondo. Il concetto
di “aver cura” inteso come dedizione, premura e sollecitudine si manifesta nelle
professioni sanitarie e sociali in antitesi all’indifferenza ed al disinteresse.
La vita emotiva dell’individuo sano, a maggior ragione del paziente, dovrebbe essere
coltivata come preziosa risorsa e non come fastidioso ostacolo alla scientificità ed
alla professionalità.
Avere cura della vita emotiva tanto propria quanto altrui è di vitale importanza per
ogni singolo infermiere, operatore sanitario, medico e professionista ospedaliero, in
quanto unica arma per salvaguardare l’alterità e l’inalienabile diritto a non essere
interpretati dal sapere catalogante che archivia le persone alla stregua di cose
attraverso una metodologia pericolosamente reificante.
L’intenzione dell’atto del curare
La cura è ormai universalmente intesa come l’atto del curare, il quale è in sé
evidente; a non essere evidente è l’intenzione dell’atto ed il senso che vi è
racchiuso.
Per saperne di più:
Ad essere colto dal paziente è proprio l’intenzione dell’atto con il suo “come” ed il
suo “perché”; è questo che fa la differenza nella relazione che si viene a creare tra
infermiere e paziente, ed è questo che venendo a mancare toglie a tale relazione
l’essenza stessa dell’aver cura.
Il personale sanitario e l’infermiere è umano, pertanto è esposto alla commozione, al dolore, all’empatia come ogni altro individuo. A tali figure viene però spesso inculcato a
considerare tali sentimenti come “scorrettezze” nel loro agire professionale.
Ciò porta tali soggetti ad innalzare vere e proprie barriere difensive contro ogni genere di angoscia che potrebbe portarli in direzione di un pericoloso sentiero di coinvolgimento emotivo che non possono permettersi di intraprendere.
L’insegnamento della bioetica alle professioni sanitarie
La fuga o l’indifferenza verso le principali e più comuni domande esistenziali non dura a lungo, anche gli operatori sanitari infermieri aventi atteggiamenti più cinici e distaccati non sono immuni da tali quesiti che fanno visita ad ogni essere umano proprio in quanto essere pensante.
Le professioni che si occupano del prendersi curano presentano una bipolarità contraddistinta da senso di onnipotenza/impotenza: se da un lato rifuggono da ogni tipo di immedesimazione con la persona che si trovano di fronte, dall’altro lato sono perseguitati dal costante timore di non essere in grado di aiutare il loro prossimo in difficoltà.
La tradizionale contrapposizione tra scienza ed etica ha contraddistinto la cultura occidentale facendoci pagare un prezzo troppo alto: il sacrificio della dimensione dell’umano nelle professioni dell’aver cura.
La bioetica appoggiandosi anche alle recenti ricerche neuro scientifiche ci dimostra la piena insostenibilità teorica che la classica contrapposizione mente/cuore porta in grembo. Tale disciplina insegna principalmente che in una relazione tra operatore sanitario e paziente:
- Il sentire si tramuta in sapere
- I sentimenti che vengono provati verso l’altro sono messaggeri di informazioni.
- Tali informazioni sono essenziali per la cura del paziente.
La bioetica quindi ci insegna a “risignificare” le azioni relazionali affinchè gli spazi della cura diventino luoghi di condivisione e dialogo al fine di edificare una comunità che si prenda cura di se stessa.
Alexandra Alba
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