Aggressioni contro gli infermieri, il Veneto si arma di bracciali e bodycam


Il Veneto intensifica le misure di sicurezza negli ospedali con un investimento di quattro milioni di euro per contrastare l’aumento delle aggressioni ai danni del personale sanitario. Tra le novità introdotte, un bracciale “wearable” capace di registrare l’audio e attivare un allarme in caso di pericolo, oltre a una bodycam attualmente in fase di sperimentazione presso l’Ulss 4.


La decisione è contenuta in una delibera regionale che istituisce un tavolo di confronto per affrontare il problema, alla luce delle 2.595 aggressioni denunciate nel 2024, un dato in continua crescita. Il governatore Luca Zaia ha definito la situazione “davvero preoccupante” e ha annunciato una gara europea per l’acquisto di circa 7.000 dispositivi indossabili, in grado di monitorare i parametri vitali e la posizione degli operatori sanitari. Sul fronte delle bodycam, per ora la sperimentazione prevede l’uso di un paio di dispositivi per ogni pronto soccorso.


Dispiace vedere gli ospedali trasformarsi in ambienti militarizzati, ha commentato Zaia al termine della riunione di giunta, sottolineando però la necessità di misure straordinarie per tutelare la sicurezza del personale. “Non vogliamo chiudere gli ospedali come se fossero aeroporti, ma in certe situazioni servono rimedi drastici. Sebbene le pene siano state inasprite, è necessario fare ancora di più: la sacralità dell’ospedale non deve essere messa in discussione”.


I nuovi dispositivi saranno assegnati prioritariamente agli operatori che lavorano nelle aree più a rischio, come i pronto soccorso e i reparti di salute mentale. L’assessore alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin, ha evidenziato l’importanza di affrontare il problema non solo con misure di sicurezza, ma anche con un approccio più ampio: Il malessere va gestito e contrastato non in chiave militare, ma utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione (VEDI Agenzia DIRE).

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Fonte immagine: Agenzia Dire

Alessio Biondino

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