Allarme dell’OPI: “Pochi laureati, gli infermieri in pensione non saranno sostituiti”

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Il calo di iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica, che oramai rappresenta un allarme a livello nazionale, si sta riflettendo anche a Prato, come evidenziato dai dati degli ultimi tre anni analizzati dal presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche, Gabriele Panci (VEDI La Nazione).

Attualmente, il numero degli iscritti all’Ordine degli infermieri di Prato è di 1.440. Il numero di nuovi laureati è in calo costante, passando dai 50 del 2020, ai 53 del 2021, ai 41 del 2022, fino ai soli 17 registrati fino al 30 settembre dell’anno in corso (dato parziale). Di questi 17 in quanti entreranno nel mondo del lavoro? Difficile dirlo.


Di sicuro, questo significativo calo di appeal della professione avrà serie ripercussioni nelle aziende sanitarie, a meno che i tanti infermieri indiani e il fantomatico “assistente alla salute” promessi dal Governo non tappino le voragini facendo dimenticare (di nuovo) il problema.

Panci, numeri alla mano, mette in luce il disastro: confrontando il 2021 con il 2022, si registra una flessione del 22,6%, mentre il confronto tra il 2022 e il 2023 mostra una flessione del 58,5%. Il dato più preoccupante emerge quando si confronta il 2021 con il 2023, con una flessione del 68%, anche se questo dato è parziale in attesa della sessione di laurea finale. Si nota già una significativa diminuzione dei laureati nella prima sessione, pari al 37% rispetto al 2021.


Le aspettative future non sono rosee, con Panci che prevede una flessione complessiva del 35,8% entro la fine del 2023, indicando un peggioramento rispetto all’anno precedente. Questo si inserisce in un quadro più ampio di una flessione media annuale delle lauree in infermieristica del 30%.

La questione centrale è perché la professione infermieristica stia diventando meno attraente per i giovani. La presidente della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, Barbara Mangiacavalli, ha sottolineato che, sebbene l’infermieristica sia ancora attraente per i giovani, le difficoltà organizzative dopo la laurea, il trattamento economico non adeguato, l’assenza di opportunità di progressione di carriera e altri fattori stanno causando un allontanamento senza precedenti dalla professione.


Attualmente, un infermiere all’inizio della sua carriera guadagna mediamente circa 1.500 euro al mese, una cifra che non cambierà significativamente nel corso della sua carriera fino alla pensione.

Un altro problema chiave è la crescente età dei professionisti infermieri, con un numero significativo di infermieri in età pensionabile nei prossimi anni. Questo potrebbe portare a una carenza critica di personale infermieristico, soprattutto se il trend di laureati continua a diminuire. Già, perché calcolando il reintegro dei nuovi laureati per i prossimi 6 anni, senza tenere presente la flessione delle iscrizioni annue, ma prendendo il dato di iscrizione come dato fisso, «si riuscirebbe a coprire soltanto 180 unità rispetto alle 400 pensionabili».

Urgono prese di posizione serie ed efficaci.

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Alessio Biondino

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