Arriva in P.S. e insulta l’infermiere di triage: “Pezzo di m…, voglio subito un medico!”


La situazione si svolse al pronto soccorso, dove un paziente, un 38enne di origine albanese, si presentò in stato di evidente agitazione e, dopo aver insultato l’infermiere del triage con frasi offensive, richiese di essere immediatamente visto da un medico. Il comportamento aggressivo e irrispettoso dell’uomo lo ha portato a processo davanti al giudice Jacopo Rocchi con le accuse di oltraggio, resistenza, minacce a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio.


L’episodio, risalente a cinque anni fa, ebbe luogo presso l’ospedale di Belcolle (Viterbo). Il paziente, coinvolto in un incidente stradale e in stato di forte ebbrezza, si presentò al pronto soccorso accompagnato da due amici, pretendendo un’assistenza medica immediata. Davanti al rifiuto di un’immediata visita, scagliò insulti all’infermiere: “Questo pezzo di m… non mi vuole fare visitare”.


L’infermiere, ascoltato in aula, ha raccontato (VEDI Tuscia Web) che l’uomo cercò di accedere direttamente alle sale visite, accusando il personale di voler ostacolare le cure. La situazione degenerò al punto che il vigilante fu costretto a chiamare la polizia. Due pattuglie intervennero rapidamente e, nel corso dell’intervento, il paziente aggredì verbalmente gli agenti e il personale sanitario, rifiutando le cure e minacciando tutti presenti.


Uno degli agenti ha testimoniato che, vista l’escalation della situazione, si rese necessario ammanettare l’uomo e condurlo in ufficio, dove continuò a minacciare e a dare in escandescenze, arrivando a promettere vendetta: “Vi aspetto fuori, vi metto sotto con la macchina”, e ancora Vi siete messi contro gli albanesi, sono affari vostri, vi troverò.


A causa dell’assenza di una testimone chiave, un’amica dell’imputato attualmente bloccata in Libano per via del conflitto in corso, l’udienza è stata rinviata a fine gennaio per ascoltare sia lei sia la dottoressa di turno, come richiesto dalla difesa, prima della pronuncia della sentenza.

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Alessio Biondino

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