Assistenza infermieristica durante cardioversione elettrica programmata

Dario Tobruk 03/08/18
L’assistenza infermieristica durante cardioversione elettrica programmata è competenza di personale esperto, generalmente del personale di reparti di UTIC, cardiologia o pronto soccorso. Scopriremo cosa è, a cosa serve e come si assiste il paziente durante una cardioversione elettrica.

Cosa è la cardioversione elettrica?

La cardioversione elettrica è una procedura medica in cui, attraverso un potente impulso elettrico (un defibrillatore) si tenta di ripristinare il ritmo sinusale (RS) in un paziente con una data aritmia non urgente e in qualche modo differibile poiché non incompatibile con la vita.

Aritmie pericolose come le fibrillazioni ventricolari (FV) invece necessitano di una defibrillazione d’emergenza (la differenza con la cardioversione elettrica è che il paziente è in pericolo di vita quando in FV, mentre non lo è quando si procede con la cardioversione).

Oltre a quella elettrica, c’è la cardioversione spontanea, in cui non vi è alcun intervento medico e la cardioversione farmacologica quando si ottiene il ritmo sinusale usando farmaci.

Classificazione delle aritmie

le aritmie che vengono trattate con una cardioversione elettrica sono la fibrillazione atriale e il flutter atriale.

Nei casi di fibrillazione ventricolare, come già detto, il trattamento è d’urgenza e il paziente va defibrillato immediatamente per non incombere in arresto cardiaco e morte.

La fibrillazione atriale

è un’aritmia benigna, una contrazione caotica e non efficace degli atri del cuore. In caso di media-bassa risposta ventricolare può essere ben tollerata dal paziente che appunto si accorge della propria aritmia solo durante visite mediche occasionali.

Mentre, in caso di alta risposta ventricolare (o alta frequenza) il paziente avverte tutta una serie di sintomi che lo portano a presentarsi presso il proprio medico curante o al pronto soccorso: cardiopalmo, edemi declivi, astenia, dispnea, episodi sincopali e lipotimie.

Forme nella fibrillazione atriale:

  • passa spontaneamente nella forma parossistica
  • persistente se non regredisce spontaneamente
  • cronica se non cardiovertibile.

Flutter atriale

la parete atriale è percorsa da un andamento ondulante e ritmico che comporta nell’osservazione dell’ecg un aspetto a “dente di sega”. Flutter atriale ad alta frequenza possono comportare sintomatologie importanti come la sincope.

Eziologia della fibrillazione atriale

  • Cause cardiologiche: cardiomiopatie, cardiopatie ischemiche, valvulopatie
  • Cause extracardiologiche: Malattia tiroidea, etilismo, sovreccitazioni vagali

Fattori scatenanti la fibrillazione atriale

  • abuso di sostanze eccitanti: energy drink, caffè, the, fumo, droghe
  • pasti abbondanti
  • alterazione degli elettroliti plasmatici

Leggi anche: Procedura per il corretto posizionamento degli elettrodi ECG

Assistenza infermieristica durante cardioversione elettrica programmata

Prima della cardioversione elettrica programmata

  • Se possibile accertare che la fibrillazione atriale è sopraggiunta entro le 48h, la cardioversione elettrica potrebbe essere eseguita senza la necessità di terapia anticoagulante, mentre in caso contrario prima della cardioversione sarà necessario un periodo più o meno lungo di TAO (ed un ecotransesofageo) per poter essere certi dell’assenza in auricola e nelle camere cardiache di formazioni trombotiche.
  • In seguito appurare la presenza di esami ematici recenti (sopratutto INR).

Una guida per il monitoraggio in Area Critica?

Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | 2015 Maggioli Editore

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Il giorno del ricovero

  • Accompagnato il paziente nella stanza di degenza, raccogliere i dati del paziente per la compilazione della cartella infermieristica secondo i propri protocolli.
  • Rilevare i parametri vitali.
  • Applicare un catetere venoso periferico (un 18G ad esempio) ed eseguire i prelievi ematici prescritti (oltre a INR spesso richiesti anche elettroliti, creatinina, emocromo).
  • Verificare che il range dell’INR sia superiore a 2.
  • Eseguire un ECG: controllare la persistenza della fibrillazione atriale (a volta capita che il paziente ritorni spontaneamente in ritmo sinusale) e mostrare al medico che valuterà ecg e valori di INR. In caso di RS ovviamente non si prosegue a cardioversione elettrica programmata.
  • Cardiologo e infermiere, informato il paziente sulla necessità di proseguire a cardioversione elettrica programmata e delle modalità di sedazione, lo invitano ad esprimere il suo consenso firmando gli appositi moduli. Se non lo avesse ancora fatto.
  • Eseguire tricotomia del torace se necessario.
  • Verificare che il paziente sia a digiuno da almeno 12 ore.
  • Verificare che il paziente abbia accettato la procedura e firmato i relativi consensi informati.

Appena prima della cardioversione elettrica programmata

  • verificare il buon funzionamento del defibrillatore e la presenza di tutti i dispositivi di emergenza che possano essere necessari in caso di urgenza: Guedell, Va e vieni, farmaci, dispositivi per la respirazione e materiale per intubazione, ecc…
  • Posizionare il paziente sul letto, rimuovere vestiti, protesi, eventuali cerotti transdermici (isolano elettricamente) e monili vari.
  • Verificare funzionamento del CVP.
  • Monitorare il paziente: monitoraggio elettrocardiaco, pressione arteriosa, saturazione
  • Rilevare PV e documentare.

Durante la cardioversione con il defibrillatore

  • rimuovere temporaneamente il saturimetro che verrà riposizionato a fine shock.
  • l’anestesista seda il paziente e lo ventila manualmente mentre il cardiologo scarica con le piastre il paziente.
  • Il cardiologo può eseguire fino a tre scariche in joule crescenti prima di considerare la cardioversione inefficace ovvero se non dovesse rientrare in ritmo sinusale.
  • Stampare un ecg a 12 derivazioni.
  • In ogni caso (sia in RS sia in FA) rilevare costantemente i parametri vitali. Aspettarsi in seguito alla sedazione una PA bassa e una bassa saturazione dell’ossigeno (se previsto nei protocolli della propria azienda posizionare O2T o chiedere al medico) e monitorare il paziente nella fase post-sedazione verificando la ripresa di coscienza ed effettuando un breve esame obiettivo neurologico per escludere esiti negativi.
  • Verificare l’assenza di possibili complicanze (emboliche, rientro in fibrillazione atriale o bradi/tachiaritmie).
  • Ripreso coscienza il paziente dovrà mantenere il digiuno per almeno altre tre ore e rimanere a riposo a letto per 5 ore almeno prima di alzarsi, sempre monitorato.
  • Ripristinare il materiale e i farmaci utilizzati.
  • Documentare tutto nella cartella infermieristica.

L’assistenza infermieristica durante la cardioversione elettrica programmata non è da sottovalutare e per l’appunto si presenta complessa e impegnativa per le numerose complicanze che possono attendere l’infermiere e il medico.

Quindi è bene mantenere sotto monitoraggio il paziente e lavorare d’equipe insieme a medico cardiologo e anestesista al fine di prestare un’assistenza di qualità. Prestare un’assistenza di qualità a prescindere dal fatto che il paziente sia rientrato in ritmo sinusale o meno, fatto meno raro di quello che si pensi, e che destinerà il paziente ad una diagnosi di fibrillazione atriale cronica. In seguito indirizzato ad una terapia farmacologica scoagulante.

 Fonti e approfondimenti

  • http://www.aritmologia.eu/cardioversione-della-fibrillazione-atriale/
  • http://www.ablazione.org/terapie/cardioversione-elettrica/
  • protocolli aziendali di varie aziende sanitarie recuperati in Internet

Dario Tobruk

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