Mentre la categoria degli infermieri italiani è in totale crisi, tra scarsa attrattività professionale, aggressioni continue, riconoscimento sociale pressoché nullo e nuove figure a basso costo destinate a sostituire i professionisti, i media seguitano a ricordare quanto la “vocazione” sia importante.
Stavolta, però, non lo hanno fatto parlando di carenza dovuta alla “crisi di vocazioni” o raccontando di presunti colleghi che dialogano serratamente con gli angeli (VEDI articolo L’infermiere della mistica Natuzza: “Mi mandò a chiamare da un angelo perché non voleva telefonarmi”), bensì festeggiando gioiosamente l’anniversario delle suore infermiere dell’Addolorata (VEDI Valtellina News). Il problema è che, ancora una volta, alcuni concetti espressi rischiano di confondere non poco i cittadini circa la figura professionale dell’infermiere.
La notizia: ieri, 16 settembre, nella cappella delle Suore Infermiere dell’Addolorata presso l’Ospedale Valduce di Como, il vescovo, cardinale Oscar Cantoni, ha presieduto la Santa Messa, nella ricorrenza della Beata Vergine Addolorata e nel ricordo degli anniversari di consacrazione delle Suore. La Messa è stata trasmessa anche in streaming sul canale YouTube della “Basilica Cattedrale di Como.
E tra vari discorsi sulla inarrestabile vocazione all’aiuto delle suore infermiere, infatti, il vescovo ha spiegato: «La carità non ha orario, non conosce tempi liberi; perciò, è tipico di chi si è donato al Signore prendere iniziative di servizio a tutte le ore e in tutte le condizioni. I malati possono sempre contare sulla delicata vicinanza di queste persone perché il loro dono è a tempo pieno: non conosce condizioni né riserve».
Ed ecco che poi c’è chi, dagli infermieri, anche se non sono suore, si aspetta “iniziative di servizio a tutte le ore e in tutte le condizioni” e un impegno “a tempo pieno” che “non conosce condizioni né riserve”.
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