Con l’attuale Def si potrebbe scendere sotto la soglia fissata dall’OMS: questo il grido d’allarme del 5 stelle

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Non sono mancate le polemiche da parte di alcuni esponenti politici del m5s sul nuovo Def (Documento di Economia e Finanza), recriminazioni che riguardano soprattutto gli aspetti attinenti alla mancanza di risorse destinante alla Sanità.

Utilizziamo la coda di questa polemica non tanto per dar vita a sterili dibattiti sui protagonisti politici che ne hanno mosso i presupposti, ma rilanciamo consapevolmente l’invito ad un’analisi dettagliata del Documento per vedere come valutarne le possibili questioni economico-sanitarie.

Se, come paventato in Commissione Affari Sociali dagli esponenti politici del 5stelle, la spesa sanitaria dovesse effettivamente scendere sotto la soglia fissata dall’Oms, ci troveremmo ad avere a che fare con una situazione potenzialmente critica per gran parte della popolazione italiana. In realtà, una condizione quella della Sanità italiana, che già da parecchi anni vive momenti particolarmente critici, non riuscendo, delle volte, a rispondere a quelle esigenze di tutela della salute pubblica.

Date le premesse si capisce bene la preoccupazione manifestata anche dal Presidente nazionale CIDA, Giorgio Ambrogini, il quale non ha mancato di evidenziare il proprio scetticismo sulla natura di alcuni interventi:

Nessuno mette in dubbio le capacità del ministro dell’Economia nel percorrere un ‘sentiero stretto’ fra contenimento del disavanzo e stimolo alla crescita, ma se i tagli alla spesa pubblica si traducono in un peggioramento dei servizi resi alla collettività, la conclusione di questa manovra sarà quella ridurre la qualità della vita,  continua ancora il Presidente CIDA:

Ci preme però sottolineare e condividere i rilievi posti dalla Corte dei Conti nel corso della sua audizione, che ha lanciato l’allarme sui rischi impliciti in una spending review fatta di tagli lineari o, comunque, non selettivi e ‘mirati’.  Ovvero, una spending review finalizzata a ridurre i livelli di spesa piuttosto che a ricercare maggiore efficienza. Questo ha comportato una caduta degli investimenti pubblici e una compressione delle risorse assegnate a settori quali ricerca, istruzione, trasporti, determinando il sacrificio di interi comparti (sanità, scuola, formazione, ecc.) e difficoltà crescenti nell’offerta dei servizi alla collettività, con una riduzione significativa della qualità delle prestazioni.”

La riduzione della spesa prevista dal governo paleserebbe i suoi effetti proprio su prestazioni sanitarie, prestazioni sociali e pubblico impiego; costringendo nei fatti gran parte della popolazione a rivolgersi, in misura maggiore, a strutture private per assolvere a compiti, di per sé eseguibili nel pubblico.

Per ciò che attiene alla spesa prevista in particolare questa si assesterebbe sui 115 miliardi per il 2018, 116 per il 2019 e 118 nel 2020 e, parimenti, la sua incidenza sul PIL sarà decrescente e passerà dal 6,6 per cento del 2017 al 6, 4 nel 2020.

Sono in molti quindi a chiedere l’intervento del Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, al fine di evitare un ulteriore impoverimento del settore sanitario, già ampiamente frustrato da anni di tagli e gestione quantomeno approssimativa.

 

  

 

Martino Di Caudo

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