Cosa sapere del paziente 2.0 nell’era della Post Verità

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La professione infermieristica vive del necessario rapporto che intercorre tra l’infermiere stesso e il paziente 2.0 di oggi, una relazione quest’ultima spesso e volentieri forzosa e complicata altre volte invece, foriera di interessanti prospettive per una vicendevole crescita personale, ma cosa si nasconde dietro questa rapporto e soprattutto chi abbiamo di fronte?

Il paziente, nell’ambito sanitario è una persona che si rivolge ad un professionista sanitario o ad una struttura di assistenza sanitaria per accertamenti o problemi di salute, l’etimologia del termine rimanda alla lingua latina, il patiens (participio presente del verbo pati) è colui che sopporta.

Il carattere della figura, rimanda già per definizione stessa ad un soggetto che soffre a seguito della sua malattia, in un momento di così particolare difficoltà la figura dell’infermiere si pone come necessario punto di riferimento, non soltanto in grado di tutelare la sua salute, ma anche di proteggere la sfera emotiva e personale del paziente.

Conoscere il paziente vuole dire imparare a conoscere al meglio i vari aspetti del proprio lavoro e perché no, anche di noi stessi. Ogni essere umano è differente, per cui è impossibile standardizzare procedure e rimandare a protocolli, ogni paziente è una esperienza di vita in sé, perciò anche le chiavi di ingresso devono cambiare di volta in volta.

Professione infermiere: alle soglie del XXI secolo

La maggior parte dei libri di storia infermieristica si ferma alla prima metà del ventesimo secolo, trascurando di fatto situazioni, avvenimenti ed episodi accaduti in tempi a noi più vicini; si tratta di una lacuna da colmare perché proprio nel passaggio al nuovo millennio la professione infermieristica italiana ha vissuto una fase cruciale della sua evoluzione, documentata da un’intensa produzione normativa.  Infatti, l’evoluzione storica dell’infermieristica in Italia ha subìto un’improvvisa e importante accelerazione a partire dagli anni 90: il passaggio dell’istruzione all’università, l’approvazione del profilo professionale e l’abolizione del mansionario sono soltanto alcuni dei processi e degli avvenimenti che hanno rapidamente cambiato il volto della professione. Ma come si è arrivati a tali risultati? Gli autori sono convinti che per capire la storia non basta interpretare leggi e ordinamenti e per questa ragione hanno voluto esplorare le esperienze di coloro che hanno avuto un ruolo significativo per lo sviluppo della professione infermieristica nel periodo esaminato: rappresentanti di organismi istituzionali e di associazioni, formatori, studiosi di storia della professione, infermieri manager. Il filo conduttore del libro è lo sviluppo del processo di professionalizzazione dell’infermiere. Alcune domande importanti sono gli stessi autori a sollevarle nelle conclusioni. Tra queste, spicca il problema dell’autonomia professionale: essa è sancita sul terreno giuridico dalle norme emanate nel periodo considerato, ma in che misura e in quali forme si realizza nei luoghi di lavoro, nella pratica dei professionisti? E, inoltre, come si riflettono i cambiamenti, di cui gli infermieri sono stati protagonisti, sul sistema sanitario del Paese? Il libro testimonia che la professione è cambiata ed è cresciuta, ma che c’è ancora molto lavoro da fare. Coltivare questa crescita è una responsabilità delle nuove generazioni. Le voci del libro: Odilia D’Avella, Emma Carli, Annalisa Silvestro, Gennaro Roc- co, Stefania Gastaldi, Maria Grazia De Marinis, Paola Binetti, Rosaria Alvaro, Luisa Saiani, Paolo Chiari, Edoardo Manzoni, Paolo Carlo Motta, Duilio Fiorenzo Manara, Barbara Man- giacavalli, Cleopatra Ferri, Daniele Rodriguez, Giannantonio Barbieri, Patrizia Taddia, Teresa Petrangolini, Maria Santina Bonardi, Elio Drigo, Maria Gabriella De Togni, Carla Collicelli, Mario Schiavon, Roberta Mazzoni, Grazia Monti, Maristella Mencucci, Maria Piro, Antonella Santullo. Gli Autori Caterina Galletti, infermiere e pedagogista, corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.Loredana Gamberoni, infermiere, coordinatore del corso di laurea specialistica/ magistrale dal 2004 al 2012 presso l’Università di Ferrara, sociologo dirigente della formazione aziendale dell’Aou di Ferrara fino al 2010. Attualmente professore a contratto di Sociologia delle reti di comunità all’Università di Ferrara.Giuseppe Marmo, infermiere, coordinatore didattico del corso di laurea specialistica/ magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede formativa Ospedale Cottolengo di Torino fino al 2016.Emma Martellotti, giornalista, capo Ufficio stampa e comunicazione della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi dal 1992 al 2014.

Caterina Galletti, Loredana Gamberoni, Giuseppe Marmo, Emma Martellotti | 2017 Maggioli Editore

32.00 €  25.60 €

Un approccio rivolto esclusivamente alla tutela della sua salute può anche essere non apprezzato dal paziente se il comportamento del professionista sanitario non è supportato dalla volontà e capacità di utilizzare tutti gli strumenti in campo per far comprendere al malato le tecniche mediche usate e le prospettive di guarigione.

L’infermiere e il paziente 2.0

Siamo ormai entrati in una nuova era, è molto probabile che i pazienti del futuro non siano più gli sprovveduti di un tempo i quali in maniera fideistica lasciavano deleghe in bianco ai medici e agli infermieri sulle modalità di cura e sulle capacità o meno di apprezzarne gli eventuali sviluppi.

Il paziente 2.0 è spesso una persona informata, (nell’epoca della post verità e nel cumulo di bufale e scarsi contenuti giornalisti presenti online al carattere saccente dei pazienti può non corrispondere una reale informazione, ma tant’è!), il paziente del futuro e del presente molto spesso vorrà sapere e sarà scettico sulla possibile terapia suggerita per cui è bene sapersi comportare di conseguenza.

Gli enormi sviluppi fatti negli ultimi anni in seno alla stessa categoria infermieristica ci consentono di rivalutare anche gli aspetti attinenti alla gestione del paziente e ci permettono anche di pretendere di più dagli infermieri stessi.

Il diritto alla corretta informazione del paziente

Documentarsi al meglio sul paziente e sui suoi diritti di conoscenza, consente ad esempio di evitare errori od omissioni nella parte informativa, momento quest’ultimo che è divenuto fondamentale e sul quale non è più possibile abbozzare semplici soluzioni di compromesso.

L’autorizzazione ad intervenire sul paziente passa quindi necessariamente dalla fase informativa, e quest’ultima non può essere fatta nel migliore dei modi se non ci si ricorda che il paziente è tutelato sotto molti profili dal nostro ordinamento.  L’art. 32 Cost. dispone che: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

Affinché ci si affranchi da vetuste metodologie di interazione e “cura”  del paziente è necessario ricordare anche che il nostro ordinamento ( art 13 Cost.) non prevede:  forme di restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge .

Ricordiamo inoltre i numerosi articoli del codice deontologico infermieristico che tutela per l’appunto il diritto all’informazione:

Articolo 19
L’infermiere promuove stili di vita sani, la diffusione del valore della cultura della salute e della tutela ambientale, anche attraverso l’informazione e l’educazione. A tal fine attiva e sostiene la rete di rapporti tra servizi e operatori.
Articolo 20
L’infermiere ascolta, informa, coinvolge l’assistito e valuta con lui i bisogni assistenziali, anche al fine di esplicitare il livello di assistenza garantito e facilitarlo nell’esprimere le proprie scelte.
Articolo 23
L’infermiere riconosce il valore dell’informazione integrata multiprofessionale e si adopera affinché l’assistito disponga di tutte le informazioni necessarie ai suoi bisogni di vita.
Articolo 24
L’infermiere aiuta e sostiene l’assistito nelle scelte, fornendo informazioni di natura assistenziale in relazione ai progetti diagnostico-terapeutici e adeguando la comunicazione alla sua capacità di comprendere.
Articolo 25
L’infermiere rispetta la consapevole ed esplicita volontà dell’assistito di non essere informato sul suo stato di salute, purché la mancata informazione non sia di pericolo per sé o per gli altri.

La tutela costituzionale e deontologica così concessa al paziente è una protezione anche per il professionista della sanità, quest’ultimo sulla base delle recenti iniziative e tendenze potrà far valere il proprio peso professionale, anche sulla base del maggiore rispetto del carattere personale del paziente e di riflesso sulla maggiore concezione e crescita del proprio spessore umano e professionale, in una correlazione tra elementi a lungo dimenticata ma di certo fondamentale.

Martino Di Caudo

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